Qualche settimana fa, alla vigilia di Irlanda-Italia, su Canale Ovale, il nostro podcast dedicato al rugby, abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Giovanni Pettinelli. Terza linea classe 1996, ha vinto uno scudetto con Calvisano nel 2017, mentre al momento gioca per Benetton Treviso in United Rugby Championship. Ha esordito a novembre con l’Italia, con la quale sta disputando questo Sei Nazioni.
Di seguito riportiamo alcuni punti focali della chiacchierata, che meritano di essere trascritti e ricordati.
La vittoria della Rainbow Cup
“Vincere una competizione sportiva è sempre una grande emozione, che si ha il piacere di condividere soprattutto con i compagni. Sono sicuramenti bei momenti che conservi, che servono da spunto per il futuro, sia al singolo che alla squadra.
Portare una squadra come Treviso sul tetto d’Europa è una sensazione bellissima, ancor di più per un veneto e trevigiano d’adozione come me.
Però dobbiamo sperare e lavorare affinché diventi un’abitudine e anche un obiettivo. Nel caso della Rainbow Cup eravamo un’outsider, ma ci abbiamo creduto partita dopo partita e trionfare in finale contro i Bulls è stato davvero liberatorio”.
La giornata tipo in raduno con la nazionale
“In raduno le giornate sono molte fitte di appuntamenti: ci svegliamo molto presto, e abbiamo sempre diverse riunioni strategiche, quindi facciamo due sessioni di allenamento tra campo e plaestra. Infine la sera analiziamo tutti assieme il percorso della giornata.
Non vi nascondo che, essendo giornate intense, la sera si va volentieri a letto presto. Inoltre gli allenatori ci concedono anche del tempo libero, che passiamo svagandoci un po’ tra noi giocatori.
Siamo comunque in una bolla per la pandemia, e perciò dobbiamo stare attenti: per noi è un momento importante e dobbiamo cercare di tenere la situazione più sotto controllo possibile evitando contagi”.
Il prosieguo del Sei Nazioni
Innanzitutto un mio obiettivo personale, e come giocatore, sarebbe quello di vincere almeno una partita nel Sei Nazioni, cercando nel frattempo di ottenere una maglia da titolare con l’Italia. So bene che si tratta di partite veramente difficili, ma bisogna sognare in grande.
Nei primi due match abbiamo affrontato Francia e Inghilterra, entrambe molto fisiche, mentre adesso ci aspettano Scozia e Galles, che hanno una resilienza impressionante. Proprio per questo motivo stiamo cercando con tutto lo staff delle chiavi di lettura per imporre il più possibile la nostra difesa e il gioco offensivo, nel quale credo stiamo migliorando.
Bisogna sempre ricordarci che giochiamo con il meglio del rugby mondiale, ad un livello in cui un singolo piccolo errore può risultare determinante. Inoltre stiamo attraversando degli anni di metamorfosi, come capita a tutte le squadre, ma è importante cercare di restare il più possibile competitivi anche in questo periodo”.
La vita oltre il rugby
“Al momento sono in procinto di laurearmi in giurisprudenza, per intraprendere la carriera di avvocato una volta appesi gli scarpini al chiodo.
Vi confesso che non trascuro di rimanere lo stesso nel mondo del rugby, anche se magari non a stretto contatto col campo: ho una passione pazzesca per questo sport e lo sport in generale, non riuscirei ad allontanarmi.
Infatti, fuori dal campo seguo il mondo dei motori e pratico il golf ogni volta che posso, e mi considero anche un discreto giocatore (ride, ndr).
Mi considero un ragazzo molto meticoloso e ambizioso, che talvolta dovrebbe prendersi un po’ meno sul serio, ma che spera d’altro canto di ottenere molte soddisfazioni. Sono anche una persona molto socievole, sia nell’ambiente ovale che fuori; come tutti, stare a contatto con gli altri mi fa stare bene”.
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Immagine in evidenza @Italrugby
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