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Ilie Năstase alias tennis, genio e sregolatezza

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Ilie Năstase alias tennis, genio e sregolatezza. Il docu-film “Nasty – More Than Just Tennis” che uscirà nelle sale il 18 novembre racconta la storia di uno dei più grandi talenti del tennis mondiale. Ilie Năstase, rumeno di Bucarest, settantasette primavere. Oggi residente a New York, è stato un tennista spettacolare. Un maestro della racchetta di altri tempi. Tempi che vedevano meno fisicità sui campi in terra battuta. Gli anni Settanta, un’epoca che per gli appassionati dei courts significava incantarsi a vedere magici tocchi con palline che facevano viaggiare letteralmente l’emozione di uno sport di gran classe.

“Nasty – More than just tennis”La locandina del film

I numeri di Năstase, il primo numero 1 dalla nascita della ATP

Vincitore degli US Open e del Roland Garros, numero 1 del ranking mondiale del tennis Ilie Năstase a dodici anni inizia una lunga ed emozionante carriera. Dal 1970 al 1985, ovvero in quindici anni, il talentuoso tennista ha messo insieme cinquantasette titoli di singolare. Ma non solo. Nel palmares di Ilie anche cinquantuno titoli di doppio. Alla voce Năstase anche due prove del Grande Slam, quattro edizioni del Master (1971, 1972, 1973 e 1975) e due Internazionali d’Italia. Il suo nome risulta al primo posto nella classifica ATP nel 1973. Ilie Năstase è stato il primo tennista europeo a superare quota un milione di dollari in fatto di vincite. La sua “cassaforte” ha registrato un totale di oltre due milioni di dollari come frutto di premi (esattamente 2.076.761 dollari). Estroso e irregolare ha rappresentato una delle più forti coppie mondiali di doppio negli anni Settanta insieme al connazionale Ion Țiriac. Da doppista è passato alla storia anche in tandem con Jimmy Connors. Personaggio a tutto tondo, anarchico, la disciplina di atleta in eterno conflitto con la sua vita privata.

Il ritiro da uomo di sport ma non da persona “da copertina”

Una seconda giovinezza da politico. Eletto al parlamento romeno (1995), ma candidato sindaco non eletto della sua Bucarest. Terza vita da scrittore. Nel 1986 porta la sua firma il romanzo poliziesco “Tie-Break” (Killer in campo), ambientato, come prevedibile, nel mondo del tennis. Il romanzo di Năstase è stato pubblicato in Italia l’anno successivo nella collana il “Giallo Mondadori”. Ora a dare la quarta (fino alle sette dei gatti c’è ancora tempo) un docu-film a lui dedicato. Per la “rockstar del tennis” il docu-film “Nasty – More Than Just Tennis” sarà anche un modo per continuare il mito di un personaggio unico.

Ilie il tuttocampista più enigmatico di un rebus

L’uscita forzata di tutti e due gli atleti da un campo di tennis non è mai più accaduta nella storia. Il film diretto da Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu, Tudor D. Popescu è anche un’ottima sintesi di Nastase “testa e croce”, “Dr. Jekyll and Mr. Hyde”. Un ribelle, un tennista fuori dalle righe, quasi profanatore della liturgia di tale disciplina sportiva, amato e osannato invece dal pubblico.

Il Che Guevara dei tennisti

Un rivoluzionario dello sport impugnando una racchetta, indossando scarpette e pantaloncini. Le testimonianze del film sono un malinconico viaggio in un tennis, che, forse, ahinoi, mai più si rivivrà. Bjorn Borg, Rafael Nadal, Yannick Noah, Billie Jean King, un piccolo “antipasto” dei big del tennis.

I suoi rimpianti? “Non ne ho ero il più forte del mondo

Guascone ancora oggi in età adulta. Ma in realtà si porterà sempre il rimpianto di non aver immortalato nella sua biografia nessuna vittoria a Wimbledon. “Ho giocato per la prima volta sull’erba a ventitré anni, gli americani e gli australiani invece ci nascevano sopra”. La spavalderia unita all’amor proprio e all’orgoglio per ciò che si è fatto. Doppista perfetto secondo i suoi colleghi australiani; vanta nella sua carriera il traguardo di aver giocato in un torneo nello stesso giorno le finali di singolo, di doppio e di doppio misto. “Mi sono divertito anche se ero morto”. Il suo romanzo dei ricordi.

