Mai come quest’anno, fare previsioni sulla stagione di Formula 1 che inizierà in questo weekend risulta un esercizio complicato.
Con il cambio regolamentare, inoltre, le differenze tra le varie scuderie dovrebbero – sulla carta – essere minori e rendere le gare più combattute e spettacolari, almeno nelle speranze di Liberty Media, che gestisce il Circus.
Se al cambio di look delle vetture aggiungiamo poi il fatto che, durante i test e fino alle qualifiche del primo GP stagionale, tutte le scuderie giocano a nascondino – o come si dice in gergo sandbagging, ossia andare in pista con i sacchi di sabbia per sembrare più lenti – ecco che le carte in tavola si fanno ancora più difficili da decifrare.
Nei 6 giorni di test concessi (3 a Barcellona e 3 in Bahrain) alcuni team si sono distinti rispetto agli altri, anche se guardare puramente ai tempi sul giro potrebbe trarre in inganno: ad esempio, il Day 2 di test in Bahrain si è chiuso con la Haas di Kevin Magnussen – chiamato a rimpiazzare il licenziato Mazepin – che ha siglato il crono più veloce della giornata; giro che, però, è arrivato in condizioni ottimali sia per quanto riguarda l’asfalto (pista gommata e temperature più basse) che per quanto riguarda la macchina – gomme morbide e probabilmente basso carico di benzina.
Questa lunga introduzione serve semplicemente a mettere le mani avanti, e così come un Gran Premio inizia con una griglia di partenza che sarà diversa dall’ordine d’arrivo finale, allo stesso modo quelle che sono le premesse di inizio stagione non sempre vengono confermate dalla pista.
A questo punto, non ci resta che buttarci a capofitto in quella che, a pochi giorni dall’inizio della stagione, è la griglia di partenza:
DECIMA FILA (19°-20° posizione): KEVIN MAGNUSSEN – GUANYU ZHOU
La Formula 1 è il campionato motoristico più famoso e più importante al mondo, e già farne parte significa appartenere ad un’èlite.
Per molti piloti è meglio essere nelle ultime posizioni nella massima categoria motoristica che primeggiare in altre categorie; ecco spiegato perché Magnussen ha accettato l’offerta di tornare in Formula 1 dopo un anno di stop, nonostante nè lui nè la macchina – nonostante il miglior tempo nei test in Bahrain – diano garanzie di successo.
Il danese è stato chiamato all’ultimo per rimpiazzare Mazepin, accantonato per la nota situazione russo-ucraina, e probabilmente ad inizio stagione patirà il classico ritardo di condizione, abbonandosi alle ultime posizioni.
Poi, soprattutto nella Formula 1 bisogna sempre farsi trovare pronti, ed esserci è già un buon punto di partenza, ma le buone notizie per Magnussen sembrano finire qui.
Discorso analogo per Guanyu Zhou, pilota cinese dell’Alfa Romeo, promosso dalla Formula 2 principalmente per la dote di sponsor che porta con sé.
L’Alfa Romeo Sauber ha fatto registrare degli ottimi tempi sul giro singolo, ma purtroppo abbiamo già detto quanto questi siano indicativi fino ad un certo punto; sul passo gara ha fatto più fatica, e dato che in Formula 1 il 90% dei risultati deriva dalla potenza e dalla velocità della macchina, per il giovane cinese si prospetta una difficile stagione d’esordio.
NONA FILA (17°-18° posizione): MICK SCHUMACHER – NICHOLAS LATIFI
Quando si sente il nome Schumacher, la stragrande maggioranza degli appassionati e degli addetti ai lavori lo associa con le posizioni di vertice, ma purtroppo bisogna essere realisti: Mick, al momento, in comune con il padre ha solo il cognome.
