“Amarcord” nasce con l’intenzione di riportare alla luce eventi, atleti, squadre e personaggi che hanno segnato la storia dello sport. Dai più noti a quelli meno conosciuti, uno sguardo all’indietro per ampliare la cultura sportiva anche di chi non ha potuto viverli in prima persona.
Quante volte vi è capitato di gustarvi una bella corsa in diretta e di captare dei cognomi ricorrenti? Naturalmente scommettiamo che vi sia capitato in migliaia di occasioni. Ebbene sì, come si può immaginare il ciclismo è saturo di nuclei familiari storici e di cognomi talmente ricorrenti da divenire dei veri e propri macigni per chi li deve onorare. Dai Moser ai Gavazzi, dai Planckaert ai van der Poel, dai Martinelli ai Ganna, di cognomi ricorrenti e di peso di certo non ne mancano. Ecco perché abbiamo deciso di dar vita alla serie “Le grandi dinastie ciclistiche”. Diverse puntate che vi porteranno alla scoperta “dell’onomastica ciclistica”.
In questo nostro primo approfondimento voleremo direttamente nel regno del ciclismo, vale a dire nelle lussureggianti e romantiche Fiandre alla scoperta di un nucleo familiare dai risultati impressionanti.
Due Giri delle Fiandre, una Parigi-Roubaix, un’Amstel Gold Race, cinque tappe al Giro d’Italia, tre tappe al Tour, dieci alla Vuelta e per finire ben 2 maglie verdi al Tour. Ecco questi sono alcuni degli impressionanti numeri della grande e vera famiglia del ciclismo Fiammingo: i Planckaert delle Fiandre orientali.
La famiglia di Nevele (Fiandre Orientali ndr) giunse al grande ciclismo grazie al Primogenito e maggiore di cinque figli: Willy Planckaert. Il fiammingo giunse nel ciclismo dei grandi nel 1965, proprio nell’anno dell’ effettiva esplosione dei due giovani più promettenti di quegli anni: il “compaesano” Eddy Merckx e il lombardo Felice Gimondi, due nomi ricorrenti nell’allora giovane vita di Willy. L’anno precedente al suo approdo al professionismo Willy, Eddy e Felice si contesero il titolo di Campione del mondo nella categoria dilettanti in quel di Sallanches. Fu un Mondiale alquanto soft rispetto soprattutto all’arcinota edizione del 1980. Il Mondiale di Sallanches venne naturalmente stravinto da quel giovine ragazzo che passerà alla storia sotto l’epiteto di cannibale, ma al contempo vide un ottimo secondo posto per il buon Planckaert, il quale di impeto riuscì a battere in volata i più quotati Petterson e Gimondi.
Archiviata l’esperienza mondiale, i primi tre anni da professionista si rivelarono i più saturi di soddisfazioni per il belga: due tappe al Tour condite da una maglia verde e due successi al Giro gli fecero affibbiare la nomea di gran velocista.
Complice la presenza di campioni polivalenti e di grandissimi velocisti, la carriera del capostipite della famiglia Planckaert si trasformò in un lento e inesorabile declino che lo portò ben presto a compiere una vera e propria mutazione in gregario, sebbene a fine carriera poté vantare ben 85 successi fra criterium e corse su strada.
La carriera di Willy Planckaert stentò realmente a decollare, seppure egli rimase nel grande carrozzone del professionismo fino alla veneranda età di trentasette anni.
Al termine della propria lunga carriera la ruota veloce dichiarerà di aver aperto le porte ad una dinastia ma allo stesso tempo di essere deluso dalle sorti infauste della propria lunga carriera.
A questo punto vi starete chiedendo perché un ex prof da 85 vittorie si sarebbe dovuto esprimere in questi termini. Ebbene solamente cinque stagioni dopo il proprio debutto fra i professionisti giunse nel grande “carrozzone” il terzo genito della famiglia Planckaert: il giovane Walter.
L’allora giovane Walter nacque 4 anni e 3 giorni dopo il fratello maggiore e come detto in precedenza ripercorse le orme di quest’ultimo giungendo nel team Geens – Watneys, vale a dire nell’allora squadra del fratello maggiore. In quel bel clima familiare il nuovo velocista della famiglia Planckaert si specializzò nel corse sul pavè e ben presto cominciò a raccogliere risultati pesanti: un’Amstel nel 1972 e un Giro delle Fiandre nel 1976, vittorie intervallate da ben altri 32 successi fra le il calendario belga e le principali brevi corse a tappe del calendario internazionale, fra le quali tappe alla Tirreno e al Criterium du Dauphine.
A distanza di cinque anni dal ritiro del fratello Willy, anche Walter Planckaert appese la bici al chiodo rispettando così quel disavanzo di cinque stagioni che caratterizzo anche il proprio debutto fra i grandi.
