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#Amarcord: V-Day 2012, il racconto di una finale leggendaria

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Amarcord è una rubrica che nasce con l’intenzione di riportare alla luce eventi, atleti, squadre e personaggi che hanno segnato la storia dello sport. Dai più noti a quelli meno conosciuti, uno sguardo all’indietro per ampliare la cultura sportiva anche di chi non ha potuto viverli in prima persona.

 

La prima puntata della rubrica Amarcord vede protagonista la pallavolo italiana. Torniamo indietro al 22 aprile 2012 quando lo scudetto si assegnò per la terza e ultima volta in una gara unica, nel cosiddetto V-Day.

Da una parte la Trento fenomenale, quella della storica tripletta in Champions League e del dominio in territorio italiano con cinque finali scudetto disputate in cinque stagioni. E’ la squadra da battere, la più solida e completa seppur non invincibile.

Dall’altra parte Macerata allenata da quel Giuliani che due anni prima sulla panchina di Cuneo soffiò lo scudetto proprio a Trento e desideroso di ripetersi sulla panchina marchigiana.

E’ il sesto confronto stagionale tra le due formazioni. Un successo a testa in Regular Season e nei playoff 6 di Champions (Trento passò il turno grazie al golden set) mentre nella finale di Coppa Italia Macerata sprecò il doppio vantaggio e si fece rimontare, consegnando la coppa nelle mani di Trento.

Nessun problema di formazione per i due allenatori che schierano i loro 6+1 titolari. Radostin Stoytchev con la diagonale Raphael-Stokr, in banda Kaziyski-Juantorena, al centro Birarelli-Djuric e Bari libero. Alberto Giuliani risponde con il sestetto a trazione italo-slava: Travica-Omrcen in diagonale, Savani-Parodi a schiacciare e ricevere, Podrascanin-Stankovic in mezzo alla rete ed Exiga libero.

La partita

La tensione in campo è alle stelle, sull’1-1 Podrascanin tocca a muro Juantorena, Travica recupera un pallone quasi perso, ma il resto di Macerata è inchiodato al terreno, disorientato e impaurito. Trento è una belva feroce, vede la paura negli occhi avversari e non può fare altro che azzannare. Birarelli domina il centro della rete e al primo timeout tecnico (elemento di cui non si sente la mancanza nella pallavolo odierna) i ragazzi di Stoytchev conducono 8-1.

Timida ripresa della Lube che diventa pericolosa quando Savani dai 9 metri mette in seria difficoltà la ricezione trentina e accorcia le distanze sul 14-12. Si procede punto a punto fino al 19-16 quando prima una pipe sontuosa di Juantorena e poi Stokr al servizio scavano il break decisivo. Della Lunga entra per dar man forte in seconda linea e dimostra la sua grande tenacia rianimando un pallone che poi Juantorena trasforma nel primo set point. Trento si aggiudica il primo set per 25 a 19.

Trento-Macerata 1-0 (25-19)

Il secondo set si apre con uno scambio interminabile, chiuso da Podrascanin con un gesto di cestistica memoria che scatena le polemiche nella metà campo di Trento. Omrcen al servizio picchia forte e Travica si trasforma in schiacciatore per il 2-0 Lube. Trento non si scompone, rientra subito e grazie alle magie di Raphael allunga. Il regista brasiliano sembra padrone assoluto del gioco, con estrema naturalezza chiama in causa tutte le sue bocche da fuoco e per il muro di Macerata non c’è nulla da fare. Al primo timeout tecnico Trento avanti 8-5.

Sul 9 a 6 l’azione fotografa perfettamente la situazione in campo: Savani serve in maniera impeccabile alla destra di Bari che con un riflesso straordinario riesce a tenere vivo il pallone, Juantorena alza in palleggio rovesciato per Kaziyski che con il muro a 3 piazzato mette a terra il decimo punto trentino. Per il morale di Macerata è un colpo bassissimo.

Savani spreca malamente due pipe, Trento dilaga e al secondo timeout tecnico il punteggio è 16-8. Il resto del set è accademia pure accademia con Trento che chiude 25-12 nonostante due servizi vincenti di Juantorena e Stokr chiamati out dalla coppia arbitrale. Raphael regala spettacolo (da rivedere in loop l’alzata per Stokr che è valsa il punto numero 24) tanto che pure un ex palleggiatore del calibro di Fefè De Giorgi nello studio Raisport a bordocampo ha gli occhi lucidi di fronte alle sue giocate.

