La Parigi-Roubaix si ama o si odia. Non esistono alternative. Per affrontare un inferno di fango e pavé non bastano pelo sullo stomaco e tanta forza di volontà, serve soprattutto quella pazzia che soltanto pochi eletti sviluppano sin dalla nascita. Se è vero che l’abitudine alle pietre va coltivata con pazienza e dedizione, è altrettanto corretto affermare che gli specialisti capiscono al primo impatto quale sarà il loro destino.
Si potrebbero citare i casi di Tom Boonen e Sonny Colbrelli ma, scavando a ritroso, è possibile individuare quelli di Rik Van Steenbergen, Roger De Vlaeminck e Francesco Moser, a dimostrazione che alla Roubaix non si può improvvisare. Chiedere a Bernard Hinault, il quale ha sempre detestato questa competizione, considerata “una porcheria“, che la seppe domare nel 1981 al termine di una corsa costellata da cadute.
Quest’anno, più che mai, la “maledetta lotteria per belgi che si corre sulle pietre” appare indecisa, complici i malanni e gli incidenti che hanno appiedato diversi protagonisti, lasciando un alone di suspense su quanto potrà accadere in occasione della Pasqua di Resurrezione. Se sino a qualche settimana fa il favorito numero uno sarebbe stato con ogni probabilità Colbrelli, il ritorno primaverile della Roubaix, complice anche il forfait di Sonny, potrebbe rivelarsi un vero e proprio rebus, la cui risoluzione potrebbe esser dettata dal muschio della Foresta di Arenberg o dalla polvere del Carrefour de l’Arbre.
Uno contro tutti: Mathieu Van der Poel
Se dovessimo tener conto soltanto dei bookmakers, Mathieu Van der Poel dovrebbe già trovarsi all’interno del Velodromo “André Pétrieux”, pronto a levare le braccia verso il cielo e godersi un successo in totale solitaria. Questo scenario appare così scontato che, qualora la corsa dovesse prendere un’altra strada, non ci sarebbe da stupirsi. Capace di aggiudicarsi il Giro delle Fiandre con un’ottima gestione delle energie e un pizzico di sagacia tattica, il portacolori dell’Alpecin Fenix è apparso particolarmente brillante lo scorso anno all’esordio, provando più volte ad attaccare sul pavé scivoloso e dovendosi arrendere a Sonny Colbrelli e Florian Vermeersch al termine di una volata affrontata male e finita peggio. Se il fuoriclasse olandese avrà imparato la lezione, potrà giocarsi le proprie chance in ogni maniera, dall’attacco solitario da lontano allo sprint ristretto in pista.
Molto dipenderà dalla condizione di Van der Poel, il quale, soltanto pochi giorni fa, non è riuscito a rispondere all’attacco di Michael Kwiatkowski e Benoit Cosnefroy sul Cauberg. Altrettanto dipenderà dalla squadra, che potrebbe aver qualcosa in meno rispetto alla corazzata Jumbo-Visma.
Colbrelli supera in volata Van der Poel alla Parigi-Roubaix 2021
L’incognita: Wout Van Aert
Quando si parla di pietre e di Van der Poel, è impossibile che non spunti il nome di Wout Van Aert. In un inizio di stagione dove nulla è scontato, la presenza del campione belga appare quasi una sorpresa dopo la positività al Coronavirus, emersa poche ore prima della partenza del Giro delle Fiandre. Nonostante le raccomandazioni di virologi e specialisti, i quali erano pronti a scommettere su un suo forfait, l’alfiere della Jumbo-Visma ha deciso di calare l’asso nascosto nella manica e completare il proprio recupero lampo presentandosi regolarmente al via di Compiègne.
Le incognite legate alla sua tenuta oltre i duecento chilometri sono ancora tutte da svelare, tuttavia quando la corsa si fa dura Van Aert ha spesso dimostrato di rispondere presente. L’assenza di precipitazioni potrebbe aiutare il nativo di Herentals, il quale dovrà però far i conti con una corsa stregata per lui, decisa spesso e volentieri dalla sfortuna e da tattiche sbagliate ben prima di Mons-en-Pévèle
La caduta di Wout Van Aert alla Parigi-Roubaix 2019
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Il velocista incomodo: Alexander Kristoff e Mads Pedersen
Nelle ultime sei edizioni è accaduto per quattro volte che la Roubaix si decidesse in uno sprint ristretto ad un gruppetto, capace di superare le incognite che i trenta settori di pavè riservano ai corridori. Uno scenario che apre la porta anche ai velocisti che, spesso, hanno fatto capolino fra gli ordini d’arrivo. Fra di loro abbiamo scelto per motivi diversi due nomi un po’ atipici provenienti dal Nord Europa: Alexander Kristoff e Mads Pedersen.
Dopo aver perso leggermente smalto nelle volate di gruppo, a causa dello scorrere inesorabile del tempo, il 34enne norvegese si è scoperto attaccante, vincendo in solitaria lo Scheldeprijs 2022, al termine di una cavalcata sotto un acquazzone. In grado di cogliere un nono posto nel 2013 e un decimo nel 2015, l’atleta dell’Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux potrà contare sull’esperienza raccolta dal 2010 ad oggi e sull’opportunità di correre senza eccessive pressioni.
Chi potrebbe aver gli occhi puntati su di sé è Pedersen, il quale si presenterà al via della classica francese sostenuto da una condizione invidiabile. Le due vittorie al Circuit Cycliste Sarthe – Pays de la Loire ne sono la conferma principale, anche se l’amore fra il danese e la Parigi-Roubaix non è mai completamente scoppiato, come dimostra il 51esimo posto ottenuto nel 2019, miglior piazzamento ottenuto in quattro partecipazioni. La mezza debaclè patita al Giro delle Fiandre non è certamente un ottimo biglietto da visita tuttavia, se il portacolori della Trek-Segafredo riuscirà a rimanere davanti nel finale, sarà un compagno scomodo da portarsi appresso.
La vittoria di Mads Pedersen nella prima tappa del Circuit Cycliste Sarthe – Pays de la Loire
Gli outsider contro il tempo: Filippo Ganna e Stefan Küng
Esiste una classica più piatta della Parigi-Roubaix ? Probabilmente no, ed è per questo che, in passato, ha spesso strizzato l’occhio ai passisti, a coloro che non si fanno intimorire dal vento in faccia, mentre contemporaneamente maltrattano l’asfalto. Di questa categoria fanno parte a pieno titolo Filippo Ganna e Stefan Küng, rispettivamente il campione iridato ed europeo a cronometro.
La “Locomotiva di Verbania” si prepara al tanto atteso esordio sulle pietre della Francia Settentrionale, dopo averle assaggiate e, per certi versi, “mangiate” nel 2016, quando con la maglia del Team Colpack vinse la gara dedicata agli Under 23 fischiettando il motivetto “Andiamo a comandare”. Il pistard dell’Ineos-Grenadiers è nel frattempo cresciuto e ha dovuto far i conti, nelle ultime settimane, con gli ormai noti problemi fisici che stanno coinvolgendo l’intero gruppo. Le speranze di milioni di italiani sono riposte su di lui, nonostante ciò è tutto da vedere se “Pippo-Jet” potrà far “sgasare” il proprio motore sui terreni sconnessi della campagna transalpina.
In una cronometro ideale si troverebbe al proprio fianco Küng, il quale vanta una top ten sfiorata nel 2019 ed è reduce da un Giro delle Fiandre nel quale ha mancato per una manciata di metri la possibilità di giocarsi il successo. In una fase in cui i “mattoncini” sembrano sempre più amici dello svizzero, l’alfiere della Groupama-FDJ potrebbe diventare uno dei protagonisti più adatti per un allungo alla distanza.
Come ogni anno il grande evento della Parigi-Roubaix parte con un favorito, ossia il ciclista più in forma del momento. Tuttavia, la grande classica del nord ha sempre riservato sorprese ed eventi inaspettati, ed è per questo non si potrà perdere neanche un secondo di questa gara.
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