Siya Kolisi alza nuovamente la Coppa del Mondo di rugby. Festeggiano già da un pezzo i suoi compagni di squadra, chi ballando, chi alzando i pugni al cielo: il Sudafrica ha appena battuto la Nuova Zelanda. Il Mondiale numero quattro consacra la Rainbow Nation nel libro dei record. Le luci intanto si stanno spegnendo allo Stade de France; cala il sipario sul più importante evento del mondo ovale.
Il capitano degli Springboks bacia il trofeo durante i festeggiamenti
La sensazione iniziale però è che l’edizione francese, per quanto memorabile, sarà ricordata soprattutto per le polemiche. Anche in Italia c’è ben poco da festeggiare: la spedizione azzurra è terminata appena ai gironi dopo due pesantissime sconfitte. Ma andiamo con ordine.
Gli Springboks trionfano tra le critiche
Francia 2023 non è stato un torneo facile per gli addetti ai lavori. La direzione arbitrale è stata spesso aspramente criticata, complici le recenti modifiche al regolamento in materia di HCP (head contact process) e il bunker process, che permette di revisionare i cartellini al TMO. Molti contrasti di gioco quindi sono stati ritenuti più fallosi che in passato, di conseguenza sono piovuti i cartellini.
Se il metro indicato da World Rugby è apparso fin troppo severo all’inizio, dai quarti di finale in poi i direttori di gara invece hanno lasciato correre più di una volta, forse anche a causa della frenetica intensità delle partite. Ne sono risultati match punto a punto, decisi dai minimi dettagli.
La seconda grande critica mossa dagli appassionati è legata ai precoci sorteggi dei gironi, risalenti appena al 2020. Da allora il ranking mondiale ha visto diversi scossoni. Irlanda e Francia sono salite sul podio, contendendosi a lungo la vetta; altre, come Galles e Australia, sono andate incontro a stagioni da dimenticare.
In tal modo sono emersi gironi di ferro e altri più aperti. Nel Girone C per esempio si sono sfidate tre delle migliori cinque squadre al mondo: Sudafrica, Irlanda e Scozia. Similmente nel Girone A Francia e Nuova Zelanda, due delle favorite, si sono incontrate già all’esordio. D’altra parte tutto ciò ha influito anche sulle cosiddette Tier 2, le nazionali di seconda fascia, reduci da passivi pesanti ogni weekend. World Rugby comunque ha ascoltato le lamentele, promettendo di rimandare i sorteggi quanto più possibile per il Mondiale 2027.
Un’altra Coppa negli annali
Durante la rassegna francese però sono stati anche abbattuti diversi record. Per esempio, il neozelandese Will Jordan ha eguagliato il primato delle 8 mete marcate, ora condiviso con gli Hall of Famer Jonah Lomu e Bryan Habana. Johnny Sexton e Owen Farrell, capitani rispettivamente di Irlanda e Inghilterra, sono diventati i migliori marcatori di sempre delle proprie nazionali.
Will Jordan realizza una tripletta in semifinale
In generale, l’atmosfera creatasi è stata impressionante. I tifosi sono accorsi da ogni dove per sostenere i propri beniamini: già durante i gironi è stato superato il record complessivo di pubblico dell’edizione precedente, per un totale di oltre 2,4 milioni di presenze. L’evento ha funzionato molto bene anche per quanto riguarda il contorno delle partite: i Villaggi del Rugby disseminati per le città ospitanti hanno accolto più di 1,16 milioni di persone.
80 mila spettatori hanno poi assisitito alla finale di Parigi, nonostante la precoce eliminazione dei padroni di casa e il conseguente resell di molti biglietti.
Per due mesi perciò in Francia (e non solo) il rugby è stato su tutti gli schermi, con un’audience stellare. Anche i social hanno fatto la loro parte: i contenuti condivisi sul torneo hanno generato miliardi di visualizzazioni. Non poteva essere altrimenti: la rimonta del Portogallo sulle Figi o il big match tra Francia e Sudafrica saranno ricordati a lungo negli anni a venire.
Lo scorso 8 ottobre i lusitani hanno vinto la loro prima partita ad una Coppa del Mondo
Il freddo autunno degli Azzurri
Come dicevamo in apertura, il Mondiale 2023 resta invece un tasto dolente per l’Italia. Nessuno chiedeva di vincere la Coppa, ma almeno di evitare figuracce.
Gli Azzurri erano atterrati in Francia galvanizzati da un biennio di apparente rinascita e da un gruppo di giovani prospetti. Dopo un avvio soddisfacente con la Namibia (52-8 al triplice fischio) e la rimonta ai danni del’Uruguay, l’Italia si trova a pari punti con la Nuova Zelanda; sconfitta all’esordio dai padroni di casa. Un incontro solitamente proibitivo diviene così un papabile appuntamento con la storia per la nazionale italiana. Ma la battaglia finisce ancora prima di iniziare: gli All Blacks prevalgono già dalle prime battute e dopo ottanta minuti il tabellino umilia Lamaro e compagni 96-17. Gli italiani avrebbero ancora qualche possibilità di passare i gironi battendo i francesi, ma la settimana dopo a Lione gli Azzurri subiscono un’altra doccia fredda. Una marea di errori permettono ai padroni di casa, comunque di maggiore cilindrata, di confermarsi tra i favoriti del torneo. Il Mondiale per l’Italia finisce con un’altra prova sottotono.
La sconfitta subita contro i neozelandesi sarà difficile da dimenticare per gli Azzurri
L’inesperienza del gruppo, i sorteggi sfavorevoli e forse anche le aspettative irrealistiche dello stesso staff hanno chiaramente inciso sul risultato finale. Ma in che misura? Difficile stabilirlo. Intanto il salto nell’Olimpo della palla ovale viene ancora rimandato. Salutato e ringraziato coach Crowley, comunque in partenza, la nazionale sarà affidata ora al neo-appuntato Gonzalo Quesada.
La strada appare ancora in salita, sebbene coltivare con cura il materiale umano potrebbe dare i frutti sperati sul lungo periodo. Capuozzo, Zuliani, Nicotera, Lorenzo Cannone, senza dimenticarsi dei veterani Negri e Allan, hanno brillato quanto basta per non far tornare la nazionale subito nel dimenticatoio. Anche se essere eliminati così fa più male di un placcaggio di Sam Cane.
Immagine in evidenza: ©Rugby World Cup, X
Comments