Siamo a Marina Bay.
Il Gran Premio, presente nel calendario dal 2008, rappresentò per l’epoca una corsa inusuale, essendo stata la prima gara del circus di sempre ad essere corsa in notturna.
Ormai il tracciato è diventato un classico della Formula 1 grazie a questa sua peculiarità, circondato da grattacieli e architetture al limite del verosimile e di bellezza estetica indiscutibile.
Una pista che per le sue caratteristiche può essere associata a quella del Principato di Monaco o a quella magiara di Budapest, che esalta il carico areodinamico e la trazione di una vettura. Una vera e propria pista stop & go.
La tappa asiatica ha sempre rappresentato un crocevia del mondiale, soprattutto per quanto riguarda la Ferrari, non sempre in maniera positiva per la scuderia italiana, anzi.
Nonostante possa vantare due vittorie e 4 pole, la scuderia di Maranello ha dovuto ingoiare bocconi non poco amari. Andando per ordine cronologicamente, andiamo a vedere quali sono stati i momenti più belli e più amari per la Rossa nella Night Race.
2008
In qualifica il pilota della Ferrari Felipe Massa coglie una Pole impressionante, dando sei decimi abbondanti al rivale per il titolo Lewis Hamilton, in forza alla McLaren, e quasi un secondo al compagno campione del mondo in carica Kimi Raikkonen.
Le premesse per un dominio del brasiliano c’erano tutte. Ma nulla andò per il verso desiderato.
Massa scatta perfettamente al via seguito da Hamilton, costretto a guardarsi da un arrembante Räikkönen. I primi due fanno il vuoto: Räikkönen inizialmente non riesce a stare dietro ai due, ma dopo tre giri di rodaggio pure le sue gomme entrano in temperatura ed in tre giri si porta da 8 a 2 secondi di distacco dall’inglese.
Sembra profilarsi un grande duello fra il finlandese e l’inglese, ma al quindicesimo giro la Renault di Piquet, dopo aver rimbalzato sul muro della Raffles Avenue, che passa suggestivamente sotto le stesse tribune, finisce in testacoda e sbatte violentemente sul muro. Un incidente che sarà la base di una delle pagine più brutte della Formula 1, quella dell’ormai noto crash-gate.
A pit-lane aperta si scatena la danza dei pit stop che vede protagonista proprio la Ferrari: Massa infatti, seguito da Hamilton e Räikkönen, alla ripartenza dal rifornimento, forse a causa del semaforo difettoso, trascina con sé la pompa della benzina, che era ancora agganciata alla vettura, spargendo carburante in pit-lane.
In quest’azione rimarrà ferito un meccanico della Ferrari. Massa è ovviamente costretto a fermarsi alla fine della pit-lane, rincorso dai suoi meccanici che tentano di staccargli il bocchettone con tutto il tubo della benzina. Quando il brasiliano riparte è ultimo mentre Räikkönen è terzultimo, rallentato dall’operazione di Massa.
Ma non finisce qui la giornata disgraziata della Rossa: prima nuovamente con Massa che, finito in testacoda per evitare la vettura di Trulli che aveva avuto un guasto al motore e stava rallentando, si sposta in tempo dall’angolo della curva dove va a sbattere Sutil, bloccando la traiettoria; et dulcis in fundo Räikkönen, alla strettissima curva 10, entra troppo veloce e rimbalza sui cordoli andando a sbattere poi sul muretto; per lui altra gara non finita. Con Alonso vincitore (favorito dallo sporco gioco di squadra) Hamilton finirà terzo, guadagnado punti d’oro per la classifica iridata, a differenza di Massa, che per quei punti persi qui a Singapore, nonostante abbia avuto fino all’ultima curva (dove avvenne il celebre sorpasso decisivo dell’inglese della McLaren su Timo Glock, ndr) dell’ultima gara in casa a Interlagos una possibilità concreta di vincere il titolo, sfiorò soltanto il sogno iridato. E pensare che bastava solo un misero punto per essere campione del mondo. Ma la sorte non è mai stata amica del brasiliano.
