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Velodromi, i templi del ciclismo olimpico: guida al ciclismo su pista

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Il ciclismo su pista è una disciplina sportiva che nasce in concomitanza con il diffondersi della bicicletta: si tratta di competizioni ciclistiche che si svolgono in arene dedicate, chiamate velodromi, all’aperto o al chiuso.

Il primo velodromo venne costruito nel 1877, nel Preston Park, a Brighton e, negli anni seguenti, tutta l’Europa e il Nord America si punteggiarono di velodromi: in Italia il primo fu il velodromo Umberto I costruito nel 1895 a Torino. Agli albori del ciclismo, infatti, la disciplina della pista era molto più seguita rispetto alla strada: solo nel corso del novecento le competizioni su strada guadagnarono in popolarità a spese degli eventi su pista. Non stupisce quindi che il ciclismo su pista sia stato inserito nel programma dei giochi olimpici dell’era moderna fin dalla prima edizione nel 1896 ad Atene. La bicicletta si era da poco diffusa nel mondo industrializzato e, in un’epoca di forti spinte tecnologiche, sarà risultato naturale inserire il nuovo mezzo nel progetto di ricostituzione delle antiche olimpiadi greche in chiave moderna.

Immagine storica del velodromo di Brighton al Preston Park     © The Post

La pista dei velodromi che ospitano le competizioni mondiali è un ovale della lunghezza di 250 metri; essa viene misurata sulla linea detta corda: una linea nera, posta a 20 centimetri dal margine interno della pista. Più internamente rispetto all’ovale è prevista la fascia di riposo: talvolta evidenziata in azzurro, tale zona interna non può essere percorsa dagli atleti durante la competizione. A 85 centimetri dalla zona di riposo è invece riportata una linea rossa che delimita la “traiettoria ideale”: un corridore che si trova entro la riga rossa non può essere superato internamente ma solo dall’esterno. E’ prevista infine una riga celeste a circa un terzo della pista dal margine interno: si tratta della linea degli “Stayer”, essa delimita lo spazio di azione dei ciclisti in particolari competizioni. Date le alte velocità dei corridori, in alcune competizioni possono superare gli 80 km/h, e il corto raggio di curvatura delle paraboliche dell’anello, l’ovale è inclinato verso l’interno per evitare che, per effetto dell’inerzia, gli atleti escano di pista lungo la tangente.

velodromo olimpico
©Acitve.com

La bicicletta utilizzata nelle competizioni in pista presenta alcune differenze macroscopiche rispetto a quella utilizzata per la strada. In primo luogo si tratta di biciclette a scatto fisso, questo significa che il movimento del pedale è vincolato al movimento della ruota: in sostanza la ruota non gira se non gira il pedale. Questa importante differenza comporta la seconda, forse la più evidente ad un primo confronto: la bicicletta da pista è priva di freni, il movimento della ruota è infatti regolato, sia in accelerazione sia in decelerazione, da quello del pedale. Altra importante differenza, la bicicletta da pista non ha il cambio e quindi il rapporto viene scelto dall’atleta prima dell’inizio della gara, in base alla tipologia di competizione. Vi sono infine altre discrepanze legate alla forma della bicicletta e all’utilizzo delle ruote lenticolari o a razze: esse sono legate all’aerodinamica, alla rigidezza della bicicletta, sottoposta a stress differenti rispetto alla strada, e ovviamente al fatto che nei velodromi al chiuso si possono ignorare gli aspetti meteorologici.

biciclette da pista ©Rialbike

Come accennato inizialmente la pista ha avuto grande fama agli albori del ciclismo, ma anche nella prima metà del novecento, soprattutto nelle nazioni, come Inghilterra e Stati Uniti, dove il ciclismo su strada non ha conosciuto una grande diffusione. Successivamente l’interesse per questa disciplina è andato scemando: negli ultimi anni eventi molto suggestivi, come le sei giorni, dove per sei giorni di fila gli atleti si affrontano su differenti competizioni soggiornando di fatto all’interno del velodromo stesso, vengono poco seguiti dal pubblico. Anche in Italia il movimento ha attraversato un periodo difficile, riuscendo comunque a cogliere un risultato importante, come l’oro olimpico con Elia Viviani nell’Omnium a Rio 2016.

L’olimpiade presenta ancora un importante programma di gare in pista. Nel corso degli anni le competizioni sono state modificate e alcune gare molto in voga inizialmente, come massacranti prove della durata di centinaia di chilometri, non vengono più proposte. Per i giochi della XXXII olimpiade il C.I.O. ha previsto sei competizioni in pista:

  • Inseguimento squadre
  •  Velocità
  • Velocità squadre
  • Keirin
  • Madison
  • Omnium

Immagine in evidenza: competizione internazionale su pista   © Cicloweb

Riccardo Avigo

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