Per il terzo anno di fila le ATP Finals si terranno in Italia, a Torino. In attesa che il campo accenda la fiamma dello spettacolo e delle emozioni, analizziamo i favoriti della vigilia. Parte in testa alla griglia di partenza Novak Djokovic, campione in carica. Grande attesa per il nostro Jannik Sinner, in crescita di gioco e risultati. Molto quotati anche Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev, rispettivamente numero 2 e 3 al mondo. Domani alle 14:30 cominceranno le partite di Round Robin, con il nostro Sinner e Stefanos Tsitsipas pronti a inaugurare un torneo che si preannuncia spettacolare.
Girone Verde
- Novak Djokovic
- Jannik Sinner
- Stefanos Tsitsipas
- Holger Rune
Girone Rosso
- Carlos Alcaraz
- Daniil Medvedev
- Andrey Rublev
- Alexander Zverev
NOVAK DJOKOVIC
Alla fine è sempre l’uomo più forte. Sì, perché Nole è come il vino: invecchia e migliora. Lo fa anche quando “passa più tempo al bagno che sul campo“, come mostrato anche a Parigi Bercy. L’epilogo finale? Vittoria, 40° Master 1000, 97° titolo della carriera. Nole divora record e statistiche partita dopo partita, anche a 36 anni. Il 2023 ha emesso un perentorio verdetto: il re del tennis è ancora lui. Sono i numeri a confermarlo: 33 partite vinte su 34 sul cemento, superficie su cui il solo Medvedev, nella finale di Dubai, è riuscito a batterlo. La sconfitta più amara della stagione si è verificata a Wimbledon, nella sfida generazionale con Carlos Alcaraz. Finale che, inoltre, gli ha negato la possibilità di vincere il Grande Slam, obiettivo sfiorato per la seconda volta negli ultimi tre anni. Un successo sotto la Mole gli permetterebbe di superare Roger Federer nel numero dei titoli del Master di fine anno. Come se non bastasse, se dovesse vincere anche solo una partita nel Round Robin, diventerebbe anche il primo tennista della storia a raggiungere le 400 settimane in carriera da numero 1. Not too bad, eh?
CARLOS ALCARAZ
Carlitos sta attraversando una delle prime fasi di stanca della sua giovane carriera. Le ultime uscite hanno denotato una minor brillantezza e di conseguenza i risultati sono stati al di sotto delle attese, sempre altissime per lo spagnolo. Dopo il trionfo di Wimbledon contro Djokovic, i risultati migliori sono stati la finale di Cincinnati e la semifinale allo US Open. Sono arrivate anche sconfitte sorprendenti: con Tommy Paul a Toronto, a Shanghai per mano di Dimitrov e contro Safiullin all’esordio sul cemento indoor di Parigi Bercy. Lui stesso ha ammesso di non essere al 100%, a causa un affaticamento alla parte bassa della schiena e un problema alla fascia plantare del piede sinistro. Dato il forfait dell’anno scorso, per Alcaraz sarà esordio a Torino; il torneo dei Maestri può essere un’occasione di riscatto parziale per il classe 2003, pronto a giocare le sue carte.
DANIIL MEDVEDEV
Daniil rimane sempre tra i migliori al mondo, in particolare sull’amato cemento. La sua stagione è stata ondivaga: dopo una partenza complessa in Australia, il moscovita ha inanellato una grandiosa serie di risultati tra febbraio e inizio aprile. Vittorie a Rotterdam, Doha, Dubai e Miami, a cui si somma la finale di Indian Wells. In coda è arrivata un’ottima e sorprendente stagione sulla terra battuta, culminata nel successo di Roma. Poi, escludendo la semifinale di Wimbledon e la finale di New York, il suo rendimento è stato al di sotto dei suoi standard e le sconfitte di Pechino e Vienna (per mano di Sinner) hanno aggiunto qualche grattacapo tattico. Arriva alle sue quinte Finals da terzo favorito, nel torneo in cui, nel 2020 a Londra, firmò uno dei suoi successi più belli; vinse da imbattuto, quarto giocatore dell’Era Open ad aver battuto i migliori tre nel torneo. A Torino proverà a ripetersi, per arrivare a 21 successi in 21 città differenti.
