Calcio

Dall’inferno al paradiso: la divina commedia bianconera

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Estate 2006, la magica notte di Berlino ancora infiammava i cuori degli italiani, la Coppa del Mondo era finalmente tornata in Italia dopo 24 lunghissimi anni, ma il calcio italiano non aveva tempo di gioire come avrebbe meritato: il caos di “Calciopoli“, infatti, monopolizzava la cronaca, gli uffici dei vertici federali e le aule del Tribunale. La Juventus fu retrocessa in Serie B, privata di quegli scudetti che, ancora oggi, sventolano alle porte dell’Allianz Stadium e nel giro di poche settimane si assistette ad un “terremoto” sportivo senza precedenti.

Poco dopo l’ufficialità della retrocessione nella serie cadetta, in casa bianconera si registrò un vero e proprio esodo: il giovane fuoriclasse Ibrahimovic ed il più esperto Vieira sposarono la causa interista, il capitano della Nazionale campione del mondo Cannavaro decise di accasarsi al Real Madrid, mentre altre due colonne portanti della truppa juventina come Thuram e Zambrotta firmarono per il Barcellona.

In poche parole, la fuga dei campioni della squadra allenata da Capello sembrava aprire le porte ad una nuova fase nella centenaria storia del club della famiglia Agnelli: l’inizio della fine.

Nel giro di pochi mesi, la grande Juventus della triade Moggi, Giraudo e Bettega veniva catapultata dal paradiso della massima serie italiana all’inferno della serie B, degli stadi mezzi vuoti di provincia e della vergogna; tutto questo avrebbe potuto abbattere qualunque squadra, qualsiasi staff dirigenziale, ma non quello juventino, rivelatosi capace, grazie, altresì, alla dichiarazione di fedeltà di campioni come Del Piero, Nedved, Buffon e Trezeguet, di rialzarsi, di pianificare il futuro e di conquistare la via della redenzione dopo un solo anno di purgatorio.

Dominata la serie B con 28 vittorie, 10 pareggi e 4 sconfitte, la nuova Juventus di Didier Deschamps, dei veterani e delle future colonne portanti come Marchisio e Chiellini, conquistava la promozione con 85 punti ed un evidente superiorità rispetto alle altre squadre; l’Inter vinceva sul campo il suo secondo scudetto consecutivo e s’apprestava a costruire quella realtà di dominio che qualche anno più tardi l’avrebbe consacrata nell’olimpo del calcio mondiale: proprio come quella di Helenio Herrera, l’Inter di Mourinho del triplete sarebbe entrata di diritto negli annali del calcio.

Dopo un terzo ed un secondo posto che sembravano aver nuovamente consegnato la Juventus ai vertici del panorama calcistico italiano, in realtà nelle stagioni 2009-2010 e 2010-2011 si consumava un vero e proprio dramma sportivo per i tifosi bianconeri: Ferrara, Zaccheroni e Luigi Del Neri, infatti, fallirono miseramente la missione affidatagli dai presidenti Cobolli-Gigli e Blanc prima e dal neoeletto Andrea Agnelli poi, rampollo della famiglia proprietaria del club e intenzionato a riportarlo al top non solo sul piano sportivo, ma anche su quello commerciale.

Seppur il primo anno da nuovo leader della squadra non fosse stato dei migliori, il giovane Agnelli non si perse d’animo e dall’estate del 2010 dette inizio ad una rivoluzione che, come possiamo certificare oggi, si è rivelata di fondamentale importanza: decise, infatti, di affidarsi alle esperte conoscenze del direttore generale della Sampdoria Giuseppe Marotta e del suo braccio destro Fabio Paratici; insieme a quest’ultimi costruirà un’invincibile corazzata, un gruppo che per molti anni ha rappresentato lo zoccolo duro della Nazionale (Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini e molti altri ancora) e che si è trasformato in vero e proprio cannibale in Italia. Sette scudetti, 2 finali di Champions League perse, ma pur sempre giocate, 3 Coppa Italia consecutive vinte: un bottino impressionante per una realtà che fino a qualche anno prima pareggiava in serie B contro il Rimini, raggiunta da un gol di Ricchiuti.

Tuttavia, se i risultati sportivi sono ben scolpiti nella cuore e nella mente dei tifosi, le conquiste economico-commerciali del club bianconero si possono definire ancor più importanti: “turning point” nella storia recente juventina è stata, senza ombra di dubbio, la costruzione dello Juventus Stadium (oggi Allianz) sulle ceneri del vecchio Delle Alpi, una struttura futuristica, all’avanguardia e capace di garantire alle casse societarie quegli aumenti di fatturato che, anno dopo anno, hanno riavvicinato il club ai grandi “padroni” del calcio europeo. Come dimenticare l’emozionante inaugurazione del nuovo stadio dell’8 settembre 2011, accompagnata dalle dolci parole del suo capitano Alessandro Del Piero:

La Juve è sempre stata un meraviglioso dipinto, e un meraviglioso dipinto ha bisogno di una cornice meravigliosa come questa

Il progetto che ha sempre avuto come motto:”Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta“, però, non si è fermato “semplicemente” al garantire una nuova casa ai giocatori e ai loro beniamini; la famiglia Agnelli, infatti, ha sfruttato oculatamente i suoi primi ricavi per portare avanti la costruzione del nuovo quartiere generale nell’area “Continassa“, la trasformazione del marchio, accolto timidamente dal mondo juventino, ma oggi amato dalla maggioranza dei suoi tifosi, l’apertura del JCollege per i giovani bianconeri, la realizzazione del JHotel e, “last, but not least”,  l’inizio dell’avventura della Juventus femminile, fresca campione d’Italia e pronta a partecipare alla Women’s Champions League 2018-2019.

Progettazione, perseveranza e polivalenza, la regola delle 3 P sembra ormai essere diventata il dogma del credo juventino e proprio la giornata di ieri, 10/07/2018 (una data che per tutti i tifosi sarà difficile da dimenticare), che ha visto l’arrivo del fuoriclasse portoghese Cristiano Ronaldo alla corte di Massimiliano Allegri rappresenta la più chiara, e concreta, testimonianza della forza del club bianconero. Alcuni addetti ai lavori nutrono diversi dubbi sull’utilità di un così oneroso investimento per un giocatore che ha già superato i 33 anni, ma andare a discutere un professionista simile, che oltre al lato sportivo offre, altresì, un’incredibile visibilità al club, appare una vera e propria follia. Le premesse per fare bene anche nel calcio italiano ci sono tutte, ma solo Cr7 potrà dimostrare tutto il suo valore e accompagnare i suoi compagni verso la conquista di quella coppa dalle grandi orecchie che, ormai, è diventata una vera e propria ossessione per la dirigenza e per tutti i tifosi.

Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e “I bambini “Cristiano Ronaldo

Cit. Dante “Mascitelli” Alighieri, da “Divina Commedia Bianconera”

 

La Redazione
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