“Astri Nascenti” volge lo sguardo al futuro raccontando la storia dei giovani più promettenti del panorama internazionale. Particolare attenzione ai nomi meno noti al grande pubblico, con la speranza che la loro carriera possa spiccare il volo.
I nostri nove Astri Nascenti, sette uomini e due donne, per la nuova stagione di ciclismo su strada iniziata. Segnate questi nomi sul taccuino!
Uomini
LUKE PLAPP
Se diventi campione australiano per due volte consecutive (crono nel 2021 e su strada nel 2022) alle tue prime corse da pro, vincendo l’ultimo titolo con un’azione solitaria in bello stile negli ultimi 20 km, di stoffa e carattere ce ne hai da vendere. Non per niente il vice-campione del mondo U23 ha firmato un triennale con la Ineos Grenadiers, l’ambiente ideale per far crescere un motore ed un fisico alla Plapp. In una scala tra Luke Durbridge e Richie Porte, il classe 2000 è nel perfetto mezzo: tiene nelle salite pedalabili, sa attaccare da lontano, va fortissimo a cronometro. Un intrigante passista che alla Ineos potrà solo migliorarsi crescendo sotto l’ala di Pippo Ganna e sotto la supervisione di Mr. Willunga Hill (su cui Plapp si è mostrato al mondo del ciclismo per la vera prima volta tenendo il passo di Richie sulla sua salita) e magari cercare di diventare un passista scalatore in grado di competere un giorno per una maglia prestigiosa in un Grand Tour ed essere anche protagonista nelle classiche di un giorno. Ha il potenziale per diventare uno dei ciclisti più completi tra i classe 2000.
Santiago umba
Un corridore colombiano di minuta corporatura non è assolutamente una novità nel mondo del ciclismo, eppure il giovane pupillo di Gianni Savio rappresenta una gemma assai rara. Diciannove anni, tantissima scaltrezza tattica, ottimo spunto e soprattutto doti da scalatore non indifferenti. Dopo aver compiuto lo scorso anno il salto fra i grandi a soli 18 anni, il natio della Colombia centrale sarà chiamato in questa stagione a far evolvere i risultati ottenuti, fra i quali spiccano la vittoria di tappa al Giro d’Alsazia – giunta a la Planche des Belles Filles dinanzi a corridori di ottima levatura come Reichenbach – e la vittoria al Giro della Savoia francese in una ristrettissima volata. Oltre a tali risultati, l’uomo della Drone Hopper si è messo in mostra anche in corse professionistiche e più blasonate, basti pensare all’intelligente azione che l’ha visto protagonista assieme a Pello Bilbao nella prima tappa dello scorso Tour of the Alps. I pretesti sono assolutamente dei migliori, le doti sono non indifferenti e la giovane età è sicuramente un valore aggiunto. Chissà cosa potrà divenire in futuro Santiago Umba.
Tobias Halland Johannessen
Il vincitore dell’ultimo Tour de l’Avenir è sicuramente il corridore più pronto per il salto tra i pro, non solo per il suo palmarès ma anche perché è quello che ha corso di più fra i grandi (era presente alle Olimpiadi e al Gran Premio della Vallonia, non gare da poco) sfruttando la possibilità di essere cresciuto in un Team Professional di assoluto rilievo come la Uno X. Il norvegese è un attaccante nato, scattista scalatore dalle buone capacità da finisseur e da closer soprattutto su salite regolari e non troppo arcigne come quelle francesi. Non per caso le 3 vittorie in palmarès sono arrivate tutte in Francia, con il primo centro tra i professionisti timbrato ad inizio stagione su Le Mont Bouquet all’Étoile de Bessèges. Rischiosa ma al contempo intelligente la sua scelta di rimanere nella squadra norvegese, dove può essere capitano in diverse corse a tappe/classiche di un giorno e magari tentare di accaparrarsi un posto fra le WC fisse o tra le pretendenti al WT nei prossimi anni. Di sicuro, Johannessen potrebbe essere il primo tra i neo pro’ a centrare il tris di vittorie, vista anche la super partenza in Francia.
