Si è celebrato nello scorso weekend l’ultimo atto della stagione 2019/20 del calcio femminile e, come da pronostico, è stato ancora l’Olympique Lione a salire sul tetto d’Europa vincendo la sua settima UEFA Women’s Champions League.
Per il superteam francese, alla sua quinta vittoria consecutiva nel massimo torneo continentale, si è trattata di una vittoria mai in discussione nei novanta minuti disputati all'”Anoeta” di San Sebastian nonostante diverse assenze (su tutte quella del pallone d’oro in carica Ada Hegerberg ancora ai box per l’infortunio al legamento crociato del ginocchio del ginocchio destro di gennaio) che però non hanno inficiato la resa del gioco delle campionesse.
Il Lione non è stato stravolgente durante la finale ma controllando in modo efficace il possesso della palla ha potuto dominare il gioco senza correre eccessivi rischi ((https://www.youtube.com/watch?v=zMCRXFwofm8). L’arma vincente è stata senza dubbi la ragnatela di passaggi messa sul rettangolo verde dalla formazione di mister Vasseur che sfogava le sue potenzialità con le fiammate di Delphine Cascarino (autrice di una prova super condita dall’assist per il vantaggio di Eugenie Le Sommer) e che ha avuto in Saki Kumagai e Dzsenifer Marozsán le giocatrici chiave del match: l’asso nipponico ha dettato in modo magistrale i tempi di gioco delle compagne, oltre a firmare l’importantissima rete del raddoppio sul finire della prima frazione con un missile imparabile per Friederike Abt, mentre l’iconica giocatrice tedesca è stata fondamentale nell’alzare e abbassare il ritmo del pressing che ha mandato in tilt il gioco delle avversarie.
Il Wolfsburg, forse come mai negli ultimi anni, aveva tutte le possibilità di mettere in difficoltà la lunga supremazia continentale delle avversarie ma nel momento della verità non ha saputo far fronte all’occasione capitata. Il centrocampo tedesco non è stato all’altezza delle rivali in fase di recupero palla, inoltre l’impostazione del gioco sulle fasce con Fridolina Rolfo e Svenja Huth non ha avuto sufficienti alternative per impensierire seriamente la difesa guidata da capitan Renard. Abbastanza discutibile anche la gestione delle sostituzioni che di fatto non ha avuto quell’impatto sufficiente a ribaltare il risultato o a dare la spinta sufficiente nel forcing finale.
Il Lione si è aggiudicato quindi la sua settima coppa grazie alla superiore qualità della tattica e ad una rosa quanto mai profonda ed in grado di far fronte ad assenze pesantissime.
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