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Bar Sport VS – Le domande principali al via della regular season NBA 2023/24

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Stanotte inizia la stagione NBA 2023/24 con la consegna dell’anello ai campioni in carica dei Denver Nuggets, i quali sfideranno i Los Angeles Lakers della coppia Davis-LeBron (ore 1.30 italiane), nel rematch di quella che solo qualche mese fa è stata una Finale di Conference vinta nettamente per 4-0 dalla squadra del Colorado. Simulando una discussione tra amici al bar, la redazione di Vita Sportiva ha analizzato alcuni dei temi principali della prossima regular season. Quali? Scopriamoli insieme…

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Nikola Jokic, il centro serbo che ha portato i Denver Nuggets al primo titolo dello loro storia

1) I sopracitati Denver Nuggets, per la prima volta nella loro storia, iniziano la stagione da campioni in carica. Riusciranno a ripetersi? La coppia Jokic-Murray avrà la pancia piena o cercherà il bis?

Giovanni Oriolo (@giovioriolo) – Né Nikola Jokic, né Jamal Murray sembrano giocatori che si “accontentano”. Il primo è pur sempre stato chiamato alla 41esima scelta del suo draft e poteva accontentarsi di una modesta carriera tra le panchine NBA per poi chiudere in Europa. Invece è tornato per un altro anno nel vecchio continente per farsi le ossa prima di debuttare in NBA senza troppi clamori, si è fatto diversi anni di gavetta e solo recentemente è riuscito ad arrivare a questi livelli. Proprio per questo non penso che il serbo si accontenti di un solo successo. Anche perché il Joker, a discapito di un fisico che sembra poco curato e un atteggiamento spesso da burlone, è un giocatore molto competitivo e che non si tira mai indietro. Jamal, invece, ha perso due anni di carriera per via di un brutto infortunio e per tornare al suo massimo ha fatto sacrifici enormi. Quindi non vedo nessuno dei due potersi “rilassare” dopo una vittoria. A condizionare, in positivo, c’è anche l’ambiente. Denver è un piccolo mercato, con una storia tutta da costruire e a cui non capita spesso di avere tutto questo talento nel roster. Per me quest’anno saranno ancora più agguerriti della passata stagione e avranno un solo obiettivo in mente: la doppietta.

Anna Botton (anna_sportcomm) – Denver proverà a ripetersi quest’anno, non si ha mai la pancia piena di vittorie. Certo, hanno perso Bruce Brown (spesso decisivo ai playoff) e Jeff Green, ma il bis non è impensabile… Avere il Jamal Murray visto ai playoff già da inizio stagione potrebbe essere la chiave vincente.

Riccardo Taborro (T_Rick7_) – Denver dopo il titolo non sarà sazia. Il “core” del gruppo è ancora relativamente giovane e Jokic ha dimostrato negli anni di essere un fattore non solo tecnicamente. Spesso infatti si sottovaluta la sua tenuta atletica, ma il centro serbo è stato anche tra le star meno vittima di problematiche fisiche. Nelle ultime cinque stagioni, in regular season, Jokic è andato a referto in oltre 70 partite sulle 82, (tranne lo scorso anno 69). L’integrità fisica è invece un interrogativo che ha riguardato negli anni Jamal Murray e Micheal Porter jr. Al netto degli eventuali intoppi di natura fisica, il quintetto dei Nuggets resta il più completo nella Western Conference. Qualche riserva piuttosto va espressa sulla panchina. Persi Bruce Brown e Jeff Green, il secondo quintetto potrebbe difettare di esperienza nei momenti cruciali.

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Damian Lillard, il playmaker preso dai Milwaukee Bucks per sostenere Giannis Antetokounmpo alla ricorsa al secondo anello


2) A Est ci sono state due trade che hanno rivoluzionato le squadre più forti della conference. I big three Giannis-Lillard-Middleton riusciranno a riportare Milwaukee alle Finals? Gli arrivi di Jrur Holiday e Kristaps Porzingis rendono Boston la favorita? E Miami che farà?