2010
Fernando Alonso arriva in pompa magna dopo la straripante vittoria al Gran Premio di Monza, davanti al pubblico ferrarista.
Nella parte finale delle qualifiche Alonso si porta subito al comando, senza che nell’ultimo giro nessuno degli avversari sia capace di battere il suo tempo. Per lui seconda Pole consecutiva, ventunesima in carriera. In prima fila anche Vettel, grande favorito visto il passo nelle libere, che paga un errore nella parte finale del giro.
La partenza avviene in modo regolare, con nessun cambiamento di posizioni nelle prime file. Alonso e Vettel prendono distanza dagli inseguitori, marcandosi nell’eseguire giri più veloci. Entrambi eseguono il cambio gomme contemporaneamente, congelando le posizioni di testa.
Pure dopo la sosta lo spagnolo e il tedesco confermano di avere un passo ineguagliabile dal resto del plotone e allungano senza problemi; in questa seconda metà gara il tedesco mantiene però costante la pressione sull’asturiano, iniziando l’ultimo giro negli scarichi della Ferrari ma senza riuscire a portare un vero attacco. Al giro 60 esplode il motore di Kovalainen, che lascia la vettura fumante sul rettilineo d’arrivo. Alonso celebra la sua seconda vittoria consecutiva. Per lo spagnolo è il primo Grand Chelem della carriera (pole, vittoria, giro più veloce e gara condotta dall’inizio alla fine).
Avrebbe vinto un altra gara, in Corea del Sud, ma che non sarebbe stata tuttavia sufficiente per conquistare il titolo ai danni di Vettel, nonostante la leadership dell’asturiano non tanto rispetto al tedesco, ma sull’altro pilota della Red Bull Mark Webber, secondo in classifica in quel momento. Tra i due litiganti (Alonso e Webber) ha goduto il terzo (Vettel).
2015
Siamo al primo anno di Sebastian Vettel in Ferrari, già vincitore del Gran Premio della Malesia (rompendo il digiuno di vittorie per la Ferrari, che aveva vinto per l’ultima volta nel 2013 con Fernando Alonso in Spagna) e di quello dell’Ungheria. Mancava solo la Pole Position a Seb nel suo anno di debutto in Rosso.
In Q3 Daniel Ricciardo si pone subito in cima alla classifica dei tempi, non venendo battuto né da Räikkönen, né da Lewis Hamilton. L’australiano viene però preceduto da Sebastian Vettel, in 1’44″305. Daniil Kvjat si pone quarto, precedendo Nico Rosberg. Col secondo tentativo Ricciardo non riesce a scavalcare Vettel che, anzi, migliora ancora il suo tempo. Per il tedesco è la quarantaseiesima pole position, la prima per la Ferrari dal Gran Premio di Germania 2012, dopo un digiuno di 61 gare: tale risultato interrompe una striscia consecutiva di sette partenze al palo per Lewis Hamilton, di 23 pole consecutive ottenute dalla Mercedes (in entrambi i casi le seconde strisce più lunghe di pole position consecutive per pilota e costruttore nella storia del mondiale di F1), e di 31 pole consecutive per la Mercedes come motorista, record storico del campionato.
Al semaforo Sebastian Vettel mantiene il comando, seguito da Daniel Ricciardo, Kimi Räikkönen, Daniil Kvjat e il doppio duo della Mercedes e della Williams.
La classifica rimane immutata fino ai cambi gomme: al giro 13 Felipe Massa in uscita dalla corsia dei box viene a contatto con Nico Hülkenberg: la vettura del tedesco esce di pista, colpisce le barriere, costringendo così il pilota al ritiro. la direzione di gara stabilisce, nel punto la Virtual Safety Car. I piloti, che non hanno ancora effettuato il cambio gomme, sfruttano la situazione per portarsi ai box. Dopo 3 giri la direzione di gara invia in pista la Safety Car, per consentire la pulizia della pista con maggiore sicurezza.
Alla ripartenza si forma un trenino, con i primi tre, Vettel, Ricciardo e Räikkönen, divisi da pochi decimi. Lewis Hamilton, quarto, sembra ridurre la distanza dai primi, ma al ventiseiesimo giro annuncia via radio una perdita di potenza della sua Mercedes. Il britannico viene sfilato dalle altre vetture del gruppo, fino a quando decide per il ritiro, al giro 33.
Al giro 37 la direzione di gara è costretta a inviare in pista nuovamente la vettura di sicurezza, a causa dell’entrata in pista di uno spettatore, che rientra dopo pochi secondi, al di là delle barriere: ciò comporta nuovamente un arrivo in massa al cambio gomme, per i piloti delle posizioni di testa. Alla ripartenza le posizioni sono invariate, sempre con Vettel, davanti a Ricciardo, Räikkönen, Rosberg, Bottas, Kvjat e Pérez.
Sebastian Vettel vince la terza gara dell’anno, imponendosi per la quarta volta sul tracciato di Singapore. Con tanto di performance da cantante solista di un pezzo di Toto Cutugno nel team radio a fine gara: “Lasciatemi guidare, perchè non sono lento!”
2017
Siamo in un campionato che ha visto come leader dalla prima gara fino al Gran Premio del Belgio il ferrarista Sebastian Vettel. A Monza, la Ferrari nella qualifica qualifica bagnata si rivela un disastro; mentre nella gara asciutta la Mercedes rifila un colpo grosso alla scuderia italiana con una doppietta. Il vincitore Hamilton agguanta il comando della classifica iridata per la prima volta in stagione con tre punti di vantaggio sul tedesco, terzo al traguardo.
Però a Singapore la Ferrari aveva la possibilità di fare di fare un gran risultato, viste le doppiette di Monaco e Ungheria e lo status di macchina migliore in questo tipo di pista, vero tallone d’Achille invece della Mercedes.
Vettel infatti conquista la sua quarantanovesima pole position, nel mondiale di F1. Con Hamilton quinto. Potrebbe essere la domenica del controsorpasso del tedesco.
Ma già prima della gara si presenta la pioggia, piuttosto inusuale a Singapore viste le edizioni precedenti, corse tutte sull’asciutto. Non è un buon segnale per la Ferrari, dopo la figuraccia di Monza.
Però avrebbe potuto fare affidamento ad una buona partenza per ovviare a questo svantaggio.
Al via Sebastian Vettel mantiene il comando, mentre dietro Kimi Räikkönen insidia Max Verstappen: la Red Bull Racing finisce stretta tra le due Ferrari, che poi si toccano fra loro. Räikkönen, su una vettura fuori controllo finisce sull’accorrente Fernando Alonso, che è l’unico, dei quattro piloti coinvolti nell’incidente, che può proseguire. Verstappen e Räikkönen, infatti, terminano la loro corsa alla prima curva, mentre sulla vettura di Vettel la collisione provoca una perdita di liquidi, che vanno a finire sugli pneumatici posteriori: il pilota tedesco finisce in testacoda poco dopo la quarta curva, danneggiando ulteriormente la sua Ferrari e dovendo ritirarsi.
E chi è che ha approfittato di tutto questo? Lewis Hamilton che, vincitore indisturbato della corsa, approfittando dello “0” di Seb, avrebbe poi aperto una voragine in una classifica che lo vedrà primeggiare come Campione del Mondo per la quarta volta in carriera.
Perciò la valutazione da fare è: il Gran Premio di Singapore è più croce o delizia per la Ferrari?
Certamente sono state ottenute due vittorie importanti, ma che non hanno portato ad un esito vincente a fine campionato. Mentre i pesanti K.O. del 2008 e del 2017 hanno deciso pesantemente in negativo le sorti iridate della Rossa di Maranello.
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