A differenza del capostipite della famiglia “ciclistica” dei Planckaert, Walter è a tutt’ora attivo nel mondo del ciclismo come Direttore sportivo dapprima in team della massima categoria, come il team Lotto, e d’oggi presso la Sport Vlaanderen, il team responsabile del lancio dei vari Bakelants, Vanmarcke e Theuns fra gli altri.
Non vi è due senza tre direbbero i più. Non vi è una grande dinastia di sportivi senza un vero fuoriclasse annuncerebbero gli esperti. Dopotutto la storia della famiglia Planckaert appare abbastanza chiara e il terzo è realmente quello giusto. In questo caso il terzo componente della famigliola fiamminga a sedersi nella tavola del grande ciclismo fu Eddy.
Eddy Planckaert nacque nel 1958 e giunse fra i professionisti nel 1980, così da rimarcare il costante legame della famiglia con gli anni a piè e a capo di ogni lustro, all’età di soli ventidue anni. Chissà cosa gli avranno detto in gruppo quando il buon Eddy si presentò con un nome così pesante? A soli due anni dal ritiro del Cannibale non sarà assolutamente stato facile solcare le strade belghe con un nome così altamente profetico e di per sé romantico.
Ebbene il nome del terzo componente della dinastia dei Planckaert, ben presto si trasformò da peso a vera e propria consacrazione. Nella sola prima stagione da professionista, nella medesima squadra dei due fratelli maggiori, Eddy Planckaert conquistò la prima vittoria fra i grandi, scrollandosi di dosso bene presto la nomea di “fratellino”.
Il fratellino naturalmente godendo delle gesta dei due maggiori non poté che ripercorrere le loro strade e per questo fin da piccino dimostrò una certa propensione per gli arrivi in volata. Ciò gli consentì di portare a casa nei propri undici anni di professionismo ben più di un centinaio di vittorie fra corse su strada e criterium condite da un Giro delle Fiandre nel 1988 e da una Roubaix nel 1990, divenendo naturalmente il più grande fra i veloci re della “dinastia” dei Planckaert.
Ricordate le dichiarazioni del primo genito Willy allo scadere della propria carriera agonistica? Come volevasi dimostrare queste non furono altro che il frutto di una ricerca spasmodica di giustificazioni per contrastare il netto peso che i due fratelli minori fecero gravare sulla sua carriera. Coronando così le proprie carriere di tutte quelle vittorie che Willy rincorse ma che mai raggiunse.
La grande “dinastia” dei Planckaert, una volta superato il proprio periodo florido, che nel caso specifico durò quasi un trentennio, si ritrovò a cadere sotto l’incontrastabile peso di tre figure di valore assoluto. Prima però che la grande dinastia potesse cadere in disgrazia vi fu un ultimo dolce spauracchio grazie alle gesta del primogenito di Willy Planckaert, vale a dire Jo Planckaert.
La carriera del quarto Planckaert, passato professionista nel 1992, fu una dignitosa rincorsa alla fama della famiglia. Questa gli portò in dote diversi piazzamenti nelle classiche monumento, tra cui un secondo posto alla Roubaix del 1997 e una discreta raccolta di vittorie in volate di gruppo.
La maestosa e prestigiosa famiglia dei Planckaert vide il proprio definitivo tramonto dal ciclismo che conta con l’approdo al professionismo del primo figlio di Eddy Planckaert: Francesco. La carriera di Francesco rappresentò alla perfezione la fine e la disgrazia che colpì la famiglia delle fiandre orientali: due annate fra i professionisti in cui non raccolse nessun piazzamento di sorta.
Una fama di ampia portata, in un Paese che vive di solo ciclismo, convogliò ben presto sulla famiglia una forte pressione mediatica che spinse addirittura Eddy e i propri figli ad accettare la richiesta di una televisione commerciale fiamminga. Una richiesta che li portò a divenire protagonisti di un serie tv passata alla storia con il titolo “De Planckaerts”.
La fama scaturitasi dalla presenza in tv per più di sei anni portò la famiglia di Eddy ad una notorietà fin ad allora mai dedicata ad una famiglia di ciclisti. Tant’è che nello scorso anno tutta la famiglia è tornata ad essere protagonista di una nuova serie, Château Planckaert. Questa volta incentrata sulla ristrutturazione di un castello da parte di tutto il nucleo familiare.
Vi lasciamo con una riflessione. Cosa vi è di più romantico di un’intera famiglia devota al Dio delle due ruote? Di un’intera famiglia propensa al riscatto attraverso due pedali e due ruote, di una famiglia che ha fatto della sofferenza il proprio motto di vita? Parafrasando Goethe: “Se non hai mai mangiato con le lacrime agli occhi, non conosci il sapore della vita.”
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