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Cadere per rialzarsi: quando un recupero diventa leggenda

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Le cadute sono un fastidioso inconveniente da metter in conto per chi fa sport. Lo si impara sin da bambini, quando per la prima volta si inforca una bicicletta; si diventa realmente consapevoli quando le botte iniziano a pesare più della delusione per il risultato mancato.

Indipendentemente dalla disciplina in cui vi cimentate, è impossibile non fare la loro sgradita conoscenza e maledire il fatidico giorno in cui avete deciso di seguire le orme del vostro idolo. Eppure, a volte, quei segnali che il cervello invia al nostro corpo vengono attenuati da quella maledetta voglia di rialzarsi e ritornare il prima possibile sui campi di gara, realizzando così dei veri e propri “miracoli sportivi”.

L’ultimo esempio in ordine cronologico è quello di Sofia Goggia che, dopo la terribile caduta patita nel supergigante di Cortina d’Ampezzo, sta lottando contro il tempo per poter partecipare alle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 e difendere il titolo conquistato quattro anni fa in discesa libera. Nonostante la diagnosi iniziale avrebbe lasciato poche speranze a chiunque, la ventinovenne di Astino ci ha abituati a recuperi record che le hanno consentito di conquistare un argento in supergigante ai Mondiali di Åre 2019 e la Coppa del Mondo di discesa nel 2020.

Nella speranza di rivederla sulle nevi cinesi, a poco più di tre settimane dall’infortunio al ginocchio sinistro, Goggia potrebbe entrare a far parte di un ristretto club di fuoriclasse che hanno saputo riassaporare l’ansia della competizione molto prima del previsto.

Franco Baresi (Italia-Norvegia – Mondiali di calcio 1994)

Franco Baresi lascia il campo durante il match Italia-Norvegia ©GettyImages

Capitano della Nazionale Italiana e del Milan, il centrale di Travagliato si presentò negli Stati Uniti con la concreta speranza di poter condurre gli azzurri al sogno mondiale che mancava ormai da dodici anni. Quella speranza si è però trasformata in un incubo nel giro di meno di centottanta minuti dopo aver perso al debutto a sorpresa con l’Irlanda e aver sudato sette camice con la Norvegia. Nel match con gli scandinavi infatti il menisco fece improvvisamente crack e, con esso, l’opportunità di alzare nel cielo di Pasadena il “globo dorato”. Da qui, l’operazione a Manhattan, i tempi di recupero ridotti a soli venticinque giorni e di nuovo lì, a dettare i ritmi alla difesa di Sacchi nel caldo asfissiante americano. La storia poi la sappiamo tutti: centottanta minuti ad annullare Bebeto e Romario, i crampi e le urla, il rientro in campo e la disperazione per quel rigore spedito alle stelle che gli costerà il secondo titolo iridato.

Francesco Totti (Roma-Empoli, Seria A 2005-2006)

L’urlo di Francesco Totti dopo il contrasto con Richard Vanigli @GettySport

La Coppa del Mondo rimarrà sempre un chiodo fisso per il “Pupone” così come quella Champions League che non riuscirà mai a conquistare con la sua Roma, dopo averla vista, da bambino, infrangersi contro il muro eretto all’Olimpico da Bruce Grobbelaar. Se la “Coppa delle Grandi Orecchie” rimarrà per sempre un’illusione da osservare nelle notti più calde del firmamento capitolino, il medesimo discorso non varrà per il titolo più ambito del globo che avrà modo di far sfilare per le vie della Città Eterna nel luglio 2006. Quel fatidico giorno rischiò però di non concretizzarsi mai a causa di un intervento di Richard Vanigli compiuto in Roma-Empoli del 19 febbraio 2006, un’entrata che causò la torsione innaturale della gamba e la rottura del perone. Le urla di dolore e la consapevolezza che il Mondiale sarebbe finito prima di iniziare furono immediate, tuttavia le intenzioni dell’“Ottavo Re di Roma” furono altrettanto chiare sin da subito. “Voglio il Mondiale a tutti i costi” dichiarò Totti poco dopo l’operazione svolta a Villa Stuart il giorno stesso. Un traguardo che appariva impossibile se non fosse per la forza di volontà del “Capitano” e la pazienza di Marcello Lippi che decise di inserirlo nei ventitrè alfieri che accompagneranno gli incubi dei tedeschi per gli anni a venire. In Germania Totti non sarà protagonista, tuttavia il suo rigore allo scadere con l’Australia rimarrà fondamentale per scrivere la “leggenda degli azzurri”