Juan Ayuso
Il carattere non è certo una componente che manca ad Juan Ayuso. Indicato da molti come il nuovo Alberto Contador, il giovane alfiere dell’UAE Team Emirates rappresenta uno dei migliori prospetti del ciclismo spagnolo e mondiale dopo aver fatto man bassa fra gli Under 23 nella breve parentesi trascorsa nella categoria giovanile. In grado di impressionare nei pochi mesi trascorsi con la maglia del Team Colpack-Ballan, il 19enne iberico si è abbattuto sul settore strada come un vero e proprio “ciclone” aggiudicandosi nel 2021 il Trofeo Piva, il Giro del Belvedere, due tappe e la classifica generale del “Giro di Romagna per Dante Alighieri” oltre che tre frazioni e la maglia rosa al Giro d’Italia Under 23, il tutto prima di far il proprio salto fra i pro’ con la formazione medio-orientale. In grado di competere con i migliori a cronometro e nelle volate ristrette, Ayuso ha impressionato in salita distanziando nettamente il norvegese Tobias Halland Johannessen e il belga Henri Vandenabeele negli arrivi in quota proposti dalla Corsa Rosa e confermandosi così una macchina perfetta per le corse di tre settimane. Sfrontato e spregiudicato tanto da sfidare in allenamento il compagno Tadej Pogačar, il talento iberico dovrà saper convivere con la pressione e le regole presenti in gruppo con l’obiettivo di potersi metter in luce anche nelle classiche.
Filippo Baroncini
Grande sorpresa della stagione 2021, Filippo Baroncini ha dimostrato di esser il futuro del ciclismo italiano aggiudicandosi con personalità e sagacia tattica il titolo mondiale fra gli Under 23. Deciso a riscattare la bruciante sconfitta subita agli Europei ad opera di Thibau Nos, il portacolori del Team Colpack-Ballan ha impressionato con una “fucilata” sul Wijnpers degna di Giuseppe Saronni ricalcando per certi versi le medesime caratteristiche del campione novarese. Bravo a difendersi su salite non eccessivamente impegnative, il 21enne di Massa Lombarda è dotato sia di un buono spunto veloce che di un’ottima tenuta sulla lunga distanza, caratteristiche che potrebbero consentirgli di trionfare sia nelle classiche del Nord che in quelle di fine stagione. Capace di mettersi in mostra nelle prove contro il tempo complice le caratteristiche di passista che lo contraddistinguono, Baroncini dovrà ambientarsi nel migliore dei modi nel mondo del World Tour facendo esperienza nelle corse più importanti con la maglia della Trek-Segafredo e sfruttando inizialmente le occasioni che potranno essergli concesse nelle corse minori.
Arnaud De Lie
Crescere con due miti del calibro di Tom Boonen e Philippe Gilbert non deve esser facile, soprattutto se ci si ritrova con quest’ultimo in squadra. Eppure lo scorso autunno Thomas de Gendt lo definì ai microfoni di Rai Sport il più grande talento del team Lotto. Nel frattempo il diciannovenne si è presentato al grande pubblico conquistando il Trofeo Playa de Palma, nella fattispecie la terza gara da pro’ affrontata. Di sicuro la carta d’identità di Arnaud de Lie parla chiaramente. Ad uno spunto veloce assolutamente rimarchevole egli è in grado di associare una costanza importante e una mentalità da campione, insomma caratteristiche che non possono che esaltare i tifosi belgi. Se dovessimo equiparare il ragazzo ad un corridore in attività non potremmo che fare il nome di Jasper Philipsen, le caratteristiche sono pressoché le medesime. La Lotto ha dunque giocato nel momento più difficile della propria storia la carta De Lie, una carta che si potrebbe rivelare stravincente. Il mito Tom Boonen è lì che aspetta, ora sta solamente all’enfant prodige della Lotto raggiungerlo.