Anche nelle serie minori, Mick ha mostrato una costante crescita passo dopo passo, e se l’anno scorso l’obiettivo era stare davanti al proprio compagno di scuderia, dato che la macchina a disposizione gli permetteva solo quello -obiettivo tra l’altro ampiamente raggiunto – quest’anno la task è quella di mettersi dietro anche qualche altra macchina, magari con qualche exploit in zona punti. Ma chiedere di più al giovane tedesco, solo ed esclusivamente per il cognome che porta, sarebbe sbagliato.
Al fianco di Schumacher, nella nostra griglia di partenza virtuale, mettiamo Nicholas Latifi, pilota canadese al terzo anno con la Williams.
La scuderia fondata dal compianto Frank ha deciso di dare un taglio netto con il passato: è stato infatti rimosso l’adesivo presente dal 1994 per ricordare la morte di Ayrton Senna, ma è rimasta fortemente legata al passato più recente: tante difficoltà e poche gioie, e ultimo posto evitato più per demeriti altrui che per meriti propri.
Per il canadese, inoltre, qualche problema di affidabilità di troppo, come ad esempio il botto dovuto ad un surriscaldamento dell’impianto frenante che ha costretto Latifi a terminare anzitempo la seconda giornata di test.
Insomma, per Latifi si prospetta una stagione sul leitmotiv del 2021, magari, come per Schumacher in precedenza, con qualche apparizione in zona punti.
OTTAVA FILA (15°-16° Posizione): VALTTERI BOTTAS – ALEXANDER ALBON
Se fino ad un paio di anni fa, vedendo Bottas e Albon insieme in ottava fila, avremmo pensato ad uno scherzo, o al massimo ad una penalizzazione contemporanea, adesso ci troviamo invece davanti alla realtà dei fatti: entrambi appiedati da 2 top team (Mercedes e Red Bull) pur di rimanere nel circus hanno deciso di accettare delle proposte che difficilmente, sempre sulla carta, li porteranno a lottare costantemente per le posizioni che contano.
Entrambi hanno dimostrato di essere dei buoni piloti quando hanno avuto a disposizione la macchina per fare bene, ma hanno anche dimostrato di non riuscire a stare al passo con la pressione di un top-team.
Ecco che quindi la loro è stata la scelta più congeniale: sia Bottas che Albon sono piloti migliori dei rispettivi compagni di squadra – soprattutto Bottas rispetto a Zhou – e quindi se Alfa e Williams raccoglieranno ottimi risultati, sarà quasi esclusivamente grazie alle loro prestazioni.
Allo stesso modo, se le cose non dovessero andare come sperato, su di loro nessuno potrebbe accanirsi, perché la macchina non sarebbe all’altezza della concorrenza. Per due piloti con caratteristiche simili e con due carriere in questo momento simili, anche le condizioni di partenza sono simili.
SETTIMA FILA (13°-14° posizione): ESTEBAN OCON – YUKI TSUNODA
Continuando la nostra scalata verso le posizioni di vertice, usciamo dal limbo delle scuderie che partono più svantaggiate (Haas, Alfa Romeo e Williams) ed entriamo nel midfield, il cuore pulsante del centro gruppo, comprendente 4 team (Alpine, Aston Martin, Alpha Tauri e McLaren) che vogliono primeggiare tra di loro e, perché no, provare a dare fastidio ai 3 top-team lassù.
Se già era difficile fare previsioni per la stagione che sta per iniziare, è ancora più complicato fare previsioni sul centro gruppo, visto che i valori in campo cambiano di gara in gara.
In generale, l’Alpine è quella che tra le 4 ha avuto maggiori problemi di affidabilità: in fase di presentazione gli ingegneri hanno detto che si sono concentrati maggiormente sulla potenza che sull’affidabilità, e nei test questo aspetto è emerso: nella mattina del Day 2 Ocon ha chiuso al comando, ma nella prima giornata i piloti Alpine hanno concluso a malapena 60 giri a causa di vari problemi, contro un media di 100 e passa giri degli altri giorni.
