Tokyo, Boston, Londra, Berlino, Chicago e New York. Sono le sei maratone più importanti al mondo, le cosiddette majors. Tutte, a loro modo, speciali. Tutte, a loro modo, sacre, in quanto maratone. Tra queste però, ce n’è una che si staglia più in alto di tutte, se si pensa non tanto alla sua storia quanto, piuttosto, all’albo d’oro dell’ultimo trentennio. La maratona di Berlino ha una storia che parte dalla metà degli Anni Settanta e che attraversa epoche diverse.
1974, nasce la maratona di Berlino
Mentre il mondo strabuzzava gli occhi, ammirando il calcio totale dei Paesi Bassi di Johan Cruijff, il 13 ottobre 1974, veniva dato il colpo di pistola della prima storica edizione della maratona di Berlino. Un percorso che partiva e terminava nei pressi del Mommsenstadion, impianto che nel 1936 aveva ospitato anche il torneo olimpico di calcio, ovviamente in una Germania ancora sotto la dittatura nazista. Le prime edizioni della corsa berlinese si correvano ancora in campagna, alla stregua di una corsa campestre. La maratona di Berlino si spostò in città a partire dal 1981 per volere dell’organizzatore Horst Milde, ritenuto allora un pazzo scriteriato. Ma quando mai fai correre migliaia di persone sullo stesso percorso nel cuore di una città così importante?! Il pazzo la spuntò e 3486 atleti provenienti da 30 Paesi arrivarono direttamente di fronte al Memoriale dell’imperatore Guglielmo, importante monumento dell’allora Berlino Ovest.
Gli Anni Ottanta vedono l’arrivo dell’ondata di atleti africani che dominano la corsa. Il numero di partecipanti aumenta esponenzialmente e la maratona di Berlino cresce in modo altrettanto significativo. A cavallo tra gli Anni Ottanta e i Novanta, fa la sua entrata in scena la Porta di Brandeburgo, luogo dello storico “Abbatta questo muro” pronunciato da Ronald Reagan, rivolto a Michail Gorbacev. Gli anni erano quelli della Guerra Fredda e il riferimento, chiaramente, è al Muro che divideva in due la città di Berlino, caduto proprio nel 1989. Con un crescendo continuato nel corso degli Anni Duemila, la maratona tedesca si afferma come una delle 42km più attraenti al mondo, soprattutto per le possibilità di stampare tempi particolarmente veloci.
Berlino, la maratona dei record
Clima fresco, strade piatte e ben curate e un’attenta selezione delle lepri sono gli ingredienti principali della riuscita ricetta della corsa berlinese, che la rendono una delle (se non, la) maratone più veloci di tutte. Il primo record del mondo risale a una delle prime edizioni, quella del 1977. Christa Vahlensieck, tedesca occidentale, fu autrice di un’allora sensazionale 2h34’48”, migliorato di due secondi l’anno dopo a New York dalla norvegese Grete Waitz.
La maratona di Berlino ha al suo attivo ben tredici record del mondo, stampati da quattro donne e nove uomini, negli ultimi 47 anni di storia. Addirittura, sono dodici dal 1998 a oggi.
Resta iconico il primo record di un uomo nella capitale tedesca. Nel 1998, il brasiliano Ronaldo Da Costa ferma il cronometro sulle 2h06’05”, polverizzando il primato precedente che resisteva da ben dieci anni. Tanta la gioia e tanta l’euforia che, tagliato il traguardo, improvvisa una ruota, per poi darsi a due passi di samba.
Gli ultimi due, ancora freschi freschi nella memoria degli appassionati, sono quelli di Tigist Assefa (2h11’53” nel 2023, tutt’ora record del mondo) e di Eliud Kipchoge (2h01’09” nel 2022). Fa piacere e, allo stesso tempo, fa male al cuore ricordare come quello di Kipchoge sia poi stato migliorato a Chicago dal compianto Kelvin Kiptum.
Una maratona unica in tutti i sensi. Un’organizzazione tedesca, verrebbe da dire, che alla sacra corsa regina dei Giochi Olimpici, ha affiancato una competizione altrettanto emozionante e attrattiva. Una gara di pattinaggio in linea sulla stessa distanza dei 42 km e 195 m che si svolge parallelamente alla maratona e che richiama diverse migliaia di atleti ogni anno. Nell’albo d’oro di questo evento, non può non balzare all’occhio la bandiera del Belgio di Bart Swings, illustre campione del pattinaggio di velocità su ghiaccio e otto volte vincitore della corsa berlinese.
La maratona 2024: sempre Etiopia – Kenya
Il 2024 è un anno molto particolare per la maratona di Berlino. Per la prima volta dal 2014, nella lista di partenza non figurano due nomi leggendari, come quelli di Kenenisa Bekele e del già citato Kipchoge, autore, l’anno scorso, di una storica quinta vittoria nella capitale tedesca. Due campioni sempre presenti, ma che stanno vivendo un momento a corrente alternata.
In campo maschile, ennesimo capitolo della sempiterna sfida Etiopia – Kenya. Tadese Takele e Ronald Korir, rispettivamente terzo e quarto nella corsa dell’anno passato, sono gli inidiziati principali alla vittoria. Il primo, particolarmente scattante e già argento mondiale U20 sui 3000 siepi, è solamente alla sua seconda maratona ufficiale, dopo proprio quella del 2023. Korir, esperto keniota, viene invece dal quarto posto nella 42km di Amburgo. Occhio anche al connazionale Kibiwott Kandie, ex detentore del record del mondo di mezza maratona.
Salvo episodi eclatanti, tra le donne, dovrebbe sventolare alta la bandiera dell’Etiopia. Tra Tigist Ketema e Genzebe Dibaba, difficile non pensare alla vittoria di una di loro. In primo luogo, perché entrambe vengono da buoni risultati recenti. E poi, per l’assenza di Rosemary Wanjiru, avversaria keniota che, se non fosse stato per un brutto infortunio, sarebbe sicuramente stata un fattore.
La maratona di Berlino, pur con alcune piccole defezioni, resta comunque una delle 42 km più affascinanti e divertenti. A maggior ragione, la cinquantesima edizione. Un compleanno tondo, da festeggiare il 29 settembre, giorno tanto caro alle ritmate voci dell’Equipe 84. E allora, come se avesse appena segnato Del Piero, “chiudete le valigie amici, andiamo a Berlino!“
Immagine in evidenza: Luciano Lima/Getty Images
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