Rune Herregodts
Classe 1998, grandissimi doti a cronometro, gran bel inseguitore su pista e non per ultimo studente universitario. Quello del fiammingo della Sport Vlaanderen è sicuramente un profilo interessante. De facto seppur quasi ventiquattrenne il belga ha dimostrato nello scorso finale di stagione e in questo atipico febbraio in prospettiva numeri assai importanti. Da annoverare sicuramente la vittoria alla Ronde Van Drenthe con una bella azione in solitaria che gli permise di anticipare il plotone regolato dal nostro Andrea Pasqualon, oltre che l’acuto nella prima frazione della Ruta del Sol di pochissime giornate orsono. Il primo vero e proprio colpo da professionista il giovane alfiere del team fiammingo ce l’ha invece offerto al Giro del Belgio, dove concluse in quarta posizione la cronometro pianeggiante di Knokke Heist, dietro a grandi specialisti del calibro di Evenepoel e Lampaert. Quest’anno sarà dunque lecito aspettarsi da Herregodts qualche passino in avanti, magari sulle orme di ex portacolori del team fiammingo, fra cui quel Lampaert che tanto ricorda, seppur le doti in volata siano assai minori.
Donne
Silvia Zanardi
Silvia Zanardi è la dimostrazione perfetta di come due discipline diverse possano convivere senza particolari problemi anche nel ciclismo moderno. Cresciuta all’ombra del Velodromo “Attilio Pavesi” di Fiorenzuola d’Arda, la 21enne piacentina si è conquistata gradualmente la piazza della pista italiana facendo incetta di medaglie e conquistando nel 2021 i titoli europei Under 23 nell’inseguimento individuale, nell’inseguimento a squadre e nella corsa a punti a cui si aggiunge l’argento assoluto con il quartetto. Abbinando le doti di resistenza che contraddistinguono una passista alle punte di velocità che accompagnano una sprinter, la portacolori della BePink è riuscita ad aggiudicarsi anche l’oro continentale su strada giungendo sul traguardo di Trento davanti a Kata Blanka Vas, dopo aver confermato di poter tenere molto bene anche su percorsi vallonati conditi da brevi strappi. Cresciuta alla corte di Walter Zini, Zanardi sarà sostenuta da una squadra giovane come la BePink dove potersi giocare le proprie carte senza eccessiva pressione ed avvicinare così il novero delle migliori sprinter mondiali.
Kata Blanka Vas
Diciamo le cose come stanno. Se la 20enne ungherese non è il prossimo talento generazionale del ciclismo mondiale femminile, poco ci manca. La cosa che rende straordinaria la Vas è non solo la sua multidisciplinarietà (podi su strada, ciclocross e MTB sia XCO che Marathon) ma anche la capacità di essersi saputa adattare subito ai ritmi delle élite, cosa molto più difficile al femminile rispetto al maschile. La futura stella della SD Worx è attesa da una stagione importante dopo la deludente parentesi del mondiale ciclocross di Fayetteville, per provare a capire se riuscirà a raccogliere i risultati sperati su strada, terreno su cui l’ungherese ha detto di puntare più degli altri per il suo futuro. Il 4° posto alle Olimpiade di Tokyo nella MTB ci dice che la Vas è al momento l’unica “comparison” al femminile di MVDP e Pidcock, anche se su strada deve ancora dimostrare tanto sia in termini di risultati che di colpi. Esplosività, grande motore e cadenza di pedalata e una buona tenuta in salita le sue caratteristiche principali: c’è grande curiosità di vederla nelle classiche di un giorno e capire la sua tenuta nelle corse a tappe, perché ha le potenzialità per diventare una Vos 2.0 in termini di vittorie e cannibalismo ciclistico. Le basi ci sono tutte, per davvero.
Hanno collaborato Marco Cangelli, Pierluigi Ninni e Leonardo Bonocore
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