Luis Fernandez. Prigioniero. Calciatore per la squadra degli Alleati. Un colpo allo sterno, infortunato. Braccio sul petto a protezione del trauma. Rovesciata-capolavoro e gol del 4-4. 1981. “Fuga per la vittoria (Victory)”. Film diretto da John Huston. Il cinema che consacra “O’ Rei”. Edson Arantes do Nascimento. Pelé.
Il più grande talento del futebol, nato a Três Corações il 23 ottobre 1940, ha salutato tutti, due anni orsono, a San Paolo. Era il 29 dicembre 2022.
Una carriera unica al mondo. Un mito tra i miti
Tre volte campione del mondo, 1281 gol realizzati in carriera, fiumi di parole scritte che per contenerle tutte occorrerebbe un’enciclopedia composta da una lunga serie di volumi. Ricordare Pelé due anni dopo. Il calcio è uno spettacolo. Il calcio è emozione. Lo spettacolo è cinema. L’emozione la regala il cinema. Il tributo a Pelé parte da quella splendida pellicola della Paramount. Sylvester Stallone, Michael Caine, Max von Sydow, Bobby Moore. E poi, lui. La “Perla Nera”. (In portoghese la Pérola Negra). Il calciatore più forte di tutti i tempi, per molti, e per gli altri uno dei due insieme all’altro mito assoluto, Diego Armando Maradona.
Embed from Getty Images“Mio grande amico, grazie per questo viaggio. Un giorno in paradiso giocheremo nella stessa squadra. E sarà la prima volta che in campo alzerò il mio pugno al cielo senza festeggiare un gol. Lo farò perché finalmente ti avrò riabbracciato”. Le sue parole alla scomparsa di Dieguito. E loro due immortalati insieme. Più volte. Sorridenti. Come Totò ed Eduardo De Filippo. Due campioni. Monumenti. Leggende. Vite che non finiscono. Le loro gesta eterne. I film di Totò. Le commedie teatrali di Eduardo. I gol di Pelé e Maradona. Nessuno che si annoia a rivederli. In vhs prima, in dvd poi, sul web oggi. Visualizzati milioni di volte.
Il cinema immortala i grandi campioni
Come il film “Fuga per la vittoria”. Il 9 agosto 1942 a Kiev ci fu quella che venne chiamata la partita della morte. Una squadra mista di calciatori di Dynamo e Lokomotiv da un lato e una squadra composta da ufficiali dell’aviazione tedesca Luftwaffe dall’altro. Fonte di ispirazione per il film “Fuga per la vittoria”. Film che dieci anni fa “Rolling Stone” ha messo al ventunesimo posto della classifica dei migliori film sportivi della storia del cinema. Film che regala agli spettatori la visione di una leggenda del calcio per una volta in versione attore.
Pelé. Primo titolo mondiale Svezia 1958. Non ancora diciottenne ma già sei reti all’attivo. Secondo titolo mondiale Cile 1962. Terzo titolo mondiale Messico 1970. Quattro gol. Una delle reti è servita alla sua Seleçao per avere la meglio nella finale contro l’Italia. 4-1 per i Verdeoro. Gli azzurri con il freno a mano tirato dopo le fatiche di Ercole. La semifinale contro la Germania. 4-3. Partita storica. Altro film. “Italia-Germania 4-3”.1990 di Andrea Barzini. Con Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Cederna, Massimo Ghini, Nancy Brilli, Giuseppe Battiston. Altra emozione da ricordare. Non ora. Il 29 dicembre è e sarà per sempre, il giorno in cui Edson Arantes do Nascimento ci ha lasciati.
L’ambasciatore del calcio
Ha vinto tutto. Indossato quasi sempre la maglia del Santos. Resistito al richiamo dell’Europa del calcio. E’ stato bandiera del suo Brasile, come nazionale di calcio ma anche come nazione. Ha deciso di concludere la sua carriera negli Stati Uniti. Dal 1975 al 1977 nei New York Cosmos.
Ambasciatore del calcio, per far conoscere questa disciplina sportiva agli americani, più avvezzi alle palle ovali o a spicchi che alla tonda bianca e nera. Ma pur sempre di America si trattava per Pelé. Da quella meridionale a quella settentrionale. Ma il vecchio continente mai. “O Rei” lo ha conquistato senza farsi conquistare. 1 ottobre 1977. In campo Cosmos e Santos. La partita per salutare Pelé sul rettangolo di gioco. Il campione brasiliano che indossa entrambe le maglie. La sua vita calcistica insieme alla Verdeoro della Nazionale. 29 dicembre 2022. La sua vita che termina. La tristezza per ogni sportivo di perdere il più grande. Ma la gioia del ricordo di averlo visto, la fortuna di averlo vissuto.
Embed from Getty ImagesLa leggenda di O Rei
Il film “Fuga per la vittoria” a tenere vivace la memoria. E non solo. Il grande schermo inizia a celebrarlo già a carriera in corso. E non era l’epoca delle serie. Dei documentari per tutti. Era il 1962. E il documentario “O Rei Pelé” con la regia di Carlos Hugo Christensen iniziava a immortalare le gesta del mito. Lunga intervista durante la quale Edson Arantes do Nascimento ricostruisce la propria carriera e racconta la dura strada per diventare uno dei migliori calciatori della storia. 2004. “Pelé eterno”.
