E’ ormai chiaro a tutti che a Monza abbiamo assistito alla consacrazione forse definitiva di Charles.
Il modo in cui ha condotto la gara, non mancando di essere duro anche oltre il limite consentito, il modo in cui ha tenuto botta mentalmente sia per l’ingombranza di un autentico mastino come Lewis, sia per il peso di dover a tutti i costi portare la vittoria senza il minimo, o quasi, margine di errore (specialmente dopo l’abominio commesso da Vettel), è un qualcosa che raramente nella storia della categoria è stato visto fare da un pilota della sua età; il che è assolutamente straordinario.
Ma c’è dell’altro, molto altro.
Naturalmente leggendo questo titolo non può non tornare alla memoria quella che fu la genesi del termine febbre associato alla Formula 1 e alla Ferrari in particolare: parliamo di Gilles Villeneuve naturalmente.
Mettendo in chiaro che non stiamo certo paragonando le due figure, che sicuramente possono avere anche lati in comune per motivi anagrafici, stilistici, e parzialmente sul tipo di approccio alle gare.
Ma questa è una Febbre che ha contagiato in maniera diversa non solo i pubblico ferrarista, ma tutto il mondo della Formula 1. Se Villeneuve aveva contagiato il pubblico attraverso una spettacolarità unita ad una follia tipica di un’artista bohème, e dunque fuori da qualsiasi tipo di schema, quella di Leclerc ha dei connotati sicuramente diversi, ma non certo inferiori.
Non scordiamoci da dove è partito.
Stiamo parlando di un pilota che sin dalle categorie giovanili ha interpretato la figura del cannibale a suon di successi e di imprese a dir poco schiaccianti.
Nonostante sia l’epoca dell’ormai lungo ed estenuante dominio Mercedes, già in questi tratti di stagione si intravedono le stimmate di quello che potrebbe essere un futuro campione sui generis, che sia del mondo o non ai posteri spetta l’ardua sentenza…
Un pilota che potrebbe rappresentare seriamente lo spartiacque generazionale della massima categoria.
La vittoria di Monza ottenuta in quella maniera dimostra una volta di più che qualcosa sta cambiando. Con quel suo modo di fare umile, pacato, disponibile, ma al contempo forte e deciso, non sta soltanto prendendo lo scettro del comando di una storica e gloriosa scuderia come quella della Ferrari, ma sta attirando un nuovo pubblico diverso da quello a cui siamo abituati, fatto di tradizionalisti dalla logica del “o tempora, o mores”.
Ma è proprio questo il modo per scrivere la storia, creando un nuovo ciclo.
Una nuova Formula 1 sta arrivando, con buona pace della più datata frontiera di appassionati.
E lui potrebbe essere uno dei fulcri più potenti di questa nuova era.
Rompere le leggi, riscriverle e imporle, è proprio dei più grandi.
Benvenuti nella Febbre Leclerc.
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