Arti marziali

Il Judo: una filosofia di vita applicata al mondo dello sport

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Che cos’è uno sport? Da cosa nasce? Come si sviluppa? Al giorno d’oggi lo sport è parte integrante della società e in particolar modo dell’economia (che ne gira attorno), ma risulta difficile darne una definizione appropriata, anche perché ogni disciplina ha la sua storia e le sue regole: come possiamo quindi rispondere alle domande sopra elencate?

La questione è semplice: lo sport in sé non può essere semplicemente descritto come un’insieme di attività piuttosto che come un’indubbia fonte di guadagno per sponsor, banche o associazioni, perché spesso la sua definizione sta in ciò che esso rappresenta per la gente, le emozioni che trasmette e soprattutto i valori che lascia altruisticamente agli appassionati. Lo sport è uno strumento sociale, che, se interpretato nel modo giusto, porta a cambiare mentalità e a migliorare anche il nostro modo di vedere noi stessi e gli altri, influendo sullo spirito ed essendo ispirante.

Ecco, secondo me il Judo racchiude al massimo i tratti di questa definizione: si tratta di un’arte marziale giapponese, che, come per la maggior parte delle discipline orientali, ha origini antichissime (sebbene sia stata codificata sul finire dell’800′) ma nonostante questo conserva ancora le sue tradizioni e soprattutto i suoi significati. Non mi soffermerò tanto sulla storia o sulla parte tecnica, quanto su quelli che sono gli scopi e gli ideali che il Judo vuole trasmettere.

Innanzitutto occorre precisare che il Judo nasce da una necessità di difesa prima che di attacco, e già questo lascia intendere la sua natura pura e contraria ad ogni utilizzo improprio della violenza. Non è facile di questi tempi cogliere al meglio questo messaggio, soprattutto perché oramai gli sport in generale, ma in special modo quelli di lotta e arti marziali, sono praticati e osservati maggiormente dal punto di vista tecnico e della prestazione piuttosto che da quello comportamentale ed “educativo”: in questo modo vengono tralasciati e persi di vista quindi quelli che, almeno, dovrebbero essere il reale scopo e il giusto spirito con cui affrontare una gara.

Esatto, perché nel Judo che aveva in mente il fondatore Jigoro Kano, alla base del mero combattimento doveva esserci la consapevolezza del proprio fine e della propria forza e soprattutto quello spirito di cui ogni ‘judoka’ dovrebbe disporre, che porta a contenersi e a non lasciarsi sopraffare dall’avversario: lo spirito della cedevolezza.

Cedevolezza. Con questo termine viene indicato il principio che è alla base del Judo e della sua definizione (Judo significa infatti “via della cedevolezza/flessibilità”), e per questo ne racchiude l’essenza: infatti la lezione principale che il Judo insegna è quella che non occorre opporsi a una forza poiché paradossalmente è meglio cedere ad essa, sebbene non in modo passivo ma cercando di riutilizzarla a proprio favore traendone un vantaggio, sempre nel rispetto dell’avversario. È grazie a questo principio che per i maestri judoka “il debole può battere il forte”: ciò che in apparenza è più forte, infatti, può diventare debole se si riesce a ritorcergli contro la sua stessa veemenza, di modo che lui subisca una forza che esso stesso ha generato. Questo aspetto, rispecchia chiaramente l’influenza del Taoismo su questa disciplina e sulla cultura giapponese in generale, richiamando i principi dello yin e yang per cui il bianco (debole) e il nero (forte) si trasformano l’uno nell’altro attraverso un continuo flusso di trasformazione della realtà che porta ogni cosa a diventare il suo opposto.

Ma il Judo insegna anche ad affrontare la vita: perché così come durante un combattimento il judoka è chiamato a conservare e fare buon uso delle energie senza sprecarle per poi riutilizzarle in modo efficace e con intelligenza nei momenti critici, così nel corso della vita l’uomo deve saper scegliere e capire le situazioni che gli si presentano senza però mai lasciarsi prendere la mano o ‘trasportare’ ma rimanendo sempre lucido e pronto ad affrontare il futuro andando oltre le avversità.

Per raggiungere questa capacità “di oculatezza” , occorre un allenamento mirato a uno sviluppo sì fisico oltre che mentale, ma soprattutto morale. L’educazione morale rappresenta, come detto sopra, le fondamenta solidissime di una disciplina che vuole dare consigli e insegnamenti più all’uomo che all’atleta in sé, ed è definita dalle emozioni. Perché dobbiamo essere in grado di distinguere intellettualmente il bene dal male (ciò che è giusto e ciò che è sbagliato) ma anche e soprattutto emotivamente, e per farlo occorre proprio questa istruzione, così da abituarsi a saper riconoscere e scegliere il positivo dal negativo allenando anche la propria forza di volontà.

In conclusione, il Judo è molto di più di uno sport. È uno stile di vita e un modo di vedere le cose, basato su integrità e intelletto, che per certi versi eleva. Ma chiaramente ognuno è libero di credere o meno a tutto questo, si tratta di fare delle scelte e credere in qualcosa. Il gioco sta tutto lì.

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Leonardo Parigi
Nella mia vita ho praticato e seguito svariati sport e tutti mi hanno lasciato qualcosa, in cima alla lista il tennis e il calcio. Per passione ne scrivo.

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