Day 13
Fallimento, disastro, vergogna, delusione, sopravvalutati, pompati. Al tredicesimo giorno di giudizi universali la mia tradizionale flemma rischia di vacillare. Barcollo ma non mollo, mantengo un certo contegno. Essere tranchant fa figo, l’analisi costa tempo e fatica. Lo sappiamo. È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. I due eventi di giornata che mi colpiscono di più sono distanti come lo zenit e il nadir, ma hanno un punto in comune a ben guardare.
Qualche giorno fa si è svolta la prova a cronometro e il quinto posto di Filippo Ganna, a pochi secondi dalle medaglie, è stato accolto dalla parola “delusione”. Ma non soltanto da fragolino96 su Twitter, ma nei principali quotidiani sportivi nazionali. È il campione del mondo a cronometro, abbiamo negli occhi le vittorie al Giro, allora deve vincere. È troppo chiedere di rendersi conto che una cronometro ha un percorso, che un percorso non ne vale sempre un altro, che gli atleti hanno delle caratteristiche che potrebbero o meno adattarsi al percorso. No, troppo complicato, meglio dire che è sopravvalutato. Poi ieri e oggi Filippo in pista, il suo pane, fa il fenomeno e diventa di nuovo Top Ganna. Tutti sul treno, che va veloce ed è d’oro.
I numeri fatti dal quartetto azzurro dell’Inseguimento in questi due giorni ci rimarranno impressi nei ricordi per tanto tempo, ma non ci impediranno di scordarci di loro nei prossimi tre anni di Europei e Mondiali (tranne che non vincano, sia chiaro), per ripresentarci a Parigi 2024 pronti a esaltarci se faranno bene o a dichiararci delusi se faranno male. Non ci importerà del percorso, delle situazioni che hanno vissuto.
Abbiamo l’illusione che gli atleti gareggino per noi, ma non è così. Ed è giustissimo. Devono gareggiare per dare senso alle rinunce che fanno, per sfidare loro stessi, per vedere fin dove possono spingersi e per inseguire i propri sogni. Il fatto che noi possiamo goderne è soltanto una conseguenza che lo sport ci regala, in particolare le Olimpiadi, e per la quale dovremmo sempre e soltanto ringraziare.
Oggi ho trovato un pezzo scritto da Giorgia Sottana, cestista anche della Nazionale, che consiglio a tutti. Si interroga sul perché gli atleti chiedano scusa quando perdono un match o una gara, quando non raggiungono un obiettivo. In realtà dovrebbero chiedere scusa a loro stessi e a nessun altro, perché anche chi ha fatto peggio ci ha messo tutta la propria vita in quel risultato e ci sta infinitamente peggio di noi, se non ottiene ciò che sperava. Ricordiamocelo sempre.
Lo stesso Ganna, che oggi è un Dio sceso in terra, era stato bravissimo anche nella crono, solo che, per dirla con Julio Velasco: “lo sport è affascinante e particolare perché non basta fare le cose per bene e nel modo giusto, per vincere devi anche farle meglio degli altri”.
Al mattino oggi sono già in trepidante attesa dei quarti di finale del volley femminile tra Italia e Serbia. Le nostre avversarie sono le peggiori possibili, ma è colpa nostra. In un gruppo di ragazze che io amo per talento e sfacciataggine, qualcosa da un paio di gare non funziona e l’atteggiamento messo in campo nella sconfitta con la Cina è stato pessimo.
E infatti il 3-0 senza storia era un po’ nell’aria. Ma cosa c’è che non va? Potremmo stare a parlare per anni senza trovare un accordo, e ormai sapete che qui preferisco di solito non entrare in queste pieghe. Però che il problema siano i sorrisi delle ragazze in campo non la faccio passare. Questa è una squadra di giovani che affronta così la gioia e la pressione del gioco ormai da qualche anno, e i risultati coi club e in Nazionale non sono certo mancati.
Personalmente credo che il problema sia innanzitutto tecnico e di tenuta mentale nelle difficoltà. Le opinioni sono belle tutte (più o meno), ma passiamo in rassegna qualche fatto.
Fatto. Si sorrideva in campo anche durante la semifinale dei Mondiali 2018 contro la Cina, o nella finale del pre-olimpico vinta con l’Olanda (prove video non ne mancano). Inoltre metà di questa squadra ride e balla durante i match anche quando gioca per l’Imoco Conegliano, che quest’anno ha vinto Scudetto, Champions, Mondiale per Club, Coppa Italia e Supercoppa Italiana senza perdere una sola partita. Nemmeno una. Anzi, non ne perde una da più di un anno, 61 vittorie consecutive.
Fatto. Paola Egonu, che oggi passa più o meno come è passato Ganna dopo la crono (da sopravvalutata, nel migliore dei casi), prima di Italia-Cina non perdeva una partita ufficiale dal 7 settembre 2019. Ancora non esistevano nemmeno i pipistrelli cinesi che ci hanno portato il Covid. Un centinaio di partite vinte di seguito (sorridendo). E non aggiungo trofei e relativi titoli da MVP, roba imbarazzante.
Fatto. Esaltare Tijana Boskovic, che, sia chiaro, è una giocatrice pazzesca (e oggi per noi fa la parte del Ganna dell’Inseguimento, tutti sul carro!), per denigrare Paola Egonu è un buon esercizio solo se si sono viste giocare le due soltanto in questa partita. Dal 2018 si sono incontrate tre volte con le Nazionali ed ha sempre vinto la serba, ma nelle due occasioni coi club l’azzurra la ha surclassata.
Fatto. I due punti di cui sopra si legano al fatto che per l’opposto è molto importante il ruolo della palleggiatrice, senza voler buttare la croce su nessuno. Per questo guarderei alla questione tecnica, che poi ne innesca anche altre di carattere emotivo magari.
Al di là di tutto ciò, e mi scuso per la digressione, far passare il messaggio che sorridere mentre si gioca debba per forza togliere qualcosa alla professionalità, alla concentrazione e alla determinazione può anche essere pericoloso, perché da lì al “non si impegnano, sono andate in vacanza” (già letto) è un attimo. Soprattutto se il messaggio inizia ad arrivare da personaggi di peso (e per me Andrea Zorzi è l’Arcangelo Gabriele) e veicolato più o meno velatamente sia in telecronaca Rai che in quella Discovery.
Nessun atleta scende in campo per non vincere, senza cattiveria, tanto meno a un’Olimpiade, soltanto c’è qualche motivo per cui non riesce a farla emergere come vorrebbe. E tranquilli che le lacrime non saranno mancate a fine match.
Poi vanno fuori anche il Settebello, sempre con la Serbia, e Lupo-Nicolai nel beach volley, contro una coppia del Qatar ben meno conciliante del nostro amico Barshim. Chissà che questa Waterloo delle nostre squadre non sia un contrappasso da pagare per l’irreale quarto d’ora azzurro di domenica scorsa. Se così fosse, speriamo di aver saldato quello che c’era da saldare.
Lo scopriremo ancora insieme domani, sempre qui, Mentre Tokyo Dorme.
Ascolta ora “Diario a 5 Cerchi”, il nostro podcast giornaliero dedicato a Tokyo 2020.
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