Riccardo – Partirei da Boston che credo non sia la favorita ad Est. Per i Celtics mi concentrerei sulle partenze. Mentre Jrue Holiday potrebbe infatti ben sostituire per caratteristiche Marcus Smart, discorso diverso riguardo Kristaps Porzingis. Il lettone giocherà tanti minuti da centro di ruolo, limitando così parzialmente le sue doti di tiratore da fuori ed evidenziando invece le sue lacune, soprattutto difensive, rispetto al predecessore Robert Williams III. Discorso diverso per Milwaukee. I Bucks si sono assicurati un All-Star quale Damian Lillard, con le caratteristiche potenzialmente ideali per giocare con Giannis. Andrà infatti a sgravare il fuoriclasse ellenico di alcune responsabilità in attacco, togliendogli in parte di dosso l’attenzione costante delle difese avversarie. Con il contributo chiave di Kris Middleton il progetto Bucks può funzionare davvero. Su Miami poco da dire. Farà fatica a mantenersi ai vertici della Eastern Conference durante la stagione regolare, ma ai Playoffs nessuno vorrà avere a che fare con i ragazzi di coach Spoelstra. Sono ultra-esperti e la coppia Butler-Adebayo ha dimostrato più volte di poter compiere l’impossibile in Post-season.

Giovanni – Andiamo in ordine. Credo che l’ago della bilancia di Milwaukee sarà la forma fisica di Khris Middleton. Se l’ala dei Bucks riuscirà a essere anche solo l’80% del giocatore che è stato nell’anno del titolo allora sarà veramente complesso trovare una squadra che possa contenere Giannis e compagni. Damian Lillard, in una intervista recente, ha detto che sarà difficile trovare avversari che possano tenere Antetokounmpo in area e lui sul perimetro. Se a ciò aggiungi un killer come è stato Khris nel 2021, non ce ne sarà veramente per nessuno. Se invece la tenuta fisica di Middleton e Brook Lopez non sarà delle migliori, attenzione a Boston. È vero che perdono tanto in difesa con le partenze di Marcus Smart e Robert Williams, oltre che a un ragioniere offensivo come Malcom Brogdon. Ma Jrue Holiday penso sia un acquisto forse un po’ troppo sottovalutato. L’ex Pelicans e Bucks può sostituire Smart in un lato del campo ed essere un miglioramento di Brogdon nell’altra. I Celtics, infatti, sono il vero spauracchio dei Bucks. In quanto sono l’unico team capace contemporaneamente di contenere Lillard sul perimetro con Holiday, mettere uno specialista difensivo come Jaylen Brown su Giannis (aiutandolo in raddoppio con un veterano come Al Horford) e aver ancora un Jason Tatum a disposizione per coprire chi rimane scoperto. Su Miami impossibile come al solito dare un giudizio. Dico solo una cosa: la storia ci ha insegnato a non scommettere mai contro Erik Spoelstra e Jimmy Butler… Quindi io non lo farò.

Anna – I Bucks avevano bisogno di ulteriori rinforzi per puntare ancora una volta al titolo. La scorsa stagione è stata fallimentare dal punto di vista del risultato, nonostante fosse stata creata una squadra di giocatori vincenti. Miami ha fatto uno step in avanti rafforzando la panchina, vitale per far riposare i giocatori e arrivare al top ai playoff. Può avere grandi ambizioni. Boston renderà più competitiva e avvincente la East Conference. Ha le carte in tavola per fare una stagione importante. Le occorre quel fuoco irlandese che accende la lotta alla causa, che le è mancato e ha ritrovato per 3 gare ai playoff (rimonta contro Miami). Non penso i nuovi arrivati rendano i Celtics i favoriti, ma sicuramente possono fare meglio della stagione scorsa.

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Kyrie Irving in azione durante la preseason 2023/24 con la maglia dei Dallas Mavericks


3) A Ovest ci sono due squadre che più di tutte hanno fanno parlare di sé in questa estate: i Dallas Mavericks, che hanno rinnovato Kyreie Irving, come compagno di giochi di Luka Doncic, e i Phoenix Suns del quartetto Devin Booker, Bradley Beal, Kevin Durant e Jusuf Nurkic. Funzioneranno?

Anna – Dallas ha un problema: essere Doncic-centrica. Nel basket si entra in campo in cinque, non si può essere squadra se la prestazione importante è di solo di una persona. La scorsa stagione hanno provato ad alzare l’asticella con l’aggiunta di Irving, quest’anno hanno bisogno che la sinergia tra lui e Luka funzioni. Io non sono convinta del rinnovo. O meglio, serve che Irving sia al suo massimo splendore… Ma quello l’abbiamo visto tempo fa. Altro discorso per Phoenix: l’allenatore ha una bella gatta da pelare. Ok comprare delle stelle, ma occorre trovare l’armonia nel gioco. Squadra prima che individui. Tutti sono consapevoli che puntano al titolo, occorre tempo.

