Oggi Dejan Bodiroga compie 46 anni: anche se personalmente vorrei che con una finta, un passo d’incrocio, un movimento contro-tempo questo giocatore tornasse indietro nel tempo così da incantare ancora chi non ha avuto la fortuna di vederlo giocare; segnando in allontanamento un nuovo, delizioso, ennesimo canestro o servendo un assist smarcante dei suoi.
Nasce il 2 marzo del 1973 a Zrenjanin, allora Jugoslavia: il suo primo club è la squadra locale del Proleter Zrenjanin, poi nel 1990 passa allo K.K. Zadar club della città di Zara (oggi in Croazia) all’epoca già sei volte campione jugoslavo, con il quale assaggia anche l’aria europea della Coppa Korac.
Quindi, 19enne, l’approdo a Trieste sotto Boscia Tanjević che lo sceglierà tra scetticismo e critiche (all’epoca c’era la regola dei 2 stranieri al massimo nel roster): trampolino di lancio fondamentale per il giovane talento, trasferimento ostacolato dal suo club di provenienza che lo terrà praticamente fermo un anno usato però per allenarsi individualmente, duramente e per perfezionarsi.
Siamo nel 1992, mentre nel suo Paese è iniziata da un anno una sanguinosa serie di guerre civili e di secessione che dureranno un decennio e porteranno alla disgregazione della Juogoslavia all’attuale configurazione in vari Stati nazionali, il talentuoso Dejan inizia il suo percorso cestistico, professionale e umano in Italia prima alla Stefanel Trieste per due stagioni poi il passaggio all’Olimpia Milano dove vince uno scudetto (autore del canestro decisivo) e una coppa Italia nel 1996.
Entra nell’elite del basket europeo con le casacche di Real Madrid, Panathinaikos e Barcellona vincendo tra l’altro 3 campionati greci, 2 Lighe spagnole, 1 Copa del Rey e, a livello europeo, 1 Eurocoppa con il Real e 3 Euroleague (2 con i greci e 1 coi catalani, essendo Mvp delle finali nelle edizioni 2001/02 e 2002/03) e sempre da protagonista.
Il percorso in Nazionale è altrettanto carico di successi: 3 ori agli Europei (Grecia 1995, Spagna 1997 e Turchia 2001 più il bronzo a Francia 1999), 2 ori ai Mondiali (Grecia 1998, in cui sarà nominato MVP della manifestazione, e USA 2002) e l’Argento Olimpico ad Atlanta 1996 dietro ai padroni di casa.
Fu scelto al secondo giro del Draft 1995 con la chiamata 51 dai Sacramento Kings: per sua scelta non approdò mai nell’NBA, forse anche perché fisicamente troppo poco esplosivo in un tipo di basket che ha sempre privilegiato questo aspetto, ma in quanto a fosforo e capacità tecniche avrebbe potuto giocarci ampiamente, qualità che mostrò sempre in Europa.
Ciò che più ha colpito e lo ha impresso nell’immaginario cestistico, oltre alle vittorie sopra elencate, sono le sue caratteristiche tecniche e istrioniche in campo: alto 2 metri e 05, ruolo “ufficiale” ala piccola, era in grado di spaziare dal playmaker al lungo tattico.
Giocatore finto-lento se ce n’è uno, la sua tecnica sopraffina unita alla capacità di leggere la difesa decidendo come batterla erano impareggiabili, ed è sempre stato un uomo squadra capace all’occorrenza di caricarsi la stessa sulle spalle e portarla alla vittoria.
Giocatore moderno e allo stesso tempo antico, speciale in una parola: senza esagerare, un genio cestistico.
Ribattezzato “Bodiroga move” il palleggio in allungo con incorporato cambio di mano e di direzione: mal di testa assicurato per il difensore!
A lui è stata anche dedicata una canzone nel 1998 dal titolo esplicativo “Seks droga i Bodiroga” del gruppo rock di Belgrado, i Prljavi Inspektor Blaza i Kljunovi.
Chiude la sua carriera tornando in Italia nel 2005 alla Virtus Roma e la sua partita d’addio è una semifinale persa contro la Siena dominatrice di quegli anni il 7 Giugno 2007, in cui esce dal campo a 3’53’’ dalla sirena, applaudito da tutto il palazzetto, con i cori della curva tutti per lui e una standing ovation seguita anche dai commentatori televisivi: Bodiroga uscì visibilmente commosso senza riuscire (solo in questo caso) a fare una “finta” e una soluzione stilosa delle sue.
Si è sposato nel 2003 con la sua fidanzata di lungo corso Ivana Medic a Belgrado ed è dirigente sportivo, lavorando dopo il ritiro da giocatore prima alla Virtus Roma, poi come vice-presidente della Federazione Serba con delega alle Nazionali ed ora come membro del board della FIBA Europe.
Una curiosità, in conclusione, è che era cugino di secondo grado del “Mozart dei canestri”, il grande e compianto Drazen Petrovic.
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