JANNIK SINNER
Il ragazzo con più attesa e più pressione sulle spalle. Gioca a Torino, nella sua Italia, al termine della stagione della consacrazione. Annata che è coincisa con la definitiva maturità, sul piano tattico, mentale e tecnico. Jannik non ha più limiti né avversari che incutono timore. Sono numerosi i fattori che ce lo confermano: a Toronto è arrivato il primo titolo 1000, a Wimbledon ha raggiunto la prima semifinale Slam della carriera, ad ottobre è diventato numero 4 del mondo, come il solo Adriano Panatta prima di lui. Più ragionata si è rivelata anche la programmazione della stagione. A differenza dello scorso anno, l’altoatesino non è arrivato scarico alle ultime battute dell’anno, segno evidente che la coppia Vagnozzi-Cahill funziona. Sorteggiato nel girone verde, Jannik se la vedrà con Djokovic, Tsitsipas e Rune. Parte probabilmente come secondo favorito delle Finals, vista la sua ottima attitudine alle condizioni indoor. Inoltre il Pala Alpitour saprà come farlo trovare a suo agio. Al via oggi, alla conquista di un sogno.
ANDREY RUBLEV
Il russo arriva, forse, nel momento migliore dell’anno. Una stagione che lo ha visto migliorare sotto il punto di vista tecnico e dei risultati. Ne è testimone il 1000 vinto a Montecarlo e la costanza di prestazioni dimostrata con i più forti. Per il classe 97 di Mosca rimane il tabù dei quarti di finale Slam, scoglio che non riesce proprio a superare, come mostra il passivo di 0-9. Senza dubbio, il russo può e deve ancora fare progressi nella gestione mentale del match. Quando la partita si allunga e si gioca soprattutto sui nervi, tende spesso ad innervosirsi troppo, lasciando andare l’incontro. La sua è da sempre una sfida prima di tutto con sé stesso. Sarà la variabile impazzita del gruppo e di tutte le Finals, pronto a stupire e stupirsi.
STEFANOS TSITSIPAS
La stagione di Tsitsipas non può esser considerata sufficiente. Sì, perché il greco non ha mai veramente brillato. Tra vicissitudini esterne al campo, vedi la telenovela di papà Apostolos nel suo staff, e risultati incostanti, il greco si presenta all’ultimo appuntamento della con un misero 250 (a Los Cabos) in bacheca. Un po’ poco per un top 5. Sulla terra rossa non è riuscito ad esprimere il suo gioco migliore, conquistando solo la finale a Barcellona. Il risultato migliore risale a gennaio, quando in Australia raggiunse la finale, poi persa contro Djokovic. Pur dopo un buon torneo di Bercy, non arriva a Torino molto bene, con anche qualche problema fisico da considerare. Dalla sua c’è l’esperienza di aver vinto le Finals nel 2019. Possibile anello debole?
ALEXANDER ZVEREV
Il terribile infortunio nella semifinale del Roland Garros 2022 ha necessitato di un lungo periodo di stop e conseguente convalescenza. Sascha è riuscito comunque a racimolare abbastanza punti per tornare dove gli compete, tra i migliori. La sua stagione può essere considerata un successo; la vittoria di casa ad Amburgo e quella a Chengdu gli hanno dato certamente morale, come anche i buoni tornei di Parigi (Roland Garros) e New York. La sua condizione fisica non è ancora completamente ristabilita, ma alle Finals di Torino sarà comunque un avversario molto temibile. Se il servizio sarà di primo livello e se non concederà troppo con il dritto, sarà complesso per tutti batterlo.
HOLGER RUNE
Il secondo più giovane, il secondo debuttante nel torneo dei Maestri. A braccetto, in questa particolare statistica, con l’altro Under 21: Carlos Alcaraz. Il danese è l’ultimo giocatore ad aver staccato il biglietto per gli Oscar del tennis. Il giovane Holger è reduce da una stagione sulle montagne russe; una buona prima parte, in cui ha sfiorato il titolo a Montecarlo e Roma, una seconda parte piuttosto critica sul piano dei risultati. Dopo i quarti di finale raggiunti a Wimbledon, ha deluso sul cemento nordamericano. Accantonato il rapporto a corrente alterna con Patrick Mouratoglou, ha sposato il progetto di Boris Becker, il quale sembra averlo scosso almeno a livello mentale. C’è attesa per capire se questa spinta emotiva potrà spingerlo a giocare delle grandi Finals e concludere al meglio la stagione.
Immagine in evidenza: © ATP Tour, Twitter
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