Riccardo – I problemi per entrambe le franchigie potrebbero essere i medesimi: la completezza dei roster e la tenuta difensiva. Personalmente resto più incuriosito dal progetto Mavs. La conferma di Irving dimostra come a Dallas si intenda proseguire nel voler affiancare a Doncic un altro creatore di gioco e grande realizzatore. È un rischio importante che non necessariamente darà i suoi frutti. Interessante sarà anche l’inserimento del rookie Lively II, lungo verticale e atletico, potenzialmente in grado di stabilire una connessione importante con le due stelle succitate nella metà campo offensiva. I dubbi “sull’alchimia di squadra” e sulla difesa relativi a Dallas, riguardano vieppiù i Suns. La franchigia dell’Arizona in estate ha deciso di rinunciare a DeAndre Ayton e Chris Paul, per costruire un quintetto dall’enorme talento offensivo. Beal e Nurkic non danno però adeguate garanzie in difesa e ciò potrebbe emergere pesantemente ai Playoffs.

Giovanni – Qui tutto sta nel capire come possa reggere la fase difensiva per entrambe le squadre. A Dallas una coppia di guardie Irving-Doncic è tanto spettacolare in attacco, quanto non proponibile in difesa. Starà ai comprimari come Josh Green, Grant Williams, Richaum Holmes… sopperire a questa lacuna. Il problema vero, per il team texano, è che anche le guardie in uscita dalla panchina (Seth Curry, Exum, Hardy…) non sono proprio specialisti della materia, impedendo così di tirare il fiato ai compagni nella propria metà campo quando una delle due stelle riposerà. Quindi starà agli altri due reparti fare pentole e coperchi in fase difensiva. Anche in casa Phoenix si può dire che punteranno a giocare a farne uno in più degli avversari ed onestamente, anche vedendo la panchina (Gordon, Grayson Allen, Little, Eubanks, Lee…), fatico a capire chi possa aiutare il povero Josh Okogie a difendere. In molti pongono il dubbio anche sulla coesistenza in attacco, io però credo che in fase offensiva non ci saranno problemi. Stiamo parlando di due guardie e un’ala che non sono dei mangia palloni e che si sanno muovere bene offball. Idem Jusuf Nurkic, il bosniaco non è un centro ball handler alla Jokic, quanto uno che va innescato. Piuttosto, se si vuole trovare un altro neo a questo roster è l’assenza di una vero PG. Perché tutti questi galli hanno bisogno di qualcuno che li metta in azione e che distribuisca in maniera eguale il pallone. Ma questo giocatore, ad ora, non c’è.

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Lo stadio dei Toronto Raptors


4) Da quest’anno sarà introdotto il tanto acclamato In-season tournament. Aiuterà veramente a rendere più competitiva e interessante la fase centrale della stagione?

Giovanni – Risposta semplice: no. Non saranno dei premi ridicoli (per gli stipendi megalitici che prendono le stelle NBA) a convincere i migliori giocatori a impegnarsi e non saltare delle gare in mezzo alla stagione. Già mettendo in palio una 31esima scelta a fine primo giro (come si era pensato) avrebbe magari potuto invogliare qualche franchigia a provare a metterci più impegno. Però così, com’è strutturato, non hai ridotto le gare (come richiedono gli utenti, ma non succederà mai perché sennò andrebbero ridotti gli stipendi dei giocatori e gli incassi dai diritti tv) e non hai invogliato chi volevi a giocare quelle gare. Perché le stelle non sono interessate ai premi in palio e i giocatori di secondo piano che invece, ambiranno a ciò, sono gli stessi che in questo periodo giocavano alla morte anche nelle passate annate, perché erano le gare dove si giocavano una conferma per la seconda parte di stagione.

Anna – Sono abbastanza scettica riguardo l’In-Season tournament. Vero, c’era bisogno di smuovere la lega nella prima parte di stagione, ma è davvero questa la soluzione migliore? Sarà una fase della stagione avvincente se le squadre daranno il loro meglio. È tutta questione di prospettiva, come si vorrà sfruttare l’occasione. In base a come le squadre scenderanno in campo potremmo vedere i valori complessivi, farci un’idea dell’andamento della stagione (alla luce anche di possibili infortuni, ritorni, prossime finestre di mercato…). Potrebbe però essere un momento cruciale per mettere in saccoccia vittorie che fanno classifica, e l’essere in girone con squadre della stessa conference consentirebbe infatti di creare un cuscinetto con gli avversari. In questo caso renderebbe sì più competitiva la prima parte di stagione, ma gli altri mesi? Si è sempre al punto di partenza.

