Si chiama “Bottass 2024“. Si tratta del calendario benefico del pilota di Formula 1 Valtteri Bottas, ex compagno di squadra di Lewis Hamilton in Mercedes, ora titolare in Alfa Romeo.
Tutto è nato quando, a maggio 2022, il finlandese pubblicò sui social una foto in cui – durante una vacanza in Colorado – appariva completamente nudo, mostrando il fondoschiena. Lo scatto divenne virale su tutte le piattaforme in pochi minuti e fu oggetto di chiacchiere per settimane da tutto il paddock.
Embed from Getty ImagesVisto il successo della foto, Bottas decise di vendere la foto, raccogliendo così 50.000 euro, andati in beneficenza, in meno di una giornata. Il filandese scherzò molto sulla faccenda: infatti regalò una stampa dell’immagine incriminata proprio al suo ex team-mate Lewis Hamilton, con tanto di autografo! E ancora, nell’aprile di quest’anno, Valtteri si fa fotografare senza veli per la copertina del magazine inglese Gp Racing, mentre si trova in una sauna.
La presentazione del calendario “Bottass”
Giusto una settimana fa è arrivato l’annuncio del Bottass, il calendario 2024 che raccoglie vari scatti del pilota finlandese mentre posa mostrando il posteriore. È acquistabile sul sito www.bottass.it, al costo di 19,99 euro. Per ogni calendario venduto, verranno devoluti 5 euro a Movember, movimento che si occupa della salute mentale e fisica degli uomini. Nello specifico, l’associazione si occupa di prevenzione al suicidio e della ricerca sul cancro alla prostata e ai testicoli.
Da anni ormai Valtteri Bottas sostiene il movimento e partecipa attivamente alle raccolte fondi e alle varie challenge. In primis, aderisce alla “Movember challenge“, che consiste nel farsi crescere i baffi durante il mese di novembre, mese della prevenzione del tumore della prostata e – più in generale – della prevenzione maschile. Poche ore dopo l’annuncio del lancio, il calendario “Bottass” è già un successo, raggiungendo un numero di circa 100.000 vendite.
Curiosando sul sito, si può vedere già qualche anteprima, adeguatamente modificata per rispettare le regole della navigazione internet. Ed ecco la simpatica nota del filandese: “Il calendario in sé non è pixelato. (Lo è) solo la preview qua sul web 🙂“.
Movember e non solo: la testimonianza di Valtteri Bottas riguardo la salute mentale
Tra i presenti in griglia, Valtteri Bottas è tra i più attivi dal punto di vista sociale. Sempre in prima fila per esprimere la sua voce, il finlandese dell’Alfa Romeo è stato uno dei primi piloti ad affrontare la tematica della salute mentale nel paddock.
I disturbi alimentari al debutto in F1: “Ero fissato e ossessionato”
Il numero 77 infatti non ha mai nascosto i disturbi alimentari che lo hanno afflitto all’inizio della sua carriera, nel 2014: “Mi allenavo al dolore, fisicamente e mentalmente, ma la cosa mi è sfuggita di mano ed è diventata una dipendenza. Non era molto salutare, volevo essere il migliore e pensavo di dover fare così. Se il team diceva che dovevo pesare 68 chili e io naturalmente ne peso 73, allora facevo di tutto per rientrare in quel peso”.
“Dovevo pesarmi ogni mattino e sera e il peso era sempre minore — racconta, in un’intervista al podcast “Direct talk about me” — “Ero fissato e ossessionato, delle volte completavo un esercizio di corsa due volte: una con il mio allenatore, l’altro da solo senza farmi vedere. Pensavo che mi avrebbe fatto bene, ma alla lunga ovviamente non è stato così. Mi stancavo molto facilmente e non riuscivo a dormire “— dice — “ogni notte mi svegliavo alle 4 del mattino e non riuscivo a riaddormentarmi”.
Embed from Getty ImagesTra i vari aneddoti, ce ne uno chiave: “Dovevo prendere un aereo e la mia ex moglie mi ha augurato che il volo andasse bene. Io le ho risposto dicendo che non mi importava se l’aereo si fosse schiantato: in tal caso sarei semplicemente morto. Questo è il tipo di pensieri che ho iniziato ad avere, come se niente avesse avuto più importanza”.
Poi Valtteri ha sentito l’esigenza di chiedere aiuto: “Ho avuto bisogno di uno psicologo che mi aiutasse a riprendermi e la sua prima valutazione di me è stata che sono quasi come un robot, che vuole solo raggiungere il suo obiettivo e non ha alcun sentimento. Mi ha sconcertato. Ma è vero che in quel momento non avevo altra vita che non fosse la F1“.
La morte di Jules Bianchi e il forte trauma: “Mi ci sono voluti due anni per recuperare”
“Fu un colpo duro, — ricorda il pilota dell’Alfa Romeo — mi ci sono voluti due anni per recuperare: ho sofferto di aritmia e alcune volte ho pensato che fosse la fine. Ho cominciato a sentirmi svuotato, tutta la mia vita era la F1 e non mi piaceva per niente. Ho pensato di smettere. Qualcosa doveva cambiare, ho preso troppe cose troppo sul serio“.
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