Albert Guðmundsson è un nome che sta rubando l’occhio in questo inizio di stagione. I tre gol messi a segno in poco più di 72 ore contro Roma e Udinese hanno attirato l’attenzione delle big della Serie A sul calciatore del Genoa e sul calcio islandese, riaprendo un amore mai sbocciato per l’isola del Nord Europa.
Se si pensa a quella landa desolata dove il football ha toccato il picco massimo agli Europei 2016, viene in mente immediatamente Birkir Bjarnason, centrocampista del Pescara, oppure, tornando indietro nel tempo, ad Emil Hallfreðsson, protagonista con Udinese, Reggina, Hellas Verona e Padova.
Guðmundsson, il primo islandese in Serie A
Nessuno di voi penserebbe che ben dodici “vichinghi” vantano almeno una presenza in Serie A e tanto meno possono immaginare che il nome di Albert Guðmundsson sia già presente negli annali del nostro campionato. Troppo giovani per ricordarsi del bisnonno dell’attaccante rossoblù, sbarcato nel Bel Paese con la maglia del Milan nella stagione 1948-49.
Neanche a dirlo, primo islandese a disputare un match nella massima serie e primo giocatore professionista di quel Paese tanto da vantare a cavallo della Seconda Guerra Mondiale presenze nei Rangers Glasgow e nell’Arsenal. Insomma, non proprio l’ultimo arrivato. Anche perché l’approdo di Guðmundsson rappresenta un momento storico per i rossoneri, tornati ad aprirsi al mercato estero dopo le tragiche vicende della guerra.
Il Milan dei “romantici” e il caso Nordahl
La società di Umberto Trabattoni è reduce dal secondo posto dell’anno precedente e, oltre a puntare sull’antenato del genoano, decise di giocare le proprie fish sull’irlandese Paddy Sloan proveniente dallo Sheffield United e sul danese Johannes Pløger, bomber della squadra norvegese BK Frem. Qui accade qualcosa di inconsueto e impensabile al giorno d’oggi: i rossoneri sono certi di essersi garantiti le prestazioni dell’attaccante scandinavo, ma la Juventus interviene e si porta a casa il giocatore per la bellezza di 40 milioni di lire.
I “Diavoli” sono rimasti con il cerino in mano, ma proprio in quel caso la galanteria del calcio d’antan interviene e i bianconeri restituiscono il favore non interferendo sull’acquisto di Gunnar Nordahl, fresco di vittoria dell’oro alle Olimpiadi di Londra 1948. I tifosi della Vecchia Signora non sanno ancora che il vero affare lo hanno fatto i milanesi che potranno usufruire del più grande realizzatore straniero della storia del nostro calcio, mentre Pløger giocherà soltanto la miseria di 16 partite per un gol realizzato.
La Serie A 1948/49 e il Grande Torino
La frittata ormai è fatta, ma il campionato deve ancora iniziare e, quando prende il via, si capisce immediatamente che il Milan non è ancora pronto per attentare allo scudetto. Quelli sono gli anni del Grande Torino, di Bacigalupo e Valentino Mazzola, di Loik e Gabetto. Un destino già segnato per la classifica che vede i granata al comando già al termine del girone d’andata insieme al Genoa e proseguire la propria cavalcata in quello di ritorno. Per il Milan non resta altro che accontentarsi, complice anche una stagione fatta di alti e bassi, soprattutto in trasferta dove i meneghini non rendono al meglio patendo cocenti sconfitte con squadre di medio-bassa classifica come Palermo, Pro Patria e Livorno oltre alla sanguinosa batosta subita a favore dei granata e l’unica partita persa in casa, il derby contro l’Inter.
Guðmundsson gioca, esordisce nella vittoria per 3-0 con l’Atalanta e segna il suo primo dei due gol realizzati nelle 14 partite disputate. E’ spesso titolare e lascia ben sperare i tifosi in vista del futuro. Il mondo del calcio cambia radicalmente il 4 maggio 1949 quando alle 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI impatta pesantemente contro la basilica di Superga causando la morte immediata della maggior parte dei componenti del Torino. È la fine di una favola, di una squadra che non sarebbe mai più esistita nella storia del calcio.
La tragedia e lo scudetto assegnato d’ufficio
I piemontesi avrebbero già vinto il campionato nei fatti, complice il pareggio ottenuto a San Siro contro l’Inter, ma la matematica lascia aperti ancora spiragli. E qui interviene ancora il romanticismo del calcio d’antan con le due formazioni milanesi pronte a chiedere che il titolo venga assegnato d’ufficio al Torino. La proposta viene accettata dalla FIGC chiudendo così un ciclo per lo sport tricolore così come per Guðmundsson che lascerà la Lombardia direzione Parigi dove si accaserà Racing Club de France Football prima di abbandonare l’attività agonistica e lanciarsi nel mondo della politica tanto da diventare ministro dell’Industria del suo paese negli Anni Ottanta.
Il tutto lasciando un’eredità importante al pronipote. Quest’ultimo non l’ha conosciuta, ma senza dubbio ne sta valorizzando la sua memoria.
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