Trento-Macerata 2-0 (25-19; 25-12)

Gli attaccanti trentini registrano percentuali stellari e appaiono incontenibili dal muro avversario. Stoytchev dalla panchina non si scompone, il generale è saldamente al comando della sua armata invincibile e niente sembra poterlo fermare. Insomma siamo in quel momento in cui Dan Peterson pronuncerebbe il suo famoso “mamma butta la pasta!”.

L’equilibrio in apertura di terzo parziale viene spezzato dal turno in battuta di un rinvigorito Travica che porta i suoi avanti di 4 punti. Dopo due set di buio si rivede più volte anche il primo tempo di Macerata. L’inerzia del match sembra fare inversione di marcia quando anche Omrcen esce dal letargo e dai nove metri firma il 13-8. Entra Kovar per dar man forte in ricezione ma Trento non molla e si riporta sotto nel punteggio. Sul 15-14 Exiga compie un salvataggio da urlo e ricorda a tutti perché qualche anno prima in quel di Monza lo chiamavano “Ministro della Difesa”. Parodi finalizza e manda i suoi sul +2 al secondo timeout tecnico. La partita ora è incandescente, ogni azione è un concentrato di emozioni e giocate spettacolari.

I due tecnici provano a risolverla dalla panchina, Stoychev manda in campo la diagonale di riserva formata da Lucas Zygadlo e da un giovane Tsvetan Sokolov per alzare il muro e sfruttare i 3 attaccanti. Giuliani si gioca la carta Alen Pajenk e pesca il jolly. Il centrale sloveno mette subito a terra un primo tempo importantissimo e poi al servizio scava il break che manda la Lube al set point. Juantorena serve in rete, il terzo set va a Macerata 25-22.

Trento-Macerata 2-1 (25-19; 25-12; 22-25)

Macerata è ancora viva. Abbiamo una partita e soprattutto abbiamo una finale scudetto. E Pajenk, l’eroe che non ti aspetti, viene confermato in campo.

Punto a punto l’apertura di quarto parziale, mentre Kovar fa il suo ingresso al posto di Savani che accusa qualche problema alla schiena. Parodi decide che è il momento di disintegrare la ricezione trentina e mette a segno ben 3 ace consecutivi. Si vede in campo anche un giovanissimo Filippo Lanza (all’epoca 21enne in grado di ritagliarsi qualche spazio dietro ai due schiacciatori titolarissimi). Macerata mette il turbo con la coppia Pajenk-Kovar ed arriva al massimo vantaggio sul 17-11 ma il copione di questa partita è tutt’altro che lineare ed ecco che Trento dimezza il gap. E’ solo un’illusione perché i ragazzi di Giuliani sono ormai lanciati verso la conquista del quarto set. I due liberi Lampariello ed Exiga difendono anche l’impossibile, Kovar e Parodi usano le mani del muro trentino alla perfezione e firmano il 2-2. Trento sembra spaesata ed incapace di reagire. Ad un passo dal trionfo la macchina perfetta si è inceppata, ma nulla è ancora perduto.

Trento-Macerata 2-2 (25-19; 25-12; 22-25; 18-25)

Dopo due ore di partita e un’altalena di emozioni, lo scudetto 2012 si deciderà al tie-break. Tutto quanto successo durante la Regular Season, i playoff e i primi quattro set ora non esiste più. Se il V-Day era nato con l’intenzione di creare una sorta di Super Bowl del volley, in grado di aumentare la popolarità del campionato, questa finale ne è dunque lo spot ideale.

Dalla postazione di commento Alessandro Antinelli ci consiglia di allacciare le cinture di sicurezza. Si parte.

I volti dei giocatori sono tesi come corde di violino, ogni scambio assume contorni epici con il pubblico del Forum ad accompagnare calorosamente le due formazioni.

