Quando passi in mezzo ad una tempesta tieni la testa alta e non aver paura del buio. Già, il buio. Quella sensazione che rende invisibile ogni cosa, che essa sia vicina o lontana. Puoi sfiorarla per sbaglio o scivolarci sopra, come successe ad un certo Steven Gerrard qualche anno fa, quando la maledizione sembrava giunta al termine. E invece no! A Liverpool era ancora buio e la testa stava pian piano cadendo verso il basso.
Alla fine di una tempesta c’è un cielo d’oro, come i capelli di un ragazzotto tedesco, tale Jurgen Klopp, o Kloppo, come lo chiamavano al Borussia Dortmund. Lui non è un semplice allenatore: è molto di più. È uno scultore del calcio perché riesce a scolpire chi gli sta intorno – dai giocatori ai magazzinieri, dai tifosi alla stampa – a sua immagine e somiglianza, trasmettendo loro la sua genuina cattiveria, che in gergo tutti chiamano “mentalità vincente“. Eppure Jurgen ne ha perse tante di finali, ma in Germania lo rimpiangono (e non solo perché ha riportato il Meisterschale ai piedi del muro giallonero). Klopp è infinitamente passionale proprio come il popolo Reds ed i tifosi certe cose le capiscono al volo. La rinascita del Liverpool e di Liverpool passa da lui.
Cammina nel vento, continua a camminare sotto la pioggia di delusioni che affliggono i primi anni dell’era Klopp, anche se i tuoi sogni vengono lanciati via e fatti saltare, o magari volano a Barcellona, come Philippe Coutinho. Era da tanto che la Kop non ammirava un talento del genere, ma forse lui non amava così tanto la Kop. Troppo facile arrendersi così e andare in un posto in cui vincere è scontato.
Ad Anfield invece nulla è scontato e bisogna sudare per vincere. È una terra magica dove può accadere di tutto, come rifilare un poker a Messi e compagni e poi perdere un altro campionato per un pareggio contro il Leicester.
Klopp non si ferma e continua imperterrito col suo martelletto a scacciare via la paura del buio dall’anima di Liverpool, riportando nella terra dei Beatles la Champions League. Tutto molto bello, tutto molto suggestivo, ma intanto è passato un altro anno, il ventinovesimo, dall’ultimo successo nazionale. Questa volta però l’atmosfera che si respira è diversa: c’è una giustificata consapevolezza di supremazia che infonde i cuori rossi. E allora si inizia a camminare insieme, compatti come forse mai nessuna squadra lo è stato, con la speranza nel cuore di riportare a casa quel maledetto trofeo. Dopo una cavalcata impressionante, con una sola sconfitta (a campionato ormai già vinto) i ragazzi di Jurgen Klopp entrano nella storia, nuovamente. Trent’anni dopo quel fantastico 5 Maggio 1990, il Liverpool può finalmente alzare verso il cielo la Premier League in un Anfield vuoto – per le ragioni purtroppo note – solo per chi non sa vedere oltre, perché chi cammina con la speranza nel cuore non camminerà da solo. Mai!
Comments