In una Formula 1 in cui i problemi di affidabilità durante la stagione sono sempre meno, una scelta come quella della scuderia francese potrebbe non pagare; per Ocon si prospetta una stagione di alti – ottimi piazzamenti o perché no, anche una vittoria come nel 2021 – ma anche di bassi, che inevitabilmente avranno una ripercussione in termini di punti in classifica.
Discorso diverso ad Ocon, ma con risultati simili, per Tsunoda: l’Alpha Tauri ha tutte le premesse per fare un’ottima stagione, data le buone prestazioni sia sul giro “secco” che sul passo gara, ma Yuki, con i 22 anni ancora da compiere (’11 maggio 2000 la sua data di nascita) non ha ancora la costanza di rendimento tale da essere sempre lì a lottare per dei buoni piazzamenti.
Per il giapponese le possibilità di un podio sono ancora più basse che per Ocon, ma forse il podio è un’idea che nemmeno Tsunoda stesso ha.
SESTA FILA (11°-12° posizione): LANCE STROLL – DANIEL RICCIARDO
A ridosso della zona punti troviamo due piloti che, per motivi diversi, dovranno dimostrare di essere ancora a livello delle aspettative.
Stroll ha un rapporto complicato con il mondo della Formula 1, soprattutto con gli appassionati e gli addetti ai lavori: da tutti etichettato come pilota pagante – in realtà tutti i piloti di Formula 1 sono paganti – e che rimane nel circus solo perché il padre gestisce la scuderia dove lui corre, ha però dimostrato di essere un discreto pilota: non è un fenomeno e molto probabilmente non vincerà mai il Mondiale, ma il canadese ha dimostrato che quando assistiamo ad un risultato inaspettato molte volte c’è dietro il suo zampino: la pole in Turchia nel 2020 e i 3 podi ottenuti con macchine mai all’altezza di quei risultati sono lì a dimostrarlo.
Stroll, nonostante la giovane età (24 anni ad Ottobre), è in Formula 1 ormai da 5 anni e questa stagione è ad un bivio: attorno all’Aston Martin ci sono tante aspettative, se riuscirà a confermarle allora darà una svolta alla sua carriera.
Insieme a lui troviamo Daniel Ricciardo, anche se fisicamente la sua presenza per il primo GP stagionale è in dubbio, data la sua positività al COVID-19. L’australiano pagherà inizialmente il fatto di non aver avuto la possibilità di provare tanto quanto gli altri la propria vettura, soprattutto se pensiamo che l’anno scorso il feeling tra Ricciardo e la sua McLaren, tolta la vittoria di Monza, non è stato dei migliori.
Daniel ha però dalla sua il recente passato: anche durante il biennio passato in Renault (poi diventata Alpine), al primo anno fece molta fatica ad adattarsi ad una macchina diversa, mentre nel secondo fece decisamente meglio, conquistando 2 podi.
La speranza per Ricciardo è che il 2022 assomigli più al 2020 che al 2021, perché superata ormai la soglia dei 30 anni non può permettersi altre stagioni deludenti.
QUINTA FILA (9°-10° posizione): FERNANDO ALONSO – SEBASTIAN VETTEL
Ai bordi della zona punti troviamo 6 titoli mondiali (2 per Alonso e 4 per Vettel) che sono alle ultime cartucce della loro carriera, ma che non hanno perso di certo la voglia di dimostrare le loro capacità.
Alonso, che è sempre riuscito a portare oltre i limiti le sue vetture, risulta dunque essere il pilota perfetto per il tipo di macchina che sembra essere l’Alpine nel 2022: Fernando, a quasi 41 anni, non può avere la stessa costanza di rendimento di piloti che hanno 15 anni di meno, soprattutto in una stagione da 22/23 gare – da vedere se il GP di Russia verrà sostituito o no – ed è il giusto fit per una macchina che non fa affidamento sull’affidabilità ma più sulla singola prestazione. Nelle giornate di grazia, quindi, Fernando risulterà un cliente scomodo per chiunque, top team inclusi.