Riccardo – L’In-season tournament credo sia l’ultima trovata dell’NBA per evitare di ridurre il numero di partite in Regular Season, come invece tanti giocatori vorrebbero. Da anni si parla di come le “star” saltino tanti impegni in RS, ma la soluzione per rendere le partite potenzialmente tutte competitive ed egualmente interessanti c’è. Basterebbe appunto ridurne il numero, ad esempio a 58 (due sfide in stagione regolare per ogni franchigia contro le restanti 29). E invece i match resteranno 82, compresi quelli valevoli per il “torneo di metà stagione”. Si è scelto di prediligere ancora lo show e per incentivare i giocatori a non snobbare il torneo si è scelta la via più semplice, quella del denaro. I componenti della franchigia vincitrice riceveranno infatti 500000 $ ciascuno, ai secondi classificati 200000 $ e così via, ma siamo sicuri che ciò basterà a creare l’appeal che la stessa NBA si aspetterebbe dal nuovo prodotto?

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Victor Wembanyama che si esibisce in una stoppata durante All-Star Game della LNB


5) La stagione 2023 è quella del debutto NBA del fenomeno francese Victor Wembanyama, senza dubbio il giocatore non americano più atteso di sempre. Quanto impatto avrà quest’anno? San Antonio è il posto giusto dove crescere? Corsa al “Rookie of the Year” già chiusa?

Riccardo – Sicuramente c’è tantissimo hype su Wembanyama e lui sta dando molteplici occasioni di far parlare di sé. Le immagini dello scorso anno in Francia e della pre-season parlano da sole. Raramente, o forse mai, si è visto un giocatore con quel corpo, quell’altezza, quelle “leve”, muoversi così bene in campo. Inoltre la “mano”; sono sempre più i lunghi con tiro da fuori, ma la pulizia del suo gesto è davvero rimarchevole. San Antonio è l’ambiente ideale, una squadra giovane, in cui il francese avrà tanti minuti da subito, con licenza anche di sbagliare com’è giusto del resto per un ragazzo che, pur speciale, comunque non ha ancora vent’anni. L’impatto nella Lega sarà tangibile e risalterà molto, a mio avviso, sul piano difensivo nell’impedire tante penetrazioni al ferro grazie alle braccia infinite e alla sua notevole mobilità.

Giovanni – Quanto impatto avrà? Tanto e un seguito di media e marketing senza senso per un rookie. San Antonio è il posto giusto? Assolutamente sì. È il più piccolo mercato delle 30 squadre NBA, il luogo con meno pressioni della lega, con un front office che non fa filtrare nulla e con un coach come Greg Popovic che è a mani basse il miglior mentore che gli potesse capitare. Questo approdo è una manna sia per il ragazzo che per la franchigia. Corsa al ROTY già chiusa? Sì. Nonostante ritengo che quello del 2023 sia stato un draft molto ricco e anche la seconda pick dello scorso anno, Chet Holgrem, sarà al primo anno. Solo un infortunio season ending dopo poche gare toglierebbe al francese questo titolo.

Anna – È arrivato il momento tanto atteso: l’esordio NBA di Victor Wembanyama. Già nelle partite della pre-season ha mostrato al mondo il suo talento, la sua visione di gioco. A mio parere quest’anno il suo impatto sarà direttamente proporzionato alla sua costanza di rendimento e se sul lungo termine gli ingranaggi degli Spurs non diventeranno arrugginiti. Nonostante l’altezza e l’apertura alare che creano non pochi problemi agli avversari, deve incrementare massa muscolare per affrontare giocatori robusti. Attenzione ai possibili infortuni: la preparazione atletica sarà importante considerando il numero di partite. Compito suo e di chi lo circonda sarà inoltre quello di gestire la pressione che ha intorno. È il giocatore del momento, deve sfruttare la cosa a suo vantaggio. Se lui è la stella, gli Spurs comunque non brillano. Ha la fortuna di avere un allenatore come Popovich che sa come far crescere i giocatori. Wemby potrebbe essere la persona giusta per far rinascere una squadra che deve ritrovare le giuste ambizioni. Se tutto procede nella direzione giusta, il premio ROTY sarà suo.

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James Harden, vincitore del MVP nel 2018


6) Azzardiamo qualche pronostico, provando a prevedere a chi potranno essere assegnati i premi di fine stagione.