Centrali subito protagonisti, da una parte Birarelli e Djuric picchiano forte con primi tempi stellari, dall’altra Pajenk gioca di astuzia. Sul 7-7 pari Raphael serve Juantorena che mette palla a terra pur con il muro a tre di fronte ma nel ricadere accusa un dolore al polpaccio. Il nipote de “El Caballo” resta in campo e zoppicando chiude un “rigore” che porta Trento in vantaggio al cambio di campo. Stilisticamente e atleticamente impeccabile, con il passare degli anni gli acciacchi e i problemi fisici sono aumentati e di pari passo quelle smorfie di dolore che ormai sono diventate un marchio di fabbrica, in particolar modo nei finali delle partite più intense.

Il primo break della Lube arriva grazie ad un ace di Omrcen con la complicità del nastro. Sul 12-12 timeout Lube dopo uno scambio in cui la palla non ne vuol sapere di cadere. Il primo tempo di Pajenk si schianta sul muro a uno di Mitar Djuric, vantaggio Trento. Omrcen non ci sta, prima firma il pari (13-13) con un attacco che scatena le proteste avversarie e poi trova una diagonale che passa sopra la testa di Sokolov e cade sulla linea. Match point Lube annullato da Sokolov che lasciato senza muro da Raphael, chiude a ridosso dei 3 metri un attacco terrificante. Sarà ancora l’opposto bulgaro entrato per Stokr a inizio set a portare il primo match point a Trento.

Stotchev manda in campo Lanza ma Juantorena non sente ragioni e rifiuta addirittura il cambio. Doppio errore al servizio di Kaziyski e Parodi e altro match point Trento annullato con una palla lisciata di Omrcen che si trasforma in un pallonetto. 17-17, è una battaglia di nervi, Parodi recupera un pallone in fondo al campo e Kovar gioca sulle mani del muro. Altri due palle scudetto annullate da Sokolov, con il punto del 19-19 che è una perla da tramandare ai posteri: sull’alzata di Juantorena trova una parallela da urlo passando millimetricamente tra l’asta e il braccio di Dragan Travica. Igor Omrcen porta la Lube sul 21-20. Sesto match point per Macerata, al servizio Podrascanin cerca e trova Kaziyski che poi attacca out una palla molto molto dubbia.

Trento-Macerata 2-3 (25-19; 25-12; 22-25; 18-25; 20-22)

La Lube Macerata è campione d’Italia per la seconda volta nella storia.

I protagonisti

Dopo il racconto della partita, scopriamo come sono proseguite le carriere dei protagonisti.

Lube Banca Marche Macerata

L’unico reduce di quella formazione è l’MVP della gara Jiri Kovar, che in tutto questo tempo non ha mai cambiato squadra. Rimasto fedele alla Lube ha festeggiato altri 3 scudetti (vincendo un altro premio di MVP nel 2017) più la Champions League della scorsa stagione. Nel corso degli anni possiamo dire essersi specializzato in quello che nel basket viene chiamato “sesto uomo“, ovvero quel giocatore che raramente parte titolare ma pronto a dar man forte uscendo dalla panchina.

Jiri Kovar riceve il premio di MVP 2017

I suoi compagni di ruolo Cristian Savani e Simone Parodi hanno invece vissuto un lento declino dopo aver conquistato qualche mese più tardi la medaglia di bronzo a Londra 2012. Il primo si è ritirato poche settimane fa, il secondo a 34 anni sta cercando di rilanciarsi in Polonia tra le file dello Zaksa di coach Nikola Grbic.

Non poteva esserci addio migliore per Igor Omrcen (arrivato a Macerata nel 2007 per sostituire un eroe biancorosso come Miljkovic, si è ritirato dalla pallavolo l’anno scorso) e Jean-Francois Exiga che dopo lo scudetto hanno salutato entrambi l’Italia per giocare rispettivamente in Giappone e in Francia.

E’ notizia di pochi giorni fa che Dragan Travica, lascerà Padova per vestire la maglia della Sir Safety Perugia a partire dalla prossima stagione. Una ghiotta occasione per tornare a riempire una bacheca arricchita durante le esperienze in Russia e Turchia, tra i cui trofei spicca la Champions League vinta con il Belgorod.

