“Ce l’ho, ce l’ho, mi manca”. Almeno una volta da bambini abbiamo ripetuto tutti quella “litania” facendo scorrere fra le nostre dita le celeberrime figurine dei calciatori Panini. Nessuno di noi ha avuto la fortuna, o forse meglio dire l’onore, di toccare con le proprie mani l’immagine di Gianni Rivera, forse perché troppo giovani, forse perché “introvabile”.
Ebbene sì, perché nel guado della leggenda che vuole come la figurina più ricercata dai collezionisti sia quella di Pierluigi Pizzaballa, in pochi sanno che pure l’ “Abatino” non fosse così facile da scorgere.
La nascita dell’album Panini
Per raccontare questa storia è necessario tornare al 1961, anno di grazia per la Panini che, dopo aver acquisito dodici mesi prima un lotto di vecchie figurine invendute delle edizioni Nannina, sull’onda del successo decisero di realizzare il proprio album.
In copertina non c’era la arcinota rovesciata di Carlo Parola, bensì un arcigno colpo di testa di Niels Liedholm, da poco ritiratosi con la maglia del Milan. Proprio i rossoneri avevano deciso di acquistare alla fine del 1959 un giovanissimo centrocampista alessandrino, Gianni Rivera, ragazzo dalle ottime promesse che fra i grigi piemontesi aveva fatto scintille nonostante non fosse ancora minorenne.
La prima stagione al Milan e le difficoltà con Viani
Rimasto in Piemonte sino alla retrocessione del 1960, il futuro “Golden Boy” si era guadagnato le Olimpiadi di Roma con l’Italia tuttavia non riusciva ad esprimersi nel migliore dei modi sotto la guida tecnica di Giuseppe Viani, suo scopritore in rossonero. A spiegare la situazione fu lo stesso Rivera qualche anno dopo.
“Non avevo ancora diciassette anni, avevo giocato nell’Alessandria che stava per retrocedere e poi avevo giocato alle Olimpiadi: ero così stanco, così stanco, e cascavo per niente. Così i giornalisti scrivevano che ero un bluff, e che ero buono soltanto da mettere in giardino, ed io soffrivo”.
L’anno del riscatto giunse però proprio nel 1961 quando la Panini si preparava a sbancare il mondo pallonaro. Su quell’album Rivera rischiò seriamente di non finirci a causa della decisione del nuovo tecnico Nereo Rocco di cederlo in uno scambio con il Padova per il mediano Humbert Rosa. Un colpo bloccato dallo stesso Viani che in quel giovane ci aveva visto qualcosa di speciale, quasi di rivoluzionario.
Rivera e la figurina introvabile
Ed è lì che Rivera iniziò la sua lunga cavalcata nell’Olimpo del calcio, risultando decisivo per la vittoria dello scudetto per i rossoneri, ma divenendo al tempo stesso “croce e delizia” per i giovani collezionisti.
Secondo le ricostruzioni più accreditate, in quel primo anno di rodaggio la Panini si ritrovò ad incorrere in “problemi di distribuzione” non consegnando in maniera equa su tutto il territorio nazionale le figurine stampate.
Alcune zone d’Italia si ritrovarono con un grosso buco sull’album nella casella con il nome Rivera tanto che divenne un vero e proprio caso. I più maliziosi pensarono che dietro quella scelta ci fosse l’intenzione dei fratelli Panini di far acquistare “più pacchetti possibili” al fine di completare la collezione, ma con ogni probabilità si trattò di un “errore di gioventù” per l’impresa emiliana.
A distanza di decenni l’esemplare risulta fra i più ambiti nelle aste specializzate sino a toccare una base di 250 euro. E chi lo sa se Gianni Rivera ne possieda una copia anche lui in casa oppure sia ancora alla disperata ricerca di quel pezzo ?
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