Il calcio femminile italiano dopo un lungo attendere ha avuto nei giorni scorsi l’ufficialità della chiusura della stagione 2019/20. La sofferta decisione è arrivata dopo un Consiglio Federale che non ha registrato la necessaria unità tra le componenti per poter permettere una ripartenza sperata ma quasi mai realmente sul banco.
Lo stop generato da questa decisione, con sei giornate ancora da giocare, ha portato ad alcune conseguenze immediate tra cui la mancata assegnazione del titolo e la necessità di stabilire come procedere per i verdetti mancanti (qualificazione in Europa, retrocessioni e promozioni). Per quanto riguarda questo ultimo punto, l’uso del medesimo algoritmo previsto in caso di stop dei campionati professionisti maschili darà presto l’ufficialità su quanto sta trapelando in questi giorni (con Juventus e Fiorentina che dovrebbero partecipare alla prossima UWCL, Orobica e Tavagnacco retrocesse mentre Napoli e San Marino farebbero il loro approdo in massima serie).
L’impressione ad un anno circa dall’inizio del Mondiale 2019 che ha portato alla ribalta popolare il calcio femminile in Italia, tuttavia, è quella di un’occasione mancata per tutti.
La Federazione non è mai sembrata veramente pronta a progettare la ripresa di questa stagione sportiva e non ha fatto valere il peso del suo ruolo per convogliare le società che, in buona parte, si sono dimostrate poco lungimiranti nell’evitare la chiusura anticipata di una stagione che aveva tutto per favorire l’onda lunga dell’interesse generato da due anni a questa parte e che risulta fondamentale per poter agire sullo status delle giocatrici stesse (le quali dalla loro hanno rilasciato un lungo comunicato dichiarando la delusione in merito alle criticità di carattere organizzativo e sanitario).
Quali sono le prospettive a questo punto? Ripartire quanto prima per proseguire con lo sviluppo del calcio femminile. L’allargamento della Serie B a quattordici squadre, previsto nell’ultimo Consiglio Federale, può essere visto come un punto di partenza per allargare la base in seno alla FIGC ma sarà necessario prevedere ulteriori misure ad hoc per le calciatrici per fare in modo di non disperdere il capitale umano e di conoscenze ottenuto in questi anni.
Le prossime gare di qualificazioni agli Europei, previste per settembre contro Israele e Bosnia, saranno il primo vero snodo per il movimento. In caso di mancata qualificazione il rischio di un nuovo stop ed un ritorno all’oblio sarebbe dietro l’angolo.
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