Nel rugby non sono tante le rivalità stracittadine, e non sempre sono veramente sentite. Ma il derby di Parigi tra Stade Français Paris e Racing 92 rappresenta un’eccezione.
Dal primo storico incontro nel 1891, il primo in assoluto in territorio francese, i due club hanno conquistato numerose volte l’iconico Bouclier de Brennus, il trofeo assegnato a chi vince il campionato francese. Al momento nel confronto svettano gli Stadistes con 14 titoli in bacheca; più del doppio dei 6 dei Racingmen.
Derby di Parigi: due squadre… Sopra le righe
Non si tratta però della solita rivalità di lunga tradizione. Eccentrici e fuori dagli schemi, hanno entrambi un modo singolare di approcciarsi a questo sport, dando vita verso la fine del secolo scorso al cosiddetto Show-business.
In particolare negli anni Ottanta i biancocelesti Eric Blanc, Jean-Baptiste Lafond e Franck Mesnel, finirono spesso sulle pagine di cronaca insieme ai compagni per alcune goliardate, come scendere in campo indossando delle parrucche o bere champagne tra un tempo e l’altro. Erano decisamente altri tempi. Nonostante da allora il club del patron Lorenzetti sia tornato ad avere un aspetto più sobrio, un simbolo fuori dal comune è stato mantenuto: il celebre papillon rosa.
Non è da meno però lo Stade, anzi. Il merito va senza dubbio a Max Guazzini, presidente fino al 2006, noto per far parlare di sé e del club con alcune trovate pubblicitarie: dall’introduzione delle cheerleader a bordo campo all’uso di “I will survive” di Gloria Gaynor come inno.
L’apice però fu raggiunto nel 2005, quando il club adottò il rosa come colore ufficiale delle divise al posto del classico rossoblu parigino, rendendo la maglia degli Stadistes unica nel suo genere.
La storia è rosa
All’alba del nuovo millennio il Racing sprofondò in ProD2 e si fuse con l’US Métro. Furono anni bui per l’antico club della capitale: nel 2000 fu strapazzato in Coppa di Lega dai cugini per 103-15 e qualche mese più tardi invece evitò per un soffio di retrocedere in terza divisione. Intanto sull’altra sponda della Senna la Pink Army vinceva l’ennesimo campionato, ripetendosi altre 3 volte prima che gli storici rivali riuscissero a tornare nell’Olimpo del rugby francese, nel 2009.
Sei anni dopo le due squadre si affrontarono finalmente in un match dei playoff, i famosi barrages. Gli Stadistes di Sergio Parisse s’imposero 38-15 nei quarti di finale, grazie ai 28 punti al piede di Morne Steyn. Dulcis in fundo, quella formazione trionfò anche nella finale contro Clermont, riportando il titolo all’ombra della Tour Eiffel.
Il futuro è celeste
Il presente e l’avvenire sorridono invece ai Ciel-et-blanc. Nel 2016 tornano a vincere il campionato francese, a distanza di 26 anni dall’ultimo successo. Da allora i Racingmen sono ai vertici del rugby transalpino ed europeo, disputando regolarmente la Champions Cup, la massima competizione per club del continente.
Proprio l’anno scorso Finn Russell e compagni hanno sconfitto i rivali agli ottavi del torneo, raggiungendo poi la semifinale.
Una settimana fa si è svolto l’ennesimo capitolo del derby di Parigi, nei quarti di finale di Top14. Allo Stade Jean Bouin la giornata sembra davvero nera per lo Stade Français, sotto di 17 punti dopo soli venti minuti e con un uomo in meno a causa dell’espulsione di Marcos Kremer. Contro ogni previsone, i padroni di casa rimontano e rimangono in partita fino all’ultimo minuto, quando decidono di tentare il tutto per tutto attacando palla in mano a ridosso della propria meta. Ma il rugby spesso è questione di un rimbalzo: l’ovale sfugge di mano agli Stadistes e viene raccolto dal’ex di giornata Gaël Fickou, che segna una meta davvero di rapina. Il 31-23 finale in favore dei biancocelesti parla chiaro: solo una squadra di Parigi rimane in corsa per il titolo.
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