Vettel, dal canto suo, potrà fare affidamento su una macchina che pare partire un passo in avanti rispetto alla stretta concorrenza, ma anche lui, come il compagno di scuderia Stroll, dovrà dimostrare di essere all’altezza delle aspettative.
Per Sebastian potrebbe essere davvero l’ultima grande occasione per lasciare un buon ricordo in Formula 1, e non essere ricordato solo come un pilota capace di vincere 4 titoli mondiali esclusivamente perché al volante della macchina migliore.
QUARTA FILA (7°-8° posizione): PIERRE GASLY – LANDO NORRIS
I favoriti per prendersi lo scettro di “king of the midfield” sono Pierre Gasly e Lando Norris, piloti rispettivamente di Alpha Tauri e McLaren.
Norris ha avuto qualche intoppo soprattutto nei test in Bahrain, dove le alte temperature surriscaldavano l’impianto frenante della sua McLaren, non permettendo all’inglese di girare con continuità.
Questi problemi in fase di preparazione di una stagione, a maggior ragione di una in cui non si hanno dei punti di riferimento chiari, potrebbero portare ad un avvio al rilento, ma sul lungo periodo le qualità di Norris che abbiamo apprezzato anche nella passata stagione, almeno fino al GP di Russia, verranno fuori, e Lando si dimostrerà uno dei talenti più puri della nuova generazione di piloti, magari conquistando la 1a vittoria in carriera dopo esserci andato vicino un paio di volte lo scorso anno, sia a Monza che in Russia.
Gasly, invece, sembra proiettato alla stagione della definitiva consacrazione: nel 2020 era arrivato l’exploit più grande – la vittoria a Monza – dopo esser stato rimandato nella Toro Rosso poi trasformata in Alpha Tauri, mentre nel 2021 il francese si è contraddistinto per una grane costanza di rendimento, con qualche ottimo piazzamento: un podio, due volte 4^ e altre due 5^.
Nel 2022 Gasly è pronto ad essere considerato come un top-driver, e se la macchina lo accompagnerà per tutta la stagione, le sue ambizioni potrebbero non limitarsi al centro gruppo.
TERZA FILA (5°-6° posizione): CARLOS SAINZ – GEORGE RUSSELL
Ci avviciniamo alla zona dove si vincono le gare e si decidono i campionati, dove le tensioni e le pressioni possono esaltarti o mandarti nell’oblio, come ben sanno alcuni piloti che abbiamo già incontrato – Bottas, Albon, Gasly, ma anche Vettel, Alonso e Ricciardo – nel nostro percorso lungo la griglia di partenza.
Per resistere a questi livelli, i piloti hanno bisogno di una personalità e di una forza mentale non comune; qualità che dovrà dimostrare di avere George Russell, nuovo pilota Mercedes.
Fin dal suo arrivo in Formula 1, George, così come tutti noi, ha aspettato il momento in cui il sedile della Freccia d’argento, tornata tale dopo 2 anni di livrea black, sarebbe diventato suo.
Forse non si aspettava di dover condividere il box con Hamilton, che rende la sfida ancora più difficile ma allo stesso modo anche più accattivante.
Russell ha mostrato, soprattutto in qualifica, lampi di talento cristallino, con il picco nella qualifica del GP del Belgio, dove sotto un diluvio biblico ha portato la Williams in seconda posizione, ma necessita di migliorare sul passo gara, aspetto in cui ancora pecca.
Era solo colpa della macchina? Al momento parte un passo indietro perché è l’unico dei top ad aver cambiato scuderia, ma chissà che non lo potremo vedere più in alto nel corso della stagione.
Carlos Sainz arriva invece sulle ali dell’entusiasmo dopo un’ottima prima stagione in Ferrari, in cui ha chiuso addirittura, ribaltando ogni pronostico, davanti a Leclerc.
Certo, sul bilancio del monegasco pesano i tanti ritiri in situazioni dove potevano arrivare tanti punti – Monaco e Ungheria soprattutto – ma sta di fatto che il pilota spagnolo non ha di certo sfigurato al cospetto del più quotato compagno di scuderia.