Una vita di scherzi e quello perfetto a Panatta

Năstase in coppia con Connors, il primo carnefice, il secondo vittima di scherzi. Coppia che si completa, con il secondo serio, il primo burlone. E Năstase che fa impazzire Jimmy con i suoi scherzi. E ancora. Roland Garros, 1977, quarti di finale, doppio, Năstase e Tiriac contro Panatta e Bertolucci. Ilie per cinquecento franchi chiede al cuoco del torneo di procurargli un gatto nero. Cambio campo. Il gatto esce dalla sacca. Panatta superstizioso come solo gli italiani sanno essere, reagisce male, lo insulta e perde la concentrazione. 6-2, 6-4 per il duo guidato da Ilie. Il tennista romano beffato da quello romeno.

La sceneggiata del 5 aprile 1975

Tucson, Arizona, semifinale dell’American Airlines Tennis Games. Va in onda la “sceneggiata”. Non è Mario Merola che va negli States. É Ilie Năstase che veste i panni del grande attore. Ken Rosewall vs Ilie Nastase. Match nettamente a favore del primo, natali australiani. 6-3 5-4. Rosewall ha quarantuno anni, Nastase, ventinove. Tutto sembra già scritto. Poi a calcare le tavole del palcoscenico sale “Nasty”. Fa la vittima, protesta per essere stato sfavorito su alcune chiamate. Il giudice di linea prima gli chiama fallo contro, poi, poco dopo, giudica buona la palla dell’avversario. “Non voglio più giocare” sbotta Nastase. E la recita continua. Asciugamano in mano, il rifiuto di continuare. Rosewall rimane calmo e non chiede il forfait dell’avversario. Una decisione sbagliata con il senno di poi; avrebbe avuto ragione e partita vinta. E invece niente. La recita di Nastase continua. Provano a convincerlo, alla fine ci riescono.

Il secondo tempo dello spettacolo

E inizia un’altra partita. Rosewall perde tre punti di fila, è palesemente deconcentrato. Poi perde un set, il secondo, che sembrava già vinto sul 5-4 e invece termina clamorosamente 5-7. Il terzo, inutile dirlo, un netto 6-2 pro Nastase. Un ribaltone incredibile. Il nervoso che perde le staffe, in realtà le fa perdere al rivale, che lo stava asfaltando, come si direbbe oggi. Sono altri tempi. Ilie vince, ma riconosce di essersi comportato male. E addirittura (chissà se era il secondo tempo della sua performance teatrale…) confessa che l’unico che rispetta nel circuito è proprio Rosewall. Fatto sta che la storia sportiva si fa con i risultati. E quel match se lo portò a casa Ilie Năstase, il “Nasty” che tra palco e realtà, come canta Ligabue, era sotto i riflettori.

Năstase Ilie, l’uomo che si toglie la scarpa

Protagonista di un tennis perduto. Romanzo puro. Un altro aneddoto lo ha regalato agli annali quel Maestro assoluto del giornalismo tennistico, Gianni Clerici, che ha raccontato alla figlia, tra i tanti episodi, quello di Eastbourne. Un giudice di linea chiama un fallo di piede a Năstase. Ilie sembra che si tolga la scarpa. Posata sulla linea di fondo, esattamente dove, secondo lui, era stato il suo piede al momento della battuta. Provocazione al giudice, al quale davanti a tutti chiede spiegazioni. Un attore consumato che sa mandare in estasi il suo pubblico, sprofondato nelle poltroncine del miglior teatro.

La puntata più recente del podcast dedicato al tennis

Oggi tra Sinner e Djokovic ma anche Alcaraz

Il tennis di oggi è Sinner, ma per Nastase, come recentemente raccontato, Alcaraz e Djokovic sono ancora avanti, anche se indietro nel ranking Atp. A proposito di classifica Atp, il suo titolo di primo (1973) è anche il primo da quando la “graduatoria” è computerizzata. Nastase il primo, ventisette “colleghi” dopo di lui. E in mezzo tanto, tanto talento. Un tennis più genuino, come ha ricordato in varie occasioni lo stesso Ilie. La nostalgia di uno sport più puro, mentre oggi pare troppo robotizzato.

“Con queste racchette avrei vinto dieci volte di più”

Un tempo Nastase, come Panatta, come Mc Enroe, significava indisciplina, sregolatezza, ma poesia sul campo, ogni “artista” diverso dall’altro. E poi meno professionisti e più amici. Botte in senso figurato in campo, ma a cena insieme, rivali separati dalla rete ma uniti dalla buona tavola. E il desiderio che non potrà mai realizzarsi: capire se i big del tennis degli anni Settanta erano più forti di quelli di oggi o viceversa.

L’epoca dei migliori è declinata al passato o al presente? Tennista irregolare contro atleta perfetto. Interrogativi senza risposta. Ma una notizia certa e inequivocabile, “Nasty”, il “cattivo” (per la sua lingua libera) alla storia è passato sicuramente. Senza rinunciare ad essere sé stesso. Tennista e uomo. Una persona senza compromessi. Campione e “felice pensionato”.

Marco Milano

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