I Sacramento Kings si trovano al sesto posto della Western Conference con un record di 5 vittorie e 3 sconfitte e in questo primissimo inizio di stagione stanno giocando una pallacanestro gradevole, superiore alle aspettative. Dopo aver aperto le danze con due ko consecutivi la squadra di coach Dave Joerger ha vinto quattro delle ultime cinque partite (tra cui una sul campo degli Oklahoma City Thunder) e trovato una buona chimica generale.
Serviranno altri test per verificarne la consistenza e di certo, proseguendo di partita in partita, scopriremo quanto c’è di vero dietro l’ottima partenza dei Kings. Intanto, però, Sacramento inizia a intravedere i primi, timidi frutti di un lavoro partito nel training camp di settembre e mirato a cambiare stile e volto della squadra.
Rispetto alla stagione 2017/2018 la squadra della capitale della California corre molto di più: è passata infatti dall’essere ultima per pace (con 97.1) a quinta (108.1, pari merito con i Lakers). Uno dei balzi statistici più evidenti, generato dall’esigenza di esprimere una pallacanestro più vicina alle tendenze dell’epoca e mettere nelle condizioni ideali i giocatori migliori del roster, veloci e atletici: De’Aaron Fox e Buddy Hield su tutti.
L’attacco, penultimo l’anno scorso con la miseria di 101.1 punti segnati ogni 100 possessi, oggi accarezza la top ten NBA (13°, con 108.8 punti segnati ogni 100 possessi). Anche qui siamo di fronte a un miglioramento netto; nelle cifre e nella percezione che la squadra ha di sé.
“E’ divertentissimo. Non si giocava così da un po’ qui”, ha dichiarato Willie Cauley-Stein, parlando del nuovo stile adottato quest’anno caratterizzato dall’uso massiccio dei tiri da tre e, come detto, da un ritmo altissimo.
A beneficiarne sono lo stesso centro scelto al Draft 2015, che viaggia infatti al suo massimo in carriera per punti segnati e rimbalzi (17.4 e 9.0), i già citati Fox (17.5 punti di media), Hield (miglior realizzatore con 18.9 a partita e il 44% da tre). Ad unire le ottime prestazioni dei migliori interpreti dei Kings c’è la presenza sottovalutata, solamente adesso in maniera minore, ma certamente al momento della sua firma in estate, di Nemanja Bjelica. Il lungo serbo si è rivelato un’arma tattica utilissima a disposizione di Joerger.
Per via della sua abilità di tirare da tre e gestire la palla da point-forward l’attacco di Sacramento sta conoscendo nuovi spazi e linee di passaggio, dove trovano cittadinanza le penetrazioni fulminanti di Fox, i tiri aperti per Hield, Iman Shumpert e Justin Jackson, e in cui Cauley-Stein e il rookie Marvin Bagley III fanno la voce grossa nel pitturato.
Difensivamente la squadra ha ancora bisogno di lavorare, soprattutto per la mancanza di difensori puri, oltre a Cauley-Stein, il migliore a roster, in grado di “marchiare il territorio”. Ma anche sotto questo punto di vista i Kings hanno fatto dei passi in avanti allontanandosi dagli ultimi posti della classifica delle peggiori squadre difensive, una certezza nelle passate stagioni. Ad oggi Fox e soci subiscono 106.9 punti ogni 100 possessi, un dato buono per il 16° posto nella Lega e migliore di quello di Spurs, Lakers, Pelicans e Rockets.
L’ottimo inizio di stagione e le prospettive più che buone che attendono la squadra vanno considerate tenendo conto anche dell’assenza di Bogdan Bogdanovic, fermo per un infortunio al ginocchio sinistro rimediato con la Serbia a settembre in una partita di qualificazione al Mondiale 2019 che ha richiesto un’operazione chirurgica. L’ex Fenerbahçe era stato uno dei migliori la passata stagione, pur con tutte le difficoltà incontrate dai Kings.
Pensare a cosa potrà dare una volta rientrato, non può che essere un ulteriore elemento di fiducia per Sacramento.
Che possa essere questa la stagione della svolta? Non si parla ovviamente di playoff, ma per una franchigia disfunzionale com’è quella del proprietario Vivek Ranadivé, avere un buon nucleo di giocatori e una squadra che gioca finalmente una pallacanestro efficiente può rappresentare il primo passo verso la rispettabilità.
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