Sainz non avrà i colpi del fenomeno, ma ha una grandissima costanza di rendimento, soprattutto in gara, e se la Ferrari, come è sembrato nel corso dei test, è riuscita a progettare una macchina al livello della concorrenza, allora Carlos potrà lottare molto spesso per il podio e, perché no, arrivare anche alla prima vittoria in carriera dopo tanti piazzamenti d’onore.
SECONDA FILA (3°-4° posizione): LEWIS HAMILTON – SERGIO PEREZ
7 titoli mondiali, 103 vittorie e 103 pole position non bastano per descrivere Lewis Hamilton; “i numeri lo offendono” direbbe un Avvocato riguardo ad un giocatore di basket.
Eppure, per la prima volta dopo 8 anni, Lewis Hamilton non è il favorito per la vittoria finale; di sicuro se la giocherà fino all’ultima curva come ha fatto anche nella passata stagione, ma per quanto visto finora, ricordandoci sempre che sono solo test pre-stagionali, il 7 volte campione del mondo parte un passo indietro rispetto ai suoi concorrenti.
A chiudere la seconda fila c’è Sergio Pèrez, a tutti gli effetti il secondo pilota Red Bull. Il messicano ha dimostrato di avere un ottimo passo gara, ma ha spesso toppato sul giro secco; vero, queste nuove vetture dovrebbero favorire le battaglie corpo a corpo e di conseguenza le rimonte, perché i piloti non dovranno preoccuparsi della gestione delle temperature causate dall’aria sporca creata dalla macchina davanti; tuttavia, partendo sempre indietro, per Sergio sarà difficile anche solo confermare il bottino dello scorso anno (1 vittoria e 5 podi).
PRIMA FILA (1°-2° posizione): MAX VERSTAPPEN – CHARLES LECLERC
La prima fila prevede il duello che, probabilmente, caratterizzerà i prossimi anni: Verstappen contro Leclerc.
Cresciuti insieme fin dai kart, i due si sono da sempre dati battaglia, fino ad arrivare in Formula 1, dove nel 2019 hanno dato vita ad un paio di battaglie spettacolari, in Austria e a Silverstone.
Purtroppo il livello di Red Bull è stato irraggiungibile per Leclerc e la Ferrari negli ultimi 2 anni, ma nei test la Rossa sembra tornata ai piani alti della classifica. La Ferrari è andata bene sia sul giro secco, sia sul passo gara, ma soprattutto non ha avuto problemi di affidabilità e ha potuto percorre tanti chilometri per raccogliere dati, fondamentali in vista di questa nuova stagione.
Se la macchina sarà realmente al livello di Red Bull e Mercedes, Leclerc lotterà per il Mondiale, dato che quando è stato messo nelle condizioni per vincere ha vinto – Monza e SPA nel 2019 – o è stato fermato solo da un guasto tecnico (Bahrain 2019) e anche lo scorso anno ha fatto vedere tutto il suo talento: la pole di Monaco e la gara di SIlverstone sono solo gli esempi più grandi.
Il favorito della vigilia rimane però Super Max Verstappen, Campione del Mondo in carica: la sua Red Bull si è presentata con soluzioni aereodinamiche estreme – come sempre fa Adrian Newey, dal 2006 direttore tecnico della scuderia austriaca – e quando ha cercato il tempo sul giro è andato più veloce di tutti, mostrando anche dagli onboard un equilibrio che poche macchine hanno.
Inoltre, dopo aver vinto il Mondiale dello scorso anno, Verstappen si è presentato con un viso molto più rilassato rispetto agli altri anni; consapevolezza dei propri mezzi o semplice arroganza? Per scoprire la risposta basterà aspettare fino a sabato pomeriggio, quando Max dovrà, come gli altri 19 piloti, scoprire le carte in tavola, perché da sabato si fa sul serio, e noi non vediamo l’ora che inizi questa nuova stagione di Formula 1.
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