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Gran Premio d’Austria a 360°

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Un mondiale che non smette mai di stupire.

Un mondiale che non smette mai di voltar faccia a qualunque pronostico.

Un mondiale come non mai combattuto ed equilibrato.

Un mondiale che da’: lo sa benissimo la Ferrari, che dopo un sabato grigio per via della penalita’ inflitta a Sebastian Vettel (per aver ostacolato, inconsciamente, Carlos Sainz in Q2) e di una qualifica nuovamente non brillante di Kimi Raikkonen, ottiene forse (ma non troppo) il massimo risultato possibile, ritornando in testa sia nel mondiale costruttori che in quello piloti col tedesco.

Un mondiale che toglie: questa volta è la Mercedes ad incappare nella cosiddetta “nuvola nera di Fantozzi“; dominata la qualifica e dopo aver inizialmente controllato la gara nonostante lo spauracchio Raikkonen (partito alla grande dalla terza casella della griglia riuscendo ad acciuffare, anche se temporaneamente, il secondo posto), succede il finimondo per i pluri-campioni in carica: al quindicesimo giro Valtteri Bottas si ferma con la sua Mercedes, problema al cambio. Perciò Virtual Safety Car, le due Red Bull e le due Ferrari optano per il pit stop, approfittando del momento. Provate a chiedervi di chi non si sarebbe fermato!? Proprio Lewis, imbestialito dalla decisione del muretto-box, resosi conto del regalo (per di più confezionato con tanto di fiocco) fatto alle “Rosse” e ai “Bibitari“. Ciliegina sulla torta, Hamilton incassa un sorpasso da sballo di Vettel e, dulcis in fundo, ritiro al 63° giro, si dice per un problema alla pompa idraulica. Un disastro! Un grosso boccone amaro dunque.

Una gara che ha dato una gioia immensa anche all’olandese Max Verstappen, andandosi a prendere così la vittoria per la prima volta in stagione (quarta in carriera), nel circuito di casa della Red Bull e davanti ad una fiumana di tifosiOrange“, arrivati fino a Spielberg per vedere il loro idolo. Una vittoria che non vale neanche il doppio, ma il triplo, proprio per il fatto di aver così praticamente aggangiato in classifica il compagno Daniel Ricciardo, ritiratosi per un problema al motore Renault (giornata nera per il motorista francese, che ha visto esplodere anche il propulsore proprio della vettura ufficiale, ai danni di Nico Hulkenberg, nelle prime fasi del Gran Premio), in un momento non buonissimo per l’australiano, evidentemente ancora distratto dai movimenti del mercato piloti e dal prolungamento di contratto non ancora firmato con la Red Bull.

La tribuna Orange a sostegno di Max Verstappen

E giù dal podio, chi troviamo? Le due Haas, con Romain Grosjean quarto (una boccata di ossigeno vista la sua complicata situazione di classifica) davanti a Kevin Magnussen, andando a completare una top-five composta da quattro vetture motorizzate Ferrari. Un risultato che ha consentito alla scuderia italo-americana non solo di scavalcare in un sol boccone McLaren e Force India, ma anche di insidiare seriamente il quarto posto della Renault nel campionato costruttori. Perciò la Haas, alla sua 50°esima gara in Formula 1, ottiene il suo massimo risultato assoluto (il quarto posto di Grosjean, appunto).

A seguire le due Force India di Esteban Ocon e Sergio Perez (uniche due vetture motorizzate Mercedes presenti nella top-ten),con Fernando Alonso ottavo al traguardo, discreto piazzamento vista la scarsa competitività della sua McLaren-Renault nella pista austriaca.

A chiudere la top-ten le due Alfa Romeo-Sauber di Charles Leclerc (quinta volta a punti nelle ultime 6 gare) e Marcus Ericsson.

Ma a creare polemiche nel post-gara, è stato ancora una volta la questione legata agli pneumatici Pirelli.

Se la Ferrari nel corso del Gran Premio ha avuto una pressochè perfetta gestione delle gomme (anche grazie all’esperienza di piloti come Raikkonen e Vettel), lo stesso non si può dire per Mercedes in primis e Red Bull in secundis.

Come la maggior parte degli spettatori avranno notato, nelle Mercedes e nelle Red Bull (soprattuto in quella di Ricciardo) era presente nello pneumatico posteriore sinistro (la gomma più sollecitata visto il maggior numero di curve verso destra) un elevatissimo grado di usura o, per dirla tecnimente, blistering, fattore che ha portato ad anticipare di parecchio la sosta ai box.

Il blistering si verifica quando una particolare sezione di gomma vicino alla carcassa si surriscalda in modo anomalo provocando delle piccole bolle d’aria all’interno dello pneumatico che creano a sua volta un distaccamento della gomma. Questi distaccamenti di gomma posso avere superfici diverse a seconda del livello di stress termico e meccanico cui sono soggette. Sullo pneumatico si vanno a creare dei veri e propri buchi che molto spesso sono molto profondi ed arrivano fino alla carcassa.

Questo fenomeno non va a influenzare la performance della gomme, ma ne riduce la durata, aumentatone il pericolo di esplosione.

Guarda caso, in questa tappa del mondiale non sono state utilizzate le ormai famigerate gomme con il battistrada ribassato di 0,4 millimetri. E qual’è stata la scuderia che si è trovata in crisi con le gomme? La Mercedes. Quella che ha gestito le gomme praticamente senza problemi? Proprio la Ferrari.

La battaglia perciò si preannuncerà sempre più bollente non solo dentro, ma anche fuori pista. Come d’altronde, è sempre stato in Formula 1, una semplice competizione motoristica accompagnata da un’intensa (e a tratti anche feroce) lotta politica.

Giusto per ricordare:

la prossima tappa sarà in Inghilterra nel mitico tracciato di Silverstone, dove saranno presenti, per l’ultima volta in stagione, le gomme dal battistrada ribassato.

Saranno di nuovo polemiche?

Parola alla pista, come sempre!

Tommaso Palazzo

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