Basket

11 Maggio 1999, 25 anni dalla gioia di Varese

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11 Maggio 1999, una data che qualsiasi appassionato di basket della provincia di Varese non si dimenticherà mai. Un giorno che rimarrà per sempre impresso nella storia della squadra di Masnago e dello sport della provincia. Varese dopo più di 20 anni di attesa riesce a vincere il tanto agognato scudetto della stella, entrando di diritto nella storia del basket italiano. Da quanto è nato il campionato di basket in Italia, solo altre due squadre sono riuscite a vincere più di Varese, l’inarrivabile Olimpia Milano a quota trenta e la Virtus Bologna a quota sedici.

Quella ormai leggendaria giornata di maggio è stata un autentico trionfo del popolo biancorosso, un soldout dichiarato già giorni prima e una Varese completamente paralizzata dalla tensione per la partita decisiva. Lo schermo del Campus, quello maxi all’Ippodromo, le televisioni nei bar o nelle case private: tutto poteva andare bene per fermare negli occhi e nella mente le immagini di una serata rivelatasi stellare. Un trionfo anche mediatico per Varese, che la stessa estate arrivò ad invitare a Masnago e a giocare dei tornei 3vs3 Allen Iverson, uno dei nuovi volti del panorama NBA. 

Il preludio di una grande stagione

Quella Varese è stata figlia di un’idea del presidente Antonio Bulgheroni. Il suo sogno era provare a portare in Italia l’idea di franchigia NBA. Nel 1997 si decise a rimuovere qualsiasi sponsor dalla canotta di gioco e a mettere quella che poi sarebbe diventata la mascotte ufficiale della squadra: un gallo. Da quel momento la squadra prese il nome di Varese Roosters.

La stagione 98/99 si aprì con un roboante discorso del presidente Bulgheroni: “quest’anno fidatevi di me che vinceremo lo scudetto della stella“. Tra l’incredulità per quelle dichiarazioni scappò anche qualche sorriso. Ma Bulgheroni non era uno sprovveduto, era consapevole che quel roster poteva giocarsela fino alla fine.

Una squadra composta principalmente da italiani in rampa di lancio, che nel 2004 si renderanno protagonisti dell’incredibile argento olimpico: Gianmarco Pozzecco, Giacomo Galanda, Alessandro De Pol, Francesco Vescovi e Andrea Meneghin, il figlio del grande Dino. A contornare questo gruppo di italiani c’erano il croato Veljko Mršić, l’olandese Marco van Velsen e il portoricano Daniel Santiago. Un roster completo, dinamico e di enorme talento che da tempo non si vedeva a Varese, soprattutto dopo gli ultimi anni non felici passati in A2. A guidare la squadra varesina c’era il grande Carlo Recalcati, autentica leggenda del basket italiano.

La regular season di Varese

La stagione regolare di Varese vede pochissimi scivoloni. I galli chiudono al secondo posto, dietro alla Fortitudo Bologna di Carlton Myers, con all’attivo solo 5 sconfitte su 26 partite giocate e con la palma di miglior squadra realizzatrice. Incredibilmente il titolo di MVP va a Vincenzo Esposito che difendeva i colori di Imola e non al varesino Veljko Mrsic, autore di una stagione regolare di altissimo livello. L’unica nota stonata è la prematura eliminazione ai quarti di finale della Coppa Italia contro la Fortitudo, successiva vincitrice della coppa.

Finita la stagione regolare, l’ambiente varesino inizio a pensare che effettivamente le parole del presidente ad inizio stagione non siano così infondate. Si inizia a creare quel sentore che finalmente, dopo anni, si potrà finalmente lottare per ottenere quella benedetta stella.

Nel corso della stagione emerse un forte legame tra l’allenatore Recalcati e Pozzecco, tant’è che anni dopo, Recalcati arrivò a raccontare questo aneddoto sulla Mosca Atomica:

Uno dei ricordi più divertenti ed anche iconici di quell’annata è il siparietto che venne a crearsi con Gianmarco Pozzecco. Quando lo cambiavo, lui andava a sedersi in fondo alla panchina a sfogarsi con Sandro Galleani, piano piano poi si avvicinava a me fino ad arrivare a tirarmi la giacca per farlo rientrare. Io, capita la solfa, quando lui avanzava in panchina verso di me, mi spostavo in fondo, così da allontanarmi da lui. Era una situazione divertente e che ben rappresentava lo spirito di quel gruppo

I Playoff

Si arriva ai playoff, dove si resetta tutto, con i Roosters che arrivano caricati da una fiumana di gente pronta a sostenere la squadra. Ad aumentare la carica collettiva del gruppo ci pensa la notizia del rinnovo di Meneghin fino al 2004, segnale che la società vuole dare continuità al progetto Roosters.