Non indimenticabile la carriera a livello di club per Alen Pajenk, colui che nel finale di terzo set ha dato la svolta a questa finale. Attualmente milita nello Czarni Radom in Polonia. Decisamente meglio con la maglia della nazionale slovena con cui ha vinto due medaglie d’argento agli europei. In occasione del secondo (2019) ha ritrovato in panchina coach Alberto Giuliani, lo specialista del V-Day con due successi su tre edizioni. Dopo un altro scudetto nel 2014 Giuliani è passato sulla panchina di Piacenza prima delle esperienze all’estero degli ultimi anni.

Concludiamo il roster con i due centrali serbi che sono diventati la colonna portante della Lube: Marko Podrascanin e Dragan Stankovic. Il “Potke” ha lasciato le Marche nel 2016 per accasarsi a Perugia e rientra sicuramente nella discussione sul miglior centrale della Serie A/Superlega dell’ultimo decennio. Stankovic invece è stato “costretto” a trasferirsi a Piacenza lo scorso anno per la mancanza di spazio in campionato causa posti da stranieri esauriti. L’ultima partita in maglia Lube è però di quelle da ricordare per sempre, ovvero la finale di Champions League giocata e vinta con l’enorme soddisfazione da capitano di sollevare il trofeo più ambito.

Itas Diatec Trentino

In questi giorni si è parlato molto dei Chicago Bulls del 1998 grazie alla serie Netflix The Last Dance (se non l’avete ancora vista correte subito ai ripari) e per certi versi la stagione successiva al V-Day 2012 è stata una sorta di Ultimo Ballo anche per la dinastia di Trento. Dopo lo scudetto vinto nel 2013 contro Piacenza infatti quasi tutti i migliori hanno fatto le valigie per accasarsi all’Halkbank.

L’esilio turco di Matey Kaziyksi e Mitar Djuric è durato solo una stagione prima di fare ritorno in Trentino per vincere un altro scudetto nel 2015 guidati nuovamente da Radostin Stoytchev.

Curioso il destino che accomuna Emanuele Birarelli, Filippo Lanza e Max Colaci, oltre ad essere gli unici rimasti a Trento dopo la Diaspora e a diventare pedine fondamentali della nazionale italiana a Rio 2016, sono passati in momenti diversi tutti e tre a vestire la maglia di Perugia.

Anche Osmany Juantorena in Turchia ci è rimasto poco, ma al rientro in Italia ha scelto di passare dall’altra parte della rivalità per diventare un pilastro della Lube con il quale ha vinto poi due scudetti (2017 e 2019) ed una Champions League (2019).

Percorso simile a quello dell’italo-cubano per Tsvetan Sokolov che nel finale di partita si è caricato sulle spalle la squadra e per poco non si è trasformato nell’uomo della provvidenza trentina. Il suo ritorno in Serie A a Civitanova l’ha consacrato come uno dei migliori opposti al mondo nonchè uno dei giocatori più completi e versatili. Resta ancora un punto interrogativo su come Trento sia riuscita a farsi sfuggire un talento del suo calibro anche alla luce delle difficoltà avute in quel ruolo nelle ultime stagioni.

Questo senza nulla togliere a Jan Stokr, rivisto a Trento nel 2016 dopo le avventure in Russia e Corea per poi tornare definitivamente in patria al Liberec dalla stagione 2017.

L’unico elemento che non ha scelto la via del ritorno è il regista di quella corazzata, Raphael Vieira De Oliveira. Il brasiliano autore di una prima metà di partita da fantascienza, avrebbe meritato il titolo per quanto mostrato in campo. La sfortuna l’ha visto chiudere la sua avventura con la maglia di Trento in gara-4 della serie finale del 2013, quando a causa di infortunio è stato costretto ad abbandonare il campo e rinunciare alla decisiva gara-5. Attualmente gioca in Brasile nel Funvic. Per quanto nel suo palmarès spicchino due Champions League e una lunga serie di trofei nazionali, nella sua carriera ha raccolto molto meno di quanto ci si potesse attendere, vittima di scelte politiche (in nazionale) e di circostanze sfortunate.

 

Si conclude qui il nostro viaggio nel (recente) passato, con la speranza che ben presto si possano scrivere nuove pagine indimenticabili di sport.

Davide Bottarelli
23 anni, laureato in ingegneria informatica e pallavolista fin dall'età di 7 anni. Appassionato di sport e della competizione ad alto livello. In particolare F1, MotoGp, ciclismo e da qualche anno anche NFL.

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