Documentario brasiliano diretto da Anibal Massaini Neto. Scritto da José Roberto Torero con la collaborazione del giornalista Armando Nogueira. Film insignito del “Premio Città di Roma Arcobaleno Latino” al Festival di Cannes 2005. E svela il certificato di nascita con riportato il nome “Edison Arantes do Nascimento” e la data di nascita 21 ottobre 1940, mentre l’enciclopedia recita 23 ottobre 1940. Edison come Thomas (Alva) Edison. Il grande inventore. Al primo posto secondo “Life” tra le “100 persone più importanti negli ultimi 1000 anni”. Di fatto a scuola lo insegnano come colui che ci ha dato la luce. Proprio come l’altro Edison. Arantes do Nascimento. Quello che ci ha illuminato gli occhi con il suo calcio.
Le altre opere ispirate a Pelè
2016. “Pelé: Birth of a Legend”. Film biografico scritto e diretto dai fratelli Jeff e Michael Zimbalist. Il racconto per immagini di un piccolo brasiliano che cresce nelle favelas della cittadina di Bauru, figlio di Dondinho (ex calciatore) e Celeste Arantes, una casalinga. Il film di un giovanissimo “Dico” (come viene chiamato a Bauru) che gioca con un pallone di stracci e senza scarpe. “Dico”, arrampicato sul tetto di una baracca che insieme agli amici, assiste alla tragica disfatta del Maracanazo. 1950. Il 16 luglio il Brasile sconfitto a sorpresa dall’Uruguay allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro. La sconfitta che mette in ginocchio l’intero paese, dove si respira da sempre calcio. L’amarezza di non vincere “in casa” il titolo mondiale. “Dico” che lavora con la mamma. Il giovane Pelé che mentre fa le pulizie con sua madre, incontra il giovane José Altafini. Rivali.
Il guanto di sfida lanciato in un torneo giovanile, supervisionato dall’osservatore Waldemar de Brito. Pelé è un ragazzino che lavora come inserviente contro Altafini già promettente calciatore. E “O’ Rei” con la sua squadra arriva in finale. Gran gioco. Senza scarpini. E una sconfitta di misura. 6-5 contro la squadra dell’affermato Altafini, che rischia di soccombere per una clamorosa rimonta, solo sfiorata. La strada, però, è ormai tracciata. Il talento di Pelé si vede tutto. E lo vede anche De Brito che informa la famiglia del suo interesse.
Ma la strada per diventare mito è piena di ostacoli. Uno dei piccoli amici di “Dico” muore sepolto sotto un mare di fango durante una fuga. Si chiamava Thiago. Scappava da alcuni mercanti ai quali aveva rubacchiato noccioline. E “Dico”, non ancora Pelé, inizia a lavorare con papà, inserviente sanitario, pulisce bagni. La madre ricorda, però, che De Brito era colpito dal suo talento in mezzo al campo. Con un pallone rotondo. E lo contatta. E il figlio al Santos, passa il provino e viene inserito nella formazione giovanile.
2021. “Pelé: il re del calcio”. Film documentario diretto da David Tryhorn e Ben Nicholas prodotto da Netflix. Parallelo tra la carriera del calciatore brasiliano, campione assoluto, il più grande, e la situazione politica della nazione sudamericana. Pelé al termine della carriera è stato tanto altro. Ambasciatore delle Nazioni Unite per l’ecologia e l’ambiente. Ministro straordinario per lo sport con il presidente Fernando Henrique Cardoso (alla guida della nazione del Brasile per due mandati consecutivi, dal 1 gennaio 1995 al 1 gennaio 2003).
Talent scout per il Fulham, squadra di calcio inglese attualmente in Premier League. Attore e protagonista di documentari. Non solo per sé ma anche per gli altri. “I am Bolt”. 2016. Il documentario sull’uomo più veloce del pianeta. Un film dove compaiono anche Neymar, Serena Williams, Asafa Powell, Ziggy Marley, Maurice Greene. Pelé, e molti altri, a raccontare “l’eroe giamaicano”, “l’eroe della gente”, fino al trionfo finale.
Il cinema che racconta la realtà, la realtà raccontata attraverso il cinema. Pelé è esistito veramente. Allo stadio di Colombes, decorato di bandiere a croce uncinata, ma pieno di civili francesi. Il prigioniero Fernandez, un soldato di Trinidad & Tobago, dopo essere stato costretto a uscire dal campo per uno scontro che gli provoca un trauma allo sterno che rientra.
Si protegge il petto con un braccio e, da un cross di Brady, in rovesciata, mette a segno il 4-4. Infiamma il pubblico. Anche il tedesco e avversario Von Steiner, si alza ad applaudire il gol, nel silenzio della tribuna d’onore composta da gerarchi nazisti. “Fuga per la vittoria”. Film del 1981. Ma quella scena senza controfigure. Pare che durante le riprese, con un “tiro di prova”, Pelé ruppe involontariamente un dito della mano a Sylvester Stallone, portiere della sua squadra nella partita contro i militari nazisti.
Pelé, “O’Rei”, attore di sé stesso, nel ruolo di calciatore, il cinema senza ciack ed effetti speciali. Il gol di Pelé è vero. Reale. Come la sua carriera. La sua vita. “O Rei”. L’uomo e la leggenda. Eterna.
Immagine in evidenza: ©X, Pele
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