Rugby

Eden Park: l’unica vera fortezza degli All Blacks

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La Nuova Zelanda appare lontana dai giorni di gloria di un decennio fa, pur essendo ancora tra le migliori nazionali al mondo. In effetti, sorprende ancora che gli All Blacks siano usciti dalla corsa al Rugby Championship 2024, superati dalle più agguerrite Argentina e Sudafrica. Ciononostante, i neozelandesi sono riusciti a entrare nei libri di storia anche in questa edizione del più importante torneo australe.

Lo scorso agosto infatti gli All Blacks hanno raggiunto il prestigioso traguardo delle 50 partite consecutive senza sconfitte all’Eden Park di Auckland. Un nuovo record, forse irraggiungibile, per una delle nazioni più celebri – e celebrate – nel mondo del rugby.

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Un secolo di Tour agli Antipodi

Chi bazzica un po’ i meandri di questo sport non può non aver mai sentito parlare di Eden Park, il leggendario stadio neozelandese. Addirittura, in Francia esiste dal 1987 un marchio di abbigliamento che porta il suo nome, fondato da alcuni giocatori francesi che lì persero la finale della Coppa del Mondo. Difficile credere allora che l’impianto ultracentenario di Auckland fosse stato costruito per tutto un altro sport: il cricket.

Il primo match di rugby risale infatti al 1913; più tardi, negli anni ’20, lo stadio iniziò ad ospitare anche le partite della nazionale neozelandese.

Da allora è stato teatro di moltissimi match ed eventi internazionali, compreso il tour dei British and Irish Lions nel 2017. Proprio la selezione delle Isole britanniche fu una delle pochissime squadre a negare la vittoria ai neozelandesi ad Auckland, seppur con un pareggio.

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Kieran Read e Sam Warburton alzano assieme il Tom Richards Trophy dopo il pareggio in gara 3

Fa specie comunque che siano serviti i migliori giocatori dell’emisfero nord per evitare un’altra vittoria neozelandese a Eden Park, dove negli ultimi 30 anni solo una squadra è riuscita a battere gli All Blacks: la Francia, nell’ormai lontano 1994.

Quell’anno i Bleus rimontarono i padroni di casa nel finale 20-23, grazie a una meta coast-to-coast passata agli annali come “la meta dalla fine del mondo“. Quella sconfitta servì da monito per le future generazioni di All Blacks, che da allora difesero con le unghie e con i denti la casa del rugby neozelandese.

“The try from the end of the world”, 1994: La Francia sbaraglia gli All Blacks

Lo sa bene l’Australia, attesa in Nuova Zelanda l’ultimo weekend di settembre. Contro gli acerrimi rivali, gli All Blacks non fanno prigionieri. Nessuno ha perso ad Auckland di recente tanto quanto i Wallabies, con un bilancio di 20 sconfitte consecutive dal 1986 ad oggi.

Cultura vincente

Ma allora perché Eden Park è uno degli stadi più difficili al mondo? Cosa rende questo campo speciale rispetto agli altri impianti della Nuova Zelanda?

La storia e la tradizione. Eden Park è l’impianto usato più di frequente dalla New Zealand Rugby Union: in totale sono 93 le partite disputate dalla sua apertura, di cui appena 10 sconfitte.

Diverse pagine indimenticabili di questo sport sono state scritte ad Auckland, spesso proprio dagli All Blacks, che a casa propria hanno conquistato due delle loro tre Coppe del Mondo (1987, 2011). Un’altra Coppa del Mondo è stata vinta più di recente, nel 2021, dalle Black Ferns; la nazionale femminile. Insomma, Eden Park è il simbolo della cultura vincente del rugby neozelandese.

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Richie McCaw alza la Coppa del Mondo 2011, 24 anni dopo il successo del 1987

D’altronde, non è mai stato facile affrontare i TuttiNeri, ancor che meno quando giocano in patria. Figurarsi in quella che considerano la loro fortezza. Davanti agli oltre 60 mila tifosi di Auckland, la Nuova Zelanda ha davvero una marcia in più, soprattutto quando c’è un record del mondo da difendere.

La Haka ad Eden Park nel 2022

Per fare un paragone, anche lo Sky Stadium di Wellington ospita almeno una partita della nazionale all’anno, ma lì gli All Blacks sono riusciti a trionfare solo una volta negli ultimi sette anni. L’abito fa il monaco, almeno in questo caso.

Cifra tonda (nonostante tutto)

Quest’anno le aspettative verso la Nuova Zelanda erano più alte che nel recente passato. Infatti dopo la sconfitta in finale di Coppa del Mondo è stato aperto subito un nuovo ciclo, con la nomina ad head coach del tanto acclamato Scott Robertson, mentre nuove forze fresche sono arrivate dal Super Rugby, tra cui Wallace Sititi e Cortez Ratima. A luglio quindi le due vittorie sull’Inghilterra avevano messo ulteriormente in luce la voglia di riscatto neozelandese.

Ma le belle premesse si sono infrante presto lo scorso 10 agosto, quando gli All Blacks realizzano uno dei peggiori esordi nel Rugby Championship della loro storia. A Wellington l’Argentina supera a sorpresa i padroni di casa 30-38. Una débacle clamorosa: prima di allora infatti i Pumas erano riusciti a trionfare solamente due volte sulla corazzata neozelandese.

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Mateo Carreras semina il panico tra la difesa neozelandese

Una settimana dopo va in scena il match di ritorno ad Auckland. In ballo non c’è solo l’orgoglio, è a rischio anche il record di imbattibilità di Eden Park. Forse proprio per questo, stavolta l’Argentina non ha scampo: la Nuova Zelanda si vendica con un secco 42-10. L’appuntamento con la storia non è saltato, il record all-time resta intatto, almeno per un altro anno. A Eden Park non passa nessuno, nemmeno i Pumas migliori di sempre.

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Damian McKenzie e Scott Robertson dopo una partita a Eden Park

Anche se poi a fine torneo la nazionale neozelandese resterà con l’amaro in bocca per le occasioni sprecate, la sua grande dimora si erge ancora solida: un baluardo di orgoglio maori a cui aggrapparsi durante i periodi di difficoltà.

Immagine in evidenza a cura di Isli Serjani

Samuele De Rossi

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