“Ha il fisico di Borg e gioca come McEnroe“, “sembra realmente l’erede del Maestro Federer“. Queste due affermazioni non sembrano così lontane dalla prova di forza che ha mostrato Stefanos Tsitsipas alle Finals di Londra, ultimo grande appuntamento della stagione. Dopo la vittoria alle NextGen del 2018, all’alba di questa stagione era sul trampolino di lancio per il grande tennis, con l’appuntamento di Melbourne dietro l’angolo.
Già dai campi veloci australiani, avevamo denotato come questo ragazzo greco avesse le stimmate del predestinato. Infatti a cadere sotto i colpi del riccioluto ellenico è stato proprio il dio per eccellenza di questo sport, quel Roger Federer apparso completamente sbalordito da Stefanos. Da quell’exploit in poi una stagione in continua ascesa, a cui mancava però la ciliegina sulla torta. La grande occasione di portare tra la sua gente un titolo calzava a pennello con il tramonto di questo 2019, ossia alle ATP Finals, dove Tstistipas ci arriva da n.6 al mondo.
Una settimana da 10 e lode, nella quale il giovane ateniese ha mostrato all’intera platea londinese tutto il suo bagaglio tecnico. La grande qualità tecnica di Federer, il rifiuto del concetto di sconfitta di Nadal. Proprio contro lo spagnolo – in un incontro per lui ininfluente in termini di classifica – ha letteralmente venduto cara la pelle. Un mix di abilità che rendono Tsitsipas il prototipo perfetto del tennista del futuro. Il greco ha rispolverato qualsiasi libro storico: dal 2001 è il tennista più giovane a vincere le Finals – quell’anno vinse un giovane e semisconosciuto Lleyton Hewitt – Dobbiamo risalire invece al 1978, praticamente una vita fa, per trovare un così precoce ‘Maestro’. A quei tempi ad alzare il trofeo fu un certo John McEnroe, sicuramente non uno qualunque. La vittoria alle ATP Finals di Londra è un traguardo tanto meritato quanto voluto. Forse dall’alto dell’Olimpo greco è arrivato chi può raccogliere il testimone delle tre divinità per eccellenza. Solo il tempo saprà darci le dovute risposte, ma quel che è certo è che Stefanos erediterà un gran numero di tifosi.
Detto ciò, analizzo con massima obiettività il percorso dei tennisti, tenendo conto della difficoltà della manifestazione, nella quale si affrontano i migliori 8 al mondo.
TSITSIPAS 10.
Completamente spaziale: gran servizio, rovescio ad una mano splendido, concreto con il dritto, bravo sotto rete. Tutte qualità espresse a dismisura a Londra, facendo ingolosire migliaia di tifosi in vista degli anni futuri. Vince meritatamente le Finals e lancia un segnale alla concorrenza in vista del 2020, mettendo nel mirino la vittoria di uno Slam. Nuova linfa anche per la sua Grecia, paese nel quale il tennis è poco più di un hobby. Cambierà la tendenza con Stefanos?
THIEM 9,5
Pensavamo sapesse giocare solo su terra, ma questo ragazzo qui ha dimestichezza anche sul veloce. Un torneo condotto in maniera perfetta, a cui è mancata la zampata vincente in finale. Quando parte in accelerazione sembra una mitragliatrice impazzita, bravo però il suo avversario a trovare rapidamente le sue contromisure. Ora da lui ci si aspetta un 2020 competitivo su tutte le superfici.
BERRETTINI 7
Già l’essere arrivato qui a Londra pone Matteo in leggero vantaggio rispetto agli altri in sede di giudizio. Un italiano da queste parti non si vedeva da 41 anni, troppi per uno sport che nel nostro paese ha un ottimo seguito. Ovviamente al ragazzo romano nessuno chiedeva miracoli: sconfitte nette e previste contro Djokovic e Federer, nonostante alcuni segnali incoraggianti. La vittoria finale contro un ‘sazio’ Thiem riscrive però la storia del tennis italiano: mai nessun azzurro aveva vinto una singola partita alle Finals. Precedentemente non c’erano riusciti neanche due monumenti come Panatta e Barazzutti. Chapeau a Matteo e speranza per il prossimo anno: con una programmazione accurata potrà nuovamente ripetersi.
FEDERER 7,5
Arrivare a 40 anni con questa fame, non è da tutti. Ma sappiamo benissimo le sue doti, un genio prestato al mondo del tennis. Perde contro Thiem, quasi a sorpresa, vince contro Berrettini ed esulta come un ragazzino alla prima contro Djokovic scacciando i fantasmi della finale contro il serbo a Wimbledon. In semifinale, l’ennesima per lui, perde contro Tsitsipas anche per sue colpe. Infatti quelle 11 palle break non convertite gridano ancora vendetta.
NADAL 7,5
Esce dal torneo solo per le “maledette e bizzarre” regole imposte dal board ATP. Un vero peccato perché il maiorchino poteva finalmente sbloccarsi in un torneo tabù. Resta però il buon Masters fatto, eccetto per l’esordio shock contro Zverev. Il bicchiere mezzo pieno è dovuto anche dalla super rimonta contro Medvedev: non siamo qui a ribadire la forza dello spagnolo, ma ancora una volta va sottolineato quanto sia alieno nel recuperare uno svantaggio di 1-5 al secondo set dopo aver perso il primo. Pieno rifiuto del concetto di sconfitta, un marziano. Chiude da primo del mondo a 33 anni, diventando il più longevo a riuscirci. Quinta volta per lui sul trono di fine anno, eguagliati i due amici/nemici Roger e Nole. Mica male.
MEDVEDEV 5
Stanco dopo una stagione piena di soddisfazioni, vincitore di Masters 1000 di una certa difficoltà. Perde malamente con Nadal, dopo essere stato in vantaggio per tutta la partita e dopo la finale nell’ultimo Slam. Tentenna vistosamente, il fiato corto gioca brutti scherzi. Sarà sicuramente protagonista nel tempo. Le doti non si discutono.
ZVEREV 6,5
Dopo la vittoria dello scorso anno, ci si aspettava di più dal giovane tedesco. Stecca malamente gli Slam e perde partite che con tutto il rispetto doveva dominare. Nel finale. Di stagione migliora tantissimo tornando in fiducia e si mette in luce nella Laver Cup. Giunge in semifinale, disputato una prestazione di grandissimo spessore. Anche per lui il futuro sarà roseo. Se migliora nelle prestazioni e nella continuità farà vedere belle cose per un ragazzo oramai con l’etichetta di prescelto dopo i mostri sacri.
DJOKOVIC 5
Partecipa da numero 2 Atp, e già questo gli avrà creato qualche rogna. Doveva quindi vincere ma non l’ha fatto. Esce malamente dal confronto contro Federer, accendendo anche l’ira del pubblico. Già contro Thiem era apparso spaesato, sicuramente un’edizione delle Finals da dimenticare. I malesseri fisici e la stanchezza hanno sicuramente gravato sul suo status, ma da un giocatore del suo calibro è lecito chiedere di più.
A cura di Michele Di Vincenzo e Agostino D’Angelo
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