Il termine rinascimento deriva dal calco del termine francese renaissance ed esprime un senso di freschezza, novità e ripartenza. Dal punto di vista storico indica il rinnovamento culturale avvenuto in Italia e in Europa e, appunto, la rinascita della cultura europea dopo il periodo buio del medioevo. Dal latino medius, di mezzo, e aevum,età, la parola medioevo rappresenta, invece, un periodo intermedio e di passaggio. Lasciando stare, però, l’origine etimologica dei termini e il loro significato, le due parole cadono a pennello per descrivere il momento attuale del tennis italiano. Il 2019, infatti, sembra finalmente essere l’anno della rinascita per il tennis azzurro, dopo un lunghissimo medioevo. Un periodo di mezzo lungo più di quarant’anni, per carità anche con qualche buon risultato, ma troppo poco per un paese come l’Italia. Una delle nazioni in cui il tennis incomincia ad essere praticato a fine Ottocento, con il primo campo da gioco costruito a Bordighera nel 1878, e che possiede uno dei musei più importanti di questo sport in Piemonte, con oltre 700 racchette esposte. Dal 1976, anno della conquista della Coppa Davis, fino a due anni fa il tennis italiano ha raccolto davvero poco, soprattutto, se rapportato con i grandissimi risultati ottenuti dai portacolori azzurri durante la cosiddetta età d’oro, quella dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta del Novecento. Il periodo aperto da Nicola Pietrangeli, con i suoi 66 titoli in singolare, e proseguito dai protagonisti dell’era open, dal 1968 in poi. Protagonisti come Adriano Panatta, n.4 al mondo e dieci titoli in carriera, Corrado Barazzutti, n.7 al mondo e cinque titoli in carriera, e Paolo Bertolucci, n.12 al mondo e sei titoli conquistati. Il tutto culminato con la vittoria della Coppa Davis nel 1976, in finale sul Cile, conquistata proprio da Panatta, Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e capitanati, guarda a caso, da Nicola Pietrangeli.
Fortunatamente, già con alcuni risultati del 2018 ma soprattutto con quelli del 2019, il medioevo per l’Italia del tennis sembra stia finendo in favore dell’inizio di una nuova rinascita. Come accadde nel rinascimento in cui si cercò di rinnovare la cultura europea partendo dal recupero di quella classica e degli antichi, così accade oggi nel tennis italiano con giocatori che in un certo senso ci ricordano per qualità, rendimento e risultati quelli dell’età d’oro, quasi potremmo chiamarla l’età classica del tennis italiano. Diciamo tutto ciò non perché è affascinante fare un paragone con i tempi passati, ma perché ci sono dati e statistiche che dimostrano quanto negli ultimi due anni il livello del tennis italiano al maschile sia aumentato. Prima di analizzare il 2019, partiamo dal 2018 e subito è possibile segnalare che ben 7 finali di tornei a livello ATP hanno visto protagonisti tennisti azzurri. Ben sei sono state le vittorie, cosa che non accadeva dal 1977. Poi sorprendenti sono i risultati negli slam con due azzurri in ottavi in due diversi slam( Melbourne e Parigi), prima volta che accade nell’ora Open, e dopo 45 anni abbiamo a fine stagione due azzurri tra i primi 20 al mondo, Cecchinato e Fognini. Già questi numeri fanno ben sperare ma, come direbbe Ligabue in una sua celebre canzone, il meglio deve ancora venire.
Arriviamo infatti al 2019, anno simbolo della rinascita del tennis azzurro, in cui i record si sgretolano a dismisura. I tre grandi protagonisti di questa strepitosa annata azzurra al maschile principalmente sono 3 e rappresentano un po’ il presente e il futuro del tennis italiano: Fabio Fognini, Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Di grandi protagonisti italiani, in realtà, ce ne sarebbero molti altri, ma questi tre per vari motivi sono le colonne portanti del rinascimento tennistico azzurro. Partiamo dal più esperto Fabio Fognini capace di vincere il suo primo Masters Mille in carriera sulla terra rossa di Montecarlo, cosa che non accadeva dai tempi di Adriano Panatta. Ma non è finita qui, infatti, il tennista ligure è stato capace di raggiungere la posizione n.9 del ranking ATP a Luglio, suo best ranking e terza posizione più alta raggiunta da un italiano dopo Panatta e Barazzutti. Questi risultati sembravano oro colato per il tennis Italiano, ma c’è stato qualcuno, ovvero Matteo Berrettini, che è stato capace di fare ancor meglio. Il tennista romano, infatti, è partito ad inizio stagione alla posizione n.51 e chiuderà la stagione tra i primi 10 al mondo. Una vera e proprio scalata frutto delle vittorie ai tornei di Budapest e Stoccarda, della finale a quello di Monaco di Baviera, della semifinale al torneo di Vienna e della semifinale al Masters Mille di Shanghai. Fino ad arrivare a quelli più prestigiosi negli slam, ovvero gli ottavi di finale a Wimbledon ( quinto italiano nella storia a raggiungerli, ma il più giovane nella storia del tennis italiano) e la semifinale agli Us Open a New York, secondo italiano nella storia 42 anni dopo Corrado Barazzutti. Risultati straordinari, dunque, che sono diventati ancor più straordinari con la qualificazione alle ATP Finals di Londra, ovvero il torneo che vede affrontarsi i migliori 8 giocatori al mondo. Evento davvero raro per il tennis italiano, infatti, ci riuscirono solo Adriano Panatta nel 1975 a Stoccolma e Corrado Barazzutti nel 1978 in quel di New York. Se i tennisti appena citati rappresentano il presente, seppur Berrettini abbia solo 23 anni, il futuro sembra assolutamente esser florido per l’Italia. Jannik Sinner è il simbolo di questo sguardo al futuro, infatti, il tennista italiano classe 2001 ha raggiunto dei risultati davvero inaspettati per un giovane come lui. A 18 anni e due mesi è stato il primo 2001 al mondo a raggiungere una semifinale in un torneo Atp, al torneo di Anversa entrando con una wild card e battendo il n. 13 al mondo Monfils. Inoltre, il nativo di San Candido ha vinto anche il suo primo match in un Masters Mille a Roma e ha conquistato ben 2 tornei Challenge ( il più giovane italiano a riuscirci). Jannik, grazie a questi fantastici risultati, chiuderà la stagione tra i primi 100 al mondo e alla sua età furono capaci di fare ciò solo tennisti del calibro di Nadal, Hewitt, Djokovic, Kyrgios e pochi altri. Ma, come detto in precedenza, queste non sono le uniche note positive di questa stagione tennistica, basti pensare che l’Italia può vantare ben otto tennisti tra i primi 100 e ben 15 tra i primi 200 al mondo.
Ma la stagione azzurra potrebbe migliorare ancor di più con la Coppa Davis alle porte e ancora tutta da giocare. Con una squadra così sognare non è assolutamente vietato, fino a dove solo il campo ce lo dirà ma di sicuro ci sarà da divertirsi. Insomma il rinascimento tennistico azzurro è appena iniziato e speriamo possa durare il più a lungo possibile, per evitare un altro lungo e noioso medioevo.
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