Pirmin Zurbriggen (Mondiali di sci 1985)

La “Streif” non perdona, nemmeno se si tratta di uno dei più grandi sciatori della storia come Pirmin Zurbriggen, capace di conquistare quattro Coppe del Mondo e altrettanti titoli iridati. La classe e il palmarès non bastano per domare una pista tanto affascinante quanto complessa e il polivalente svizzero se ne rese immediatamente conto in occasione della prima vittoria ottenuta nel gennaio 1985 a ridosso dei Mondiali in programma a Bormio. Dopo aver superato senza problemi l’“Hausbergkante”, il giovane elvetico si trovò a far i conti con la fatica che gli impedì di rimanere composto sul salto finale, una piccola sbavatura costò particolarmente cara al ginocchio del campione di Saas-Almagell posto a una carico esagerato. Mentre migliaia di tifosi gioivano per il suo trionfo, Pirmin fu costretto a volare all’ospedale di Basilea per farsi operare al menisco e iniziare così una delle sfide più toste della carriera: ritornare sugli sci entro tre settimane per raggiungere la Valtellina e sfidare le sconnessioni della Stelvio in condizioni teoricamente precarie. Un rischio calcolato per Pirmin che illuminerà la rassegna con un argento nello slalom gigante e due ori in combinata e nella discesa libera che tanto faceva paura.

Valentino Rossi (Gran Premio d’Italia – Motomondiale 2010)

Valentino Rossi si dispera dopo la caduta al Mugello durante il GP d’Italia 2010

I recuperi lampo in MotoGp sono all’ordine del giorno, leggere “Jorge Lorenzo” alla voce “Assen 2013”. Quanto compiuto da Valentino Rossi nella stagione 2010 sa però di leggendario complice il terribile infortunio patito al Mugello che ha messo a repentaglio la rincorsa al decimo titolo mondiale e la carriera stessa. Davanti al pubblico di casa presente sugli spalti sin dal venerdì, il “Dottore” venne sbalzato dalla sella finendo nella ghiaia del circuito toscano con frattura scomposta ed esposta dei tibia e perone della gamba destra. Un colpo che avrebbe messo k.o. chiunque, ma non il campione di Tavullia che, nonostante una prognosi di due mesi, seppe rimettersi in sella di una Superbike a Misano dopo soltanto un mese per poi prendere parte al Gran Premio di Germania quarantuno giorni dopo la caduta. Per non farsi mancare nulla il pilota pesarese dovette far i conti con la sfortuna nel settembre 2017 a causa di un incidente patito con l’enduro che gli costò una seconda rincorsa contro il tempo. Missione compiuta anche questa volta per il numero 46 che si presentò al via del Gran Premio d’Aragona ventiquattro giorni dopo l’infortunio.

Vincenzo Nibali (12a tappa – Tour de France 2018)

A volte bastano pochissimi istanti per gettar al vento mesi e mesi di allenamento. Un piccolo sbilanciamento oppure una persona posta nel luogo sbagliato nel momento sbagliato. Ne sa qualcosa Vincenzo Nibali che vide sfumare in un sol colpo i principali obiettivi della stagione 2018 ovvero il Tour de France e il Mondiale di Innsbruck. In lotta per la maglia gialla con gli inglesi Geraint Thomas e Christophe Froome, lo “Squalo dello Stretto” finì per terra a cinque chilometri dal traguardo di Alpe d’Huez dopo esser stato colpito accidentalmente da alcuni tifosi eccessivamente “focosi”. Guidato dall’adrenalina del momento, il fuoriclasse siciliano riuscì immediatamente a rialzarsi mantenendo sotto controllo il distacco dai migliori della classe. Inutile parlare di recupero prodigioso perché gli esami svolti del dopo-gara i quali individuarono una frattura della decima vertebra toracica. Danni che, come confessato in seguito dall’atleta messinese, avrebbero rischiato di lasciar paralizzato Nibali, un rischio sfatato grazie alla determinazione di quest’ultimo capace di rientrare alla Vuelta di Spagna poco più di un mese dopo la scivolata. Il problema patito sulle terre di Francia non consentì all’azzurro di mettersi in luce ai Campionati del Mondo e conquistare quella tanto attesa maglia iridata.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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