Il primo turno di Playoff vede Varese contro l’allora Pepsi Rimini, un 3-1 senza storia, con l’unica sconfitta che arriva stranamente su suolo varesino.

La semifinale è un’autentica rivincita della Coppa Italia. Infatti Varese elimina, ancora per 3-1, la Fortitudo Bologna dopo quattro partite combattute fino allo strenuo delle forze.

E così si giunge alla tanta desiderata finale: la resa dei conti finale contro Treviso. La squadra di Denis Marconato e Marcelo Nicola, guidata sapientemente da Željko Obradović, uno dei migliori allenatori europei che il basket abbia mai visto. Varese quindi, dopo nove anni dall’ultima finale scudetto persa contro Pesaro, torna a tre vittorie dalla possibilità di tatuarsi la stella sullo stemma.

La fatidica finale

La serie finale è un’autentica lotta; talmente sentita da provocare la rottura del setto nasale a Pozzecco a causa di un contatto di gioco con Nicola. È negli annali la foto del play varesino che aizza il pubblico di Masnago con la faccia ricoperta di sangue perso dal naso. Gara due di quella finale è una partita sconsigliata ai deboli di cuore. Viene risolta solamente all’overtime da Galanda, che pone fine all’imbattibilità casalinga di Treviso, lunga ventinove partite.

La città di Varese per l’occasione si fa trovare pronta, Masnago registra circa quattromila posti a sedere. Successivamente la società comunicherà che all’interno di quel palazzetto erano presenti più di seimila persone. Anche i giornalisti vengono assiepati in un piccolo spazio. Mentre nel palazzetto si sta come sardine, la città è completamente paralizzata fin dalle prime ore del pomeriggio. Traffico bloccato, maxischermi ovunque, una città in festa per quella che sarebbe potuta essere la partita della storia. C’è della scaramanzia, ma anche chi non ha dubbi: quella è LA NOTTE.

La palla viene alzata dall’arbitro per la contesa e l’attesa finisce. Nella bolgia di Masnago avviene una vera e propria mattanza e nel terzo quarto, dopo la ormai famosa gomitata di Nicola ai danni di Pozzecco, si chiude definitivamente la partita.

Pozzecco finale scudetto Varese basket 1999
Pozzecco che carica il pubblico di Masnago dopo la gomitata ricevuta ©Prealpina

L’ultimo quarto è semplicemente un countdown, una dolce attesa verso la famigerata stella. Sulle parole del compianto telecronista Franco Lauro: “è finita la partita, invasione di campo, invasione di campo” termina il match e la marea umana presente al palazzetto si riversa in campo in un tripudio di gioia e commozione.

La festa di tutta Varese

C’è Pozzecco che corre subito ad abbracciare Recalcati, Meneghin che letteralmente in mutande viene portato in trionfo dal pubblico, le lacrime di De Pol e la commozione del presidente Bulgheroni.

Nel mentre, la città di Varese esplode come mai si è visto fare. Il carosello di auto, moto, biciclette procede per le vie, la gente alle finestre che saluta, le strade piene di tifosi come mai se n’erano visti. Macchine con la stella gialla appiccicata sul cofano, facce dipinte di biancorosso. Chi non ha trovato la bandiera dei Roosters si arrangia come può: vecchi striscioni del Varese calcio, bandiere giapponesi con i raggi nascenti, i più audaci mostrano cartelli stradali sottratti chissà dove. Piazza Monte Grappa è stracolma, da tutte le parti si alzano i fumogeni biancorossi, cori e danze di gioia ovunque.

Il giorno successivo si lavora, ma la cosa pare non interessare a nessuno. Un sogno, ecco, la parola giusta è questa. Come il tifoso che gira sdraiato sul portapacchi della sua auto, materasso, lenzuola, cuffia da notte, e un cartello in mano: «Non svegliatemi sto sognando».

Uno dei migliaia tifosi varesini in Piazza Monte Grappa che festeggia la vittoria dello scudetto ©VareseNews

Una notte che gli americani definirebbero “for the ages” e così è e lo sarà per sempre, perché una notte così è impossibile da dimenticare.

Immagine in evidenza: ©Prealpina

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Matteo Salina

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