Siamo al Red Bull Ring, presso Spielberg.
Un tracciato immerso in un’incantevole e paradisiaca boscaglia nella quale ogni pilota, man mano che percorrono metri lungo i rettilinei, paiono immergersi.
E’ questa la magia del circuito di Zeltweg che, tornato in pianta stabile nel calendario dal 2014, nel corso della sua lunga e antichissima storia ha sempre regalato emozioni; è capitato ben più di una volta che l’esito della gara sia stato deciso soltanto all’ultimo giro.
Quando si parla di Gran Premio d’Austria, perciò, si tratta di una corsa da guardare fino in fondo, fino all’ultimo respiro.
Ci focalizzeremo perciò in alcuni esempi di “battles until the checkered flag” che la gara in terra austriaca ci ha offerto:
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1982
Prendono i brividi soltanto a sentir nominare quell’annata. Direste voi: “Come fai a dirlo, quello è l’anno della vittoria della nazionale di Bearzot!“. Certamente; ma i veri appassionati di motorsport e di Formula 1 in particolare non possono fare altro che associare il 1982 alla disgrazie del compianto Gilles Villeneuve, pilota della Ferrari, e del nostro “Riccardino” Paletti in Canada, proprio la patria di Gilles (ndr); senza dimenticarsi di altri vari incidenti, non mortali, ma che hanno posto fine alle carriere di alcuni piloti, come l’altro ferrarista Didier Pironi; il tutto per farvi capire che maledetta annata fu per la Formula Uno “tricolore”.
Ma ci fu comunque una gioia: in mezzo a tante croci qualche delizia ci doveva pur essere…
Il Gran Premio Austriaco in quell’anno fu vinto proprio da un nostro connazionale, il grande Elio De Angelis, a bordo della Lotus-Ford Cosworth.
Una gara inizialmente dominata dalle due Brabham-BMW, con Nelson Piquet davanti all’italiano Riccardo Patrese, che videro i loro sogni di doppietta spezzati da un errata gestione al pit stop per il primo e dalla rottura del motore per il secondo. Il comando fu preso in seguito dal giovanissimo Alain Prost con la Renault, ma al medesimo toccò la stessa sorte dei piloti-Brabham, ritirato, questa volta per un guasto all’alimentazione.
Il comando alla fine passò a De Angelis, che però cominciò ad accusare problemi al cambio, permettendo a Keke Rosberg su Williams, futuro campione del mondo a fine campionato, di recuperare terreno e tentare qualche attacco.
Siamo all’ultimo giro, il vantaggio del pilota della Lotus è praticamente azzerato. Mancano pochissime curve, il padre di Nico prende la scia fino all’ultima curva, fino all’ultimo rettilineo, fino al traguardo! Sono appaiati!
Risultato? Elio avrà la meglio sul finlandese per appena 50 millesimi, un ventesimo di secondo: un battito ciglia, un respiro.
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2002
Questa corsa è ritenuta tra le più controverse della storia recente della categoria. Stavolta la protagonista è la Scuderia Ferrari.
Il mondiale 2002 vide un Michael Schumacher dominante in maniera a dir poco “cannibalesca”, favorito anche da una Rossa, la F2002, da record. A beneficiare dell’estrema competitività della vettura modenese fu anche il compagno di squadra, il brasiliano Rubens Barrichello.
Proprio quest’ultimo, partito dalla Pole, dopo aver dominato la corsa e aver completato l’ultima curva, rallenta di colpo proprio in prossimità della bandiera a scacchi, lasciando vincere il teutonico.
Si trattava di un ordine di scuderia (per dirla alla inglese team order) già prefissato i giorni precedenti al weekend austriaco.
Già. Sempre all’ultimo giro. Ma non si trattava di una vittoria ottenuta sul campo, bensì architettata; motivo per il quale la platea dell’Osterreichring fece partire bordate di fischi come gesto di disappunto per uno spettacolo ritenuto da essi osceno. Non bastò lo scambio di posizioni sul podio tra i due alfieri della Ferrari a tamponare la protesta del pubblico.
Le conseguenze non furono di certo lievi per la scuderia italiana, costretta a pagare una multa saltissima alla federazione.
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2016
Quest’anno un’altra vettura, sempre dominante, ancora di più rispetto alla Ferrari F2002, si prende la scena.
E’ la Mercedes W07, la vettura dei record. Siamo nell’era dei motori V6 Turbo-Hybrid, l’era delle Frecce d’Argento. La casa teutonica è artefice di un dominio assatanato, troppo perfetto per essere vero (a detta di molti appassionati estremamente noioso). Uno dei pochi punti di debolezza (fa strano dirlo) è stata l’acerrima rivalità tra i suoi piloti: Nico Rosberg (eh già, proprio lui, il figlio di Keke, proprio in Austria, protagonista anch’egli proprio all’ultimo giro), alla ricerca di quel titolo mondiale che tanto lo aveva ossessionato (che avrebbe poi ottenuto a fine campionato, con conseguente ritiro dalle corse), e il ben più blasonato e quotato Lewis Hamilton.
La stagione per l’inglese non partì nel migliore dei modi, vittima delle, a dire la verità, poche falle del potentissimo propulsore Mercedes e di qualche errore di troppo in qualifica.
Ma a gravare sulla testa dei piloti c’era un altro fattore: l’harakiri avvenuto a Barcellona poche gare prima, con il contatto tra l’inglese e il tedesco che causò un doppio k.o., fattore che fece andare su tutte le fure i vertici della Casa della Stella a tre punte, tra i quali il team principal Toto Wolff e Niki Lauda, in qualità di presidente onorario. Toto aveva pure minacciato i suoi piloti di sospenderli per una gara nel caso si fosse ripresentata una circostanza simile. I piloti dovevano stare attenti a non tirare troppo la corda, già di per sè abbastanza tesa.
Siamo all’ultimo giro (che strano…), Nico ha quasi un secondo di vantaggio su Lewis, che però sembra non essere in grado di impensierirlo. Ma Lewis tira fuori un qualcosa di magico in trazione in uscita dalla prima curva (favorito anche da una non eccezionale gestione di Rosberg, troppo conservativo in quella circostanza). Vantaggio annullato, Lewis è in scia, lo punta, Nico si protegge all’interno, Lewis non può fare altro che optare per la manovra esterna. Siamo al tornante; staccano all’unisono, ma c’é di nuovo il contatto: ANCORA! Emblematica fu l’espessione di Toto Wolff ripresa dalle telecamere, semplicemente incontenibile!
Rosberg ruppe l’ala anteriore, finì il Gran Premio quarto e sì beccò una penalità, essendo stato ritenuto responsabile della toccata. Lewis Hamilton invece andò a vincere in scioltezza, rosicchiando punti preziosissimi in classifica e dando uno “schiaffo” al morale del rivale-compagno di squadra. E se Lewis non avesse vinto, beh, é meglio non immaginarsi cosa avrebbe deciso di fare Toto.
Con l’augurio che domenica, la tappa austriaca possa offrirci uno spettacolo perlomeno degno della sua storia.
Intanto vi lasciamo con un poster celebrativo del Gran Premio d’Austria, il gran premio di casa della Red Bull.
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