Ci sono momenti che ti segnano la vita e, per viverli al meglio, devi coglierli al volo, prendendo una decisione in una frazione di secondo. Lo devi fare anche se tutto è scontato, anche se sai già che tutto ciò poteva succedere, ma tu sei comunque costretto ad inseguire. E’ il caso di Danilo Di Luca che nel corso della quattordicesima tappa del Giro d’Italia 2007 si è visto passare davanti ai propri gli occhi tutta la vita. Nessun incidente o crisi, soltanto un attacco frontale da parte dei suoi principali avversari, capaci di sfruttare al meglio la morfologia del territorio bergamasco.
In quel Giro Di Luca non aveva lasciato nulla agli avversari, lasciando la maglia rosa “per un errore” al compagno di squadra Enrico Gasparotto nella cronosquadre inaugurale de La Maddalena e in grado di tenere sempre sotto controllo la corsa. In grado di fare la differenza sin dal primo arrivo in salita con arrivo a Montevergine di Mercogliano, lo scalatore abruzzese ha saputo gestire al meglio lo sforzo cedendo a Marco Pinotti il simbolo della leadership nella tappa di Spoleto prima di vedere il collega Andrea Noè vestirsi di rosa al Santuario della Madonna della Guardia.
Dopo la caduta generale di Pinerolo, il “Killer di Spoltore” ha messo le cose in chiaro dove, rimanendo insieme soltanto a Gilberto Simoni, ha trionfato all’interno della fortezza di Briançon lasciando soltanto le briciole agli avversari, costretti a cedere gradualmente.
Due giorni dopo però la Corsa Rosa si sposta nelle terre del Giro di Lombardia, una corsa che aveva contraddistinto la prima parte della carriera del capitano della Liquigas, ma che non aveva lasciato più soddisfazioni dopo il successo del 2001. Ed è proprio nella frazione che conduce i corridori da Cantù a Bergamo che Di Luca trema, attaccato in maniera frontale dai principali avversari.
La frazione si infiamma lungo le pendenze del Passo San Marco, una salita infinita di oltre 26 chilometri con pendenze sino al 10 %, ma soprattutto caratterizzato dall’impossibilità di vedere l’arrivo sino alla fine. Lì attaccano un gruppetto di corridori fra i quali spiccano i nomi del colombiano Ivan Ramiro Parra (Cofidis), l’umbro Fortunato Baliani (Ceramica Panaria-Navigare), l’uomo di casa Marco Pinotti e il campione del mondo Paolo Bettini (Quick Step-Innergetic).
La fuga sembra prendere il largo di forza, mentre dietro i big sonnecchiano. Una situazione ideale per Di Luca che necessita di recuperare energie dopo la cronoscalata di Oropa. Ma all’inizio della discesa accade qualcosa che tutti gli appassionati orobici attendono con ansia: un attacco di Paolo Savoldelli.
Le doti del “Falco di Rovetta” le conoscono tutti, però il capitano dell’Astana non è apparso brillante sinora patendo inoltre i postumi della caduta di Pinerolo. Un suo allungo in discesa è talmente scontato da esser quasi impossibile da andar in porto. Eppure, a quasi 2000 metri, quando l’aria si fa rarefatta, il fuoriclasse seriano tira fuori un altro colpo di genio: nonostante il freddo pungente decide di non indossare la mantellina e si getta a capofitto verso la Val Brembana. A seguirlo a ruota come un’ombra c’è il compagno di squadra Eddy Mazzoleni che a Briançon aveva resistito e che, come Savoldelli, conosce alla perfezione quelle strade.
È un attacco frontale alla maglia rosa Di Luca che non vuole prendersi particolari rischi e, complice la distanza ancora da percorrere, lascia andare gli uomini dell’Astana incurante dei rischi. L’imprevisto è però sempre dietro l’angolo ed ecco emergere dal gruppo altri due atleti pericolosi per classifica generale come Gilberto Simoni (Saunier Duval) e Stefano Garzelli (Acqua & Sapone). Il primo ha giocato d’astuzia mandando in avanscoperta sul San Marco il luogotenente Iban Mayo sfruttandolo al meglio nel fondovalle, il secondo ha fatto altrettanto con Massimo Codol e vedendo partire il trentino si è accodato insieme a Franco Pellizzotti, compagno di Di Luca.
La trappola è servita: mentre Di Luca cerca affannosamente l’aiuto degli uomini in verde, i due gruppetti di contrattaccanti si riuniscono trovando un perfetto accordo in vista della salita della Trinità di Dossena. Per i battistrada della prima ora c’è poco da fare se non attendere l’inesorabile rientro dei big e provare a resistere sulle ultime salite.
Nonostante l’arrivo di gregari preziosi come Vincenzo Nibali, Alessandro Spezialetti e Vladimir Miholjević, Di Luca è in difficoltà, messo sotto scacco dai suoi avversari e aiutato dai portacolori della Lampre-Fondital, chiamati a difendere il secondo posto in classifica di Marzio Bruseghin e il quarto di Damiano Cunego. Lungo la salita di Dossena la maglia rosa trema, è agitato, i gregari si staccano e il vantaggio della testa della corsa supera il minuto. È necessario fermare Pellizzotti per proteggersi, altrimenti la situazione potrebbe crollare.
Ma per Di Luca il momento è favorevole, nulla lo potrebbe scalfire. Il distacco rimane invariato, Simoni, Garzelli, Savoldelli e Mazzoleni non riescono a prender il largo. Si stuzzicano piuttosto lungo i sampietrini della Boccola e fanno si che gli inseguitori si riavvicinino. La discesa verso Piazza Matteotti ricuce il gruppetto, ma alla fine ad aver la meglio è Garzelli che allo sprint si prende una piccola rivincita su Simoni dopo il Giro 2004 e su Bettini. Niente da fare per i bergamaschi Mazzoleni e Savoldelli che si devono accontentare rispettivamente del quinto e del sesto.
Per Di Luca il ritardo è di trentotto secondi, ma la maglia rosa è salva diventando un piccolo trampolino di lancio in vista delle Tre Cime di Lavaredo del giorno successivo e del trionfo di Milano.
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