Si dice che più piccola è la palla con cui si gioca uno sport, migliore sarà la letteratura sportiva che lo riguarda. È probabile che non sia vero, ma spiegherebbe perché il tennis sa regalare pagine di epica sportiva impareggiabili. Battendo in cinque set il francese Gaël Monfils ai quarti di finale degli US Open 2019, al quinto match point, un romano di 23 anni ha aggiunto un altro capitolo indimenticabile.
Matteo Berrettini non ti rapisce perché ne riconosci immediatamente il genio, non attira l’attenzione con fare estroverso, non ti sorprende con effetti speciali, pur mostrando una personalità solida e una figura importante. Ma quello che ti appassiona di lui è il viaggio in cui senti che sta per farti imbarcare. Ha gioventù, colpi e una presenza mentale che gli permette di vacillare e attraversare le tormente senza naufragare. Dal ciclone Federer, incontrato a Wimbledon quando la nave sembrava ormai attrezzata per affrontare ogni mare in tempesta, è venuto fuori con la dignità di chi eroe non è nato ma scopre di poterlo diventare.
A questi US Open si è avvicinato senza proclami e con qualche dubbio dovuto ad una caviglia che nelle ultime settimane aveva dato problemi, ma è stato impeccabile nel saper interpretare i venti e le correnti. Servizio, dritto, slice, variazioni, ma soprattutto la capacità di accettare il mood di ogni momento del match e girarlo a proprio favore.
Di un eroe come Berrettini ti innamori quasi inconsapevolmente, un po’ alla volta, non con un colpo di fulmine di cui ricorderai ogni cosa per sempre. Ma poi non potrai più abbandonarlo. Lo sentirai familiare, avrai voglia di sapere che le cose gli vanno bene. Perché se lo merita. E perché sì, possiamo ancora dirlo senza sentirci patetici e fuori dal tempo: Matteo Berrettini è un bravo ragazzo.
I viaggi epici possono trasformarsi in un attimo in odissee che riescono a cambiare chi le vive: fato avverso, il richiamo ammaliante di mille sirene, uragani impossibili da evitare, sono rischi sempre dietro l’angolo. Il prossimo ha la forza devastante di una divinità spagnola, un altro cavaliere d’altri tempi. Ma comunque vada questa notte la semifinale contro Rafa Nadal, ringrazieremo Matteo per averci fatto vivere la magia di chi intraprende avventure in terre mai esplorate e imprese mai compiute. E lo incoraggeremo a proseguire un viaggio straordinario appena cominciato.
La nave è già salpata, siamo a bordo.
grazie per il tempo che hai investito in quel post. E ‘davvero utile e interessante da leggere!
Grazie mille a te per il tempo speso a leggerlo e per le parole. Contento che sia stato apprezzato.