Anna
MVP: Nikola Jokic, sinonimo di costanza.
MIP: Austin Reaves, se ai Lakers mette in mostra quanto visto al mondiale (tiro da fuori, gestione del pallone, movimenti).
ROTY: Victor Wembanyama, anche se sono curiosa di vedere se qualcuno riesce a fermarlo, metterlo in difficoltà.
DPOTY: Evan Mobley.
COTY: Michael Malone. Se Denver continuerà quello che ha iniziato vincendo il titolo, il premio non può che andare a lui.
Sesto uomo: Derrick White. Se Porzingis non verrà usato come centro, subentrerà nel quintetto spedendo Derrick in panchina.

Riccardo – Fare pronostici sui riconoscimenti individuali ad oggi è quasi impossibile. Ma partendo dall’MVP, fiducia a Jayson Tatum. In stagione regolare gli è sempre mancato finora quel pizzico di costanza. Le fortune di Boston anche quest’anno passeranno però dal suo numero #0, chiamato ad una grande stagione. Detto di Wembanyama che vedo favorito per il Rookie of the Year, per il premio di “giocatore più migliorato” vado su un nome meno altisonante: Walker Kessler. Nello Utah il giovane centro americano si è messo in luce nella seconda metà della scorsa stagione. Chissà che non diventi il fattore cruciale per il ritorno al Playoffs dei Jazz. Per il premio di difensore dell’anno vorrei orientarmi ad Est e scegliere Ewan Mobley. La sua consacrazione passa dalla metà campo difensiva, dove può diventare ancor più condizionante per la sua capacità di “cambiare”, difendendo più ruoli. Per l’allenatore dell’anno meglio attendere l’andamento dei primi mesi di stagione, mentre mi lancio per il “sesto uomo” sul nome di Josh Hart. Reduce dall’esperienza infelice con Team USA, il prodotto di Villanova partirà in secondo quintetto nei Knicks, ma saprà ritagliarsi uno spazio importante a suon di giocate preziose, specie a rimbalzo in attacco, di cui è tra i grandi specialisti della Lega.

Giovanni – Dirò una cosa forte: Jason Tatum se non vince MVP quest’anno non lo vince più. I motivi? Punto uno, su Boston c’è molta attenzione e la concreta possibilità che vincano la regular season a Est. Punto due, lui è nel pieno della sua maturazione cestistica e pronto all’ultimo step. Punto terzo, sono troppi anni che questo premio è vinto da un non americano. La vecchia guardia (LeBron, Curry, Durant, Paul, Harden, Westbrook…) però non sembra più poter essere della partita. Tra i giovani? Ja Morant si è tolto dalla corsa da solo, Anthony Edwards e Tyrese Haliburton non ancora pronti e altri non sembrano avere la squadra. Quindi la vera sfida è tra lui e Devin Booker. MIP è il premio più complesso da assegnare ma Josh Gidday è per me il nome principale. Il playmaker di OKC già lo scorso anno ha mostrato una crescita importante, confermandosi un giocatore capace di decidere una partita e di farlo in vari modi. Un altro giocatore che vedo bene è Desmond Bane, che senza Morant e con un JJJ molto altalenante potrebbe essere il faro di Memphis per gran parte della stagione. Per il difensore dell’anno Mobley è in prima fila, ma attenzione a Walker Kessler. Il centro al secondo anno dei Jazz è probabilmente già uno dei migliori 4/5 rim protector della lega e ha ancora ampi margini di miglioramento. Il coach dell’anno è sempre complesso da dire a inizio stagione, ma dire Joe Mazzulla, solo perché vedo Boston molto bene per la prossima regular season. Mi gioco il jolly, invece, nel premio di sesto uomo chiamando Grayson Allen. Onesto mestierante, giocatore rognoso e sporco da affrontare, ogni tanto anche al limite dell’antisportivo. Però è un tiratore che appena vede muovere la retina si accende. A Milwaukee ha saputo ritagliarsi un ruolo importante e, in questi Suns, potrebbe sfruttare tutti gli spazi lasciati in attacco delle difese avversarie (concentrate e coprire sulle altre stelle della squadra). Per il Roty come detto Victor Wembanyama è in prima, seconda e terza posizione. Ma in un mondo dove il francese non esiste avrei detto Chet Holgrem, anche se attenzione a Jerace Walker (6° scelta degli Indiana Pacers), giocatore che in difesa può già essere un fattore.


Immagine in evidenza